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LXVII.

LXVIII.

LXIX.

LXVI. Nell'anno 1627. Agostino Priuli.

1631. Luigi II Grimani.

1657. Beato Gregorio card. Barbarigo. 1664. Daniele Giustiniano.

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BRESCIA

Cospicua ed antichissima è la chiesa, di cui mi accingo ora a parlare,

siccome antichissima n'è la città, ov'essa fu piantata. BRESCIA, che i latini dissero Brixia ed anche Brisia, trae la sua origine da sì rimota età, che molte ne furono le opinioni degli eruditi; tutte però discordi e ravvolte nella nebbia dei secoli favolosi. Della sua antichità fanno fede i templi pagani, che vi esistevano, intitolati a Saturno, ove fu poi la chiesa del santo Salvatore; a Giove Massimo, sul colle Chinneo, che dai cristiani fu cangiato a san Pietro in Oliveto; ed a Diana, ov' era l'antica cattedrale, Brescia si governò indipendente sino ai tempi delle invasioni dei barbari, dai quali fu presa e data alle fiamme. Questa sciagura recatale dai goti, fu rinnovata e con più crudeltà dal feroce Attila. Rifabbricata dopo l'abbandono di lui, soffri dagli alani, dai vandali, dagli eruli, ed in fine rimase in potere di Teodorico re degli ostrogoti. Passò più tardi nelle mani dei longobardi, che vi fissarono la residenza di un duca. Poi ubbidi a Carlo magno e sofferse le stesse vicende, a cui andarono successivamente soggette le altre città dell'Italia. Finalmente nel 976, sotto l'imperatore Ottone, riacquistò la pristina libertà e fu eretta in repubblica tributaria a lui. Nel 1222 cadde in potere di Ezzelino; poi fu lacerata dalla fazione de' ghibellini e de'guelfi ; fu teatro successivamente di guerre feroci, finchè nel 1332 si diede spontaneamente a Mastino della Scala. Ma anch' egli l'ebbe per poco tempo, perchè le armi de' veneziani collegate con Azzo Visconti signore di Milano, con Filippo Gonzaga duca di Mantova, e con Obizzo marchese d'Este, gli e la tolsero, e rimase alla famiglia dei Visconti, che la possedettero sino al 1594. Poi fu di Pandolfo Malatesta; poi, nel 1421, ritornò ai Visconti; ma la tirannica fierezza, con cui Filippo Maria Visconti la opprimeva, costrinse i cittadini a darsi di unanime accordo sotto il

dominio della repubblica di Venezia, che nel 1426 ne prese il possesso. Non mi fermerò qui ad esporre le molte forme di governo di essa nelle precedenti età, perchè di troppo mi allungherei: ricorderò bensì l' interna sua amministrazione dappoichè diventò soggetta alla signoria di Venezia. Le deputò allora il senato un podestà ed un capitanio, due camerlenghi per sopra intendere alla cassa del denaro pubblico, un castellano per la custodia del castello: del resto lasciò, previe alcune regole e discipline, lo stesso sistema d'interna amministrazione, che aveva la città avanti la spontanea sua dedizione. V'era un consiglio generale popolare ed elettivo, e questo continuò sino al 1488; ma di poi fu stabilito ereditario e nei soli cittadini originarii, che non avessero esercitato alcun' arte meccanica: ed era composto di 500 e vi aveva ingresso per diritto il podestà. Poi v'era il consiglio speciale, composto di dodici cittadini, il cui preside aveva il titolo di Abate; ve n'era un altro così detto di consulta, composto di selle cittadini, presieduti similmente da un Abate e nel cui numero era un avvocato per sostenere in contraddittorio le ragioni della città. Al consiglio generale speltava il diritto di eleggere a tutte le subalterne magistrature urbane, ch'erano trentaquattro: primarie n'erano il consolato di giustizia, i tre giudici all'annona, un giudice ai dazi, e i consoli dei mercanti: tutte avevano i loro particolari statuti. V'era un collegio di dottori, a cui spettava il diritto di conferire la laurea dottorale ai nobili originarii della città: ma nel 1540 decretò il senato, che non potesse esservi ammesso a comporlo se non chi avesse già ottenuto la laurea dottorale in Padova.

Cessato il dominio veneziano, per l'invasione delle armi francesi, Brescia formò parte del governo italico, ed alla caduta di questo, passò solto la sovranità austriaca, a cui serve sino al giorno d'oggi.

La religione cristiana fu annunziata ai bresciani dallo stesso Analalone, che la predicò ai milanesi; anzi, nelle antiche cronatassi dei vescovi di questa chiesa, lo si pone siccome il primo. Al che io non so aderirc, perchè non saprei dirlo vescovo di due chiese. Non mancò neppure per Brescia chi adottasse l'opinione, esservi stata predicata la fede evangelica dall' apostolo san Barnaba; ma le stesse ragioni, che valgono a negarla quanto alla chiesa di Milano, concorrono a mostrarla insussistente molto più per questa di Brescia (1). Nel che trovo del mio parere lo stesso Gian

(1) Ved. pag. 37 e seg.

Gerolamo Gradenigo, chérico regolare somasco, il quale espose ed il'astro eruditamente le azioni dei vescovi di Brescia (1), da sant'Anatalone, b'egli ne fissa il primo, sino al fanioso cardinale Angelo Maria Quirini, che mori nel 1755.

Di Anatalone ho parlato abbastanza nella mia esposizione della chiesa di Milano, ove anche ho narrato, avere chiuso questo santo vescovo i suoi giorni in Brescia il dì 24 settembre dell' anno 61, ed essere stato sepolto da prima in san Flaviano al monte, ossia, dove fu rizzata più tardi la chiesa di san Flaviano; ed essere stato trasferito nel 1572 alla cattedrale (2). Qui poi aggiungerò, che le sacre spoglie di lui, un secolo prima erano state portate dal monte di san Floriano alla cattedrale, ed ivi avevano avuto decente stazione nell' altare del santissimo Crocefisso; e nel suindicato anno 1572 erano state trasferite all'altare di san Martino, in quella stessa chiesa cattedrale, avendono lasciato un braccio nel precedente luogo: ed allora gli fu scolpita l'epigrafe:

DIVI ANATHALONIS PRIMI BRIXIAE EPISCOPI CORPVS
HVC EX ALIO HVIVS TEMPLI LOCO

ANNO EJVS INSTAVRATIONIS TRANSLATVM

SEDENTE DOMINICO BOLLANO EIVSDEM

CIVITATIS EPISCOPO

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E di là poscia, il giorno 5 settembre 1719, furono trasferite quelle sacre ossa alla nuova cattedrale, e collocate nell'altare intitolato a sant' Antonio di Padova, con la brevissima indicazione:

DIVVS

ANATHALON PRIMVS
BRIX. EP.

Ma prima d'inoltrarmi ad esporre le vicende della chiesa bresciana c le azioni dei vescovi, che la governarono, piacemi notare, essersi affidato

(1) Pontificum Brixianorum series commentario historico illustrata. Brixiae 1755. (2) Pag. 48.

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