Firenze, 21 Maggio 1805. Beatissimo Padre, Non vi è, chi più di me abbia diritto di prender parte alla universale esultazione, per il felice ritorno della Santità Vestra, alla sua Capitale, alla sua Sede. La Paterna amorevolezza dimostrami qua in Firenze, mi lusinga, che vorrà con ugual bontà ricevere questo mio atto di sincera congratulazione. Nello abbattimento in cui vivevo da tanti anni, perche si fosse potuto sospettare della mia ortodossia, della mia subordinazione al Capo visibile della Chiesa; Io non potevo sperare altro conforto, che quello di aprire direttamente alla Santità Vostra il mio cuore, e cercare nella rettitudine, e nei lumi del successor di San. Pietro il mio conforto, e difesa. Questa fausta circostanza che molti non pensati accidenti mi aveano con mio rammarico ritardato finora, giunse finalmente; e per mia somma consolazione volle il Signore, ch' io lo dovessi alla religiosa cura, che ha de' suoi sudditi la pia nostra Sovrana. La singolar bontà, con cui la Santità Vostra mi accolse, non appagò soltanto, ma superò i miei voti, e le mie speranze; ed in quel momento l'animo mio ne fu commosso, per modo che non seppi più esternare con quella effusione di cuore, che avrei pur' voluto, i miei sentimenti di rispetto, di obbedienza, di attaccamento, di gratitudine. Gli rinnovo ora con tutto lo spirito, e rattificando l' atto da me firmato, torno à ripetere le più umili proteste del mio attaccamento inalterabile, alla Dottrina della Chiesa, e alla sua sagra Persona. Rammenterò sempre con filiale tenerezza il giorno felice, in cui furono esauditi i miei voti, e nella vita ritirata che meno, per attendere al grande affare della mia eterna salute, non cessero mai di pregare caldamente l'Altissimo, perchè conservi lungamente alla sua Chiesa nella Santità Vostrà un Pastore illuminato, e zelante, ed ai suoi figli un Padre tenero ed amoroso. Tanto esige il mio dovere, e tanto esige la mia special gratitudine, verso la santità Vostra, da cui umilmente imploro l'Apostolica Benedizione, nell atto di dirmi Di Vostra Beatitudine Umilissimo, e Obedientissimo Servo e Figlio, IL VESCOVO RICCI. Romæ, 17 Junii 1805. PIUS PP. VII. Venerabilis Frater, salutem et Apostolicam benedictionem. Quel gaudio sovrabbondante, che inondò il Nostro seno, e che ci mosse a sparger lagrime di consolazione, allorchè Ella ci presentò in Firenze la formola, da Lei segnata, di sommissione, ed adesione pura, e assoluta ai Giudizii emanati da questa Santa Sede, sul Giansenismo, e sul Sinodo tenuto in Pistoia, sotto la sua presidenza, e publicato per suo ordine, ha ricevuto un grande accrescimento dalla ratifica fattane da Lei di nuovo, nella lettera scrittaci per felicitarci sul ritorno alla Nostra Residenza. Questa ratifica non poteva non rallegrarci sommamente confermandoci vie più siccome nella persuasione, in cui, attese tutte le circostanze, che l' hanno accompagnato, eravamo della sincerità del sullodato atto egregio, e preclarissimo, col quale si dichiarò di riprovare, e condannare le cose da se malfatte, cosi nella ferma speranza, in cui le tante sue, e si fervide proteste, ci avevano posti, che Ella da qui inanzi si terrà fermissima nella santa risoluzione di vivere unito à Noi, e nella dovuta sottomissione, ed obbedienza all' autorità di questa Sede Apostolica, nella quale, per mezzo di quelli, che ci sedano nella successione de' tempi, vive sempre, e parla il medesimo Principe degli Apostoli, il beatissimo Pietro. Nell' atto pertanto, che le rendiamo le più affetuose grazie dell' amorevole uffizio, che si è compiaciuta adempiere con Noi di congratulazione, pel felice compimento del Nostro viaggio; Noi dal canto Nostro vivamente ci congratuliamo seco Lei della consolazione, che provar dee, nel nuovo suo stato, e del conforto, che dice aver ricevuto coll' aprire direttamente con Noi il suo cuore, da quell' abbattimento, in cui viveva da tanti anni. Cosi ci avesse Ella assai prima posti in istato di darle un tal conforto, come per la parte Nostra non le sarebbe mai mancato; Noi certo siamo stati ognora egualmente nonchè disposti, mà desiderosi di accoglierla al Nostro seno, e riceverla nella grazia di questa Santa Sede, con tutta la possibile tenerezza; nè altro aspettavano da Lei, che appunto quell' atto indispensabile, a cui con applauso universale di tutti i buoni, mercè la Divina grazia si è finalmente indotta. In quest' atto, che forma la sua più luminosa difesa e nella rattifica, che ce ne ha fatta nella recente sua lettera, troverà Ella non solamente come risarcire al passato, ma come anche ricoprire d'immortal gloria il suo nome, detersolo d'ogni macchia farlo ne' fasti della Chiesa passare alla posterità con quelli di altri Vescovi, che con somiglievoli generosi sacrificj dell' amor proprio alla verità, ed all' obbedienza Cristiana renduti si sono illustri, e più rispettabili assai, che per gli altri pregj moltissimi che li distinguevano. Or piacia al Dio della pace, e della verità, come noi lo preghiamo, per le viscere della sua misericordia, di sempre più perfezionare, e consolidare quanto ha in Lei operato, a sempre maggior consolazione Nostra, ad edificazione perfetta de Fedeli, et a totale disingano di quelli, che hanno preteso negli anni decorsi di poter con l'autorità del sinodo e di altri atti Pistojesi giustificare i proprj traviamenti. Quanto à Noi non dubitando punto della sua sincera perseveranza nel santo proposito, e non mancheremo, per quanto ci sarà possibile di rinnovarle in tutte le occasioni i più sinceri attestati della paterna Nostra benevolenza, ed apostolica grazia, e possiamo assicurarla, che eguali graziose disposizioni nutre verso Lei la carissima Nostra Figlia, la piissima Regina di Etruria, alle cui reli giose premure Ella meritamente si riconosce cotanto debitore. Intanto con la maggior effusione e tenerezza dell' animo Nostro, le diamo l'Apostolica benedizione. Datum Romæ apud Sanctam Mariam Majorem die 17 Junii 1805, Pontificatus nostri anno sexto. Romæ, 5 Februarii 1806. PIUS PP. VII. Venerabilis Frater, salutem et Apostolicam benedictionem. Non possiamo non applaudire allo zelo, che Ella ci dimostra, nel promuovere il Culto di Santa Caterina de Ricci, decoro dell' ordine Domenicano non meno, che della di Lei famiglia. Abbiamo quindi di buon grado aderito alle istanze da Lei avanzateci, come vedra nell annesso Breve. Noi abbiamo esteso la Nostra concessione, à perpetuità nella vista di meglio soddisfare alle di Lei suppliche, e di veder perpetuato il frutto da Lei propostosi, di eccittare cioè un ardente divozione ai Misterii della Passione del Redentore, nella di cui meditazione questa Santa Vergine tanto si distinse. La Nostra prontezza in condiscendere alle di Lei brame le serva di un nuovo pegno del Paterno amor Nostro, il quale, siamo troppo certi, ch' Ella corrisponde con eguale attaccamento. Restiamo con darle di tutto cuore l'apostolica benedizione. Datum Romæ apud Sanctam Mariam Majorem die 5 Februarii 1806, Pontificatus nostri anno sexto. FIN DES PIÈCES JUSTIFICATIVES. TABLE DES MATIÈRES CONTENUES DANS LE DEUXIÈME VOLUME. DEUXIÈME PARTIE. CONCORDAT ITALIEN. CHAPITRE PREMIER. - - - - - Situation de l'Eglise dans la République cisalpine. · Procla- - - CHAPITRE II. Première ouverture faite par Bonaparte à Pie VII au sujet d'un Con- cordat Italien. Cette ouverture favorablement accueillie à Rome. Le cardinal Caprara chargé de conduire cette négociation. Mauvais vouloir des magistrats Cisalpins. Alarme du Pape et sa menace de refuser au cardinal Caprara les pouvoirs pour la négo- ciation du Concordat. M. Cacault en informe Bonaparte. Consul et sa résistance aux demandes exagérées des Cisalpins. cordat formulé par Bonaparte. Résistance et propositions du Consul, Mgr Bernier et M. Cacault calment les agitations du Pape. dinaux convoquée par Pie VII pour examiner ce nouveau projet. chargé officiellement de conduire et de terminer cette négociation. - Généreuse conduite du Pape au sujet de la restitution des Légations. M. Cacault presse la solution à Paris et à Milan. Bonaparte reproche aux Cisalpins leur conduite insensée. - La négociation reprise et conduite à son terme par l'énergie de Bonaparte.. Le Concordat, amendé à Rome, est accepté après des débats orageux et signé de part et d'autre. Pie VII en félicite le pre- le décret de M. Melzi comme attentatoire au Concordat, et engage le premier Consul à le faire CHAPITRE PREMIER. - Projet du Sacre et du Couronnement de l'empereur Napoléon [er.— - - - CHAPITRE II. Difficultés suscitées par le serment du Sénatus-Consulte du 18 Mai 1804. Grande perplexité du Pape à cause de ce serment, qui obligeait l'empereur à jurer, au moment de son sacre, de respecter les lois du Concordat de 1801 et de respecter et de faire respecter la liberté des cultes. Coup d'oeil général sur la question de la tolérance civile des cultes en Allemagne, en Pologne, en France et en Angleterre sous Jacques II. Consultation de Bossuet, évêque de Meaux, à ce sujet. Pie VII remet cette question au CHAPITRE III. · Heureux progrès de la négociation. — Pie VII remet la question du sacre et du couronnement de l'empereur au sacré Collège. Difficultés élevées par les cardinaux. Le cardinal Fesch en informe l'empereur par un mémoire fort détaillé. Le cardinal expose aussi ces difficultés avec réserve à M. de Talleyrand. Sa note ministérielle à ce CHAPITRE IV. Réponse satisfaisante donnée par le Gouvernement français aux diffi- cultés élevées par le Pape relativement à son voyage à Paris et à la cérémonie du Sacre et du Couronnement. — M. Cacault conjure le Pape d'adhérer au vif désir de l'em- pereur. Même instance réitérée par le cardinal Caprara. Opposition acharnée des pro- testants, des philosophes et des démocrates à la cérémonie du sacre et du couronuement vaincue par Napoléon. Explications des ministres sur le serment du sénatus-consulte du 18 Mai, données au cardinal-légat. - Mgr Bernier presse aussi la venue du Pape à Paris. — Sa noble conduite en cette circonstance. Note ministérielle de M. de Talleyrand au cardinal Caprara. Le cardinal Fesch chargé de traiter officiellement avec le Pape l'affaire du sacre. Son succès. Pie VII félicite de nouveau l'empereur de son élévation à l'em- Son exemple est suivi de tous les cardinaux à l'exception du cardinal duc d'York. Projet de séparer la cérémonie du sacre de celle du couronnement. Le Pape proteste contre cette séparation. Le cardinal Fesch dissipe ce nouveau et dernier orage. L'empereur d'Allemagne se déclare empereur d'Autriche en rendant la dignité impériale héréditaire dans sa maison, et prie le Pape de vouloir le reconnaitre à l'exemple de Napoléon 1er. Le Pape aussi bien que Napoléon Ier sont très- réjouis de cet événement. Cet événement exerce une grande influence sur la réso- Fin de la négociation. Pie VII accède enfin au désir de l'empereur. Le cardinal Caprara chargé aussi de traiter officiellement cette affaire avec le gouvernement. Nouvelle instance du Pape pour que la cérémonie du sacre ne soit pas séparée de celle du couronnement. Arrivée de M. le général Caffarelli à Rome pour présenter au Pape, de la part de l'empereur, la lettre d'invitation. Le cardinal Fesch dissipe les derniers doutes du Pape. Pie VII annonce aux cours catholiques son prochain voyage à Paris et |