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CAPITOLO II.

Nomi indicanti la forma del becco.

Caprimulgus europaeus. Ha il becco piccolo, compresso, debole, ma ad apertura larghissima, giungendo quasi al di là dell'occhio (SAVI, I, pag. 301).

Crem. bücássa, Varzi buccássa, Mod. ingoia-vent, buázza, Ven. bocás, Ver. bocáza, Friuli bogáss, Fir. boccalóne, Rmg. boccaccio, Marche bocca-lárga.

Coccothraustes vulgaris. Dal robusto becco, grosso quasi come la testa.

Piem. bek-dür,Mod.testón,bek-gross, Rovigo bécco-grosso, Umb. pacca-osso, Pugl. spezza-fer, Sardo, pizzu-gróssu, Corsica pizzigóne.

Loxia curvirostra. Bresc. bek-stórt, Berg. 1) e Cremona bęk

appunto come noi Italiani lo diciamo 'piccolo pavone', in quanto, e per la cresta, e per i riflessi metallici delle penne, al pavone parecchio si assomiglia. (Il nome suo milanese (vanętt) farebbe anch'esso forse capo a un *pavanétt?).

1) Notiamo, a proposito di questo uccello, che a Bergamo è anche detto, con nomignolo probabilmente a significato furbesco, ‘todęsk', in relazione forse colla sua grossa testa (anche ai primi tordi del passo d'autunno si affibbia da uccellatori tale soprannome appunto per questo motivo), o, ancor più, col suo grido d'appello monotono e quasi incessante di "tok, tok, tok,... che sia stato dal popolo assomigliato a un discorso di tedesco del quale nulla esso comprenda. O forse perchè annidi in Germania? Cfr. il nome suo cadorino osel todésko.

in-crus, Sondrio beker, Pav. bek-in crós, Vic. bécco in cróse. Gen. bécco-stórto, Bol. bek in cráus, Nap. pizzo stuórto, becco-cróce, becco'n-cróce, becco-stórto, becco'ngrociáto, Sard. biccu-trótu.

Scolopax rusticola. Dal lungo becco (SAVI, II, pag. 304): Cuneo becássa, Ossola beccášia, Parma becázza, Tosc., Nap. beccaccia, Bol. pizzácra, Varzi, Gen. beccássa, etc.1). Pure dallo stesso motivo del lungo becco il gallinago caelestis ripete i nomi beccassin (Piem.), bekéla (Vicentino), becangt (Bellunese), becadel (Bresciano), beccaccino (Toscana), etc.

CAPITOLO III.

Nomi indicanti il cibo.

Alcedo ispida. Cibasi d'animaletti, piccoli pesci cioè, vermi e insetti acquatici (SAVI, I, pag. 178).

Como martín peskadór, Piem. mérla pesquera, mérlo peskadur, Berg. beca-pés, Crem. e Mant. pia-péss, Sondrio martín peskadú, Mil. martín pesků, Arezzo bęccapeši, kiappa-péši. Cfr. i nomi franc. pêcheur, pachou, pechuz (ROLLAND, op. cit., II, pag. 70).

Budytes flavus. "Vola fra i piedi delle vacche e de' ca

1) Per il colore grigio-terra delle penne che, unito alla dimensione del corpo, fa ricordare la gallina, a Bergamo è detta póla, a Cremona gallinázza, a Mantova, Belluno, Feltre, etc., galináza, a Pavia gallinássa, e in Sardegna pudda de máta (cioè, probabilmente, in quanto máta vuol dire albero, pollo di foresta. Cfr. l'ingl. woodcock e il greco χιλόρνις).

Studi di filologia romanza, IX.

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valli dando la caccia agli insetti che sempre in quantità vi si trovano, 1) (SAVI, motacilla, II, pag. 36).

Nap. pappa-moska.

Caprimulgus europaeus. È opinione generale nel popolo che tale uccello succhi il latte alle vacche e alle capre, cosa che può sembrare provata anche dalla stessa denominazione tecnica. A noi tuttavia riesce tanto strana che poco vi prestiamo fede, e ai testimoni oculari che assicurano d'aver visto il caprimulgus attaccato alle mammelle di capre o vacche, andiamo insinuando non abbia esso, più che il latte, colà cercato e, da buon insettivoro quale è, beccati i moscerini e i piccoli tafani che, attratti dal dolciume del latte di cui le poppe delle vacche sono sempre più o meno bagnate, trovano tra i viscidi peli del ventre di queste sede opportuna. Ma, comunque stia la cosa, ciò che a noi qui interessa è che nel popolo è diffusa la credenza che questo uccello succhi il latte alle capre e alle vacche, del che appunto ne fanno fede i suoi nomi dialettali :

Ossola tętta-vák, Pav.tetta-cráv, Bresc. tęta-áke, Ven. lata-cávre, Trent. teta-cáure, Valsug. tetta-cáore, Val di Ledro tetta-cávri, Val di Non lata-ciáure, Gen. tetta-cráve, Nap. zinna-rákke, bocca-lattaro, Bari 'nganna-pastore 2),

1) È probabile che sia ancora questa sua abitudine la ragione per la quale è chiamata in francese bergerette (cfr. la denominaz. friulana pastorela e la novarese vakkerína), in quanto che tale cutrettola segue volentieri le mandre ai pascoli.

2) Questo nome richiama quelli francesi della motacilla: engane pastre, engano pastré,, che vengono spiegati dal Rolland (pag. 227)

Roma sukkia-capre, Tosc. succia-cápre.·
francesi tette chèvre, teta cabra.

Cfr. i nomi

Carduelis elegans. Cuneo ciardolínna, Bresc. raarí (raperino uccello delle rape. Non è però raperino il nome suo toscano, ma cardellino; e raperino è invece il nome del serinus hortulanus, detto pure altrove dal cibo suo preferito rapalín (Spezia), rapparéddu (Messina), etc.), Berg. raari, reverí, Cremon. lavaren (*ravarén), Mant. gardlín (*cardlín = uccello dei cardi), ravarín, Pav. ravargi, Vic. gardelín, Savona cardáina, Gen. cardelín, Nap. cardillo, Molf. cardiéddu, Reggio cardínnu. E invero codesto uccello si ciba di preferenza di semi di rape e di semi di cardi, sì che non rare volte gli orticoltori allontanano gli stormi di tali uccelli dai seminati con appositi spauracchi 1). Coccothraustes vulgaris." Le mandorle de' nocciuoli più duri, come di ciliegie, olive, etc. molto piacciono ad essi, (SAVI).

coll'osservazione che la motacilla va a cercare i piccoli insetti perfino sul dorso dei buoi, onde il pastore spesso allunga la mano per prenderla, ma indarno, ch'essa lesta sempre gli si sottrae. Tale spiegazione si potrebbe avanzare anche a proposito del caprimulgus? Certo che sì; invece lo stesso Rolland ricorre ad altra che, lo diciamo schietto, ci sembra assai men buona. Suppone egli infatti che i nomi abuso pastou, enganya-pastors siano venuti a questo uccello perché il pastore corra ove l'ha visto posare: il croit pouvoir le prendre sans peine; il s'en approche, il avance la main pour le saisir et, au même instant, l'oiseau s'énvole; ... n'a fait que simuler le sommeil

Ma dov'è, diciamo noi, quel pastore sì ingenuo che crede di poter rincorrere e prendere colle mani un uccello che appena s'è posato? 1) Anche il SAVI (II, 118): Ha tolto il nome quest'uccello di Cardellino, Carderugio o Cardello dalle piante spinose dette cardi, sulle quali spessissimo si vede posato. Egli ama molto i semi di tali piante,.

Spezia skossa-núci, Caltaniss. skaccia-ménnuli (schiaccia-mandorle).

Columba palumbus. Dal cibo prediletto, le fave, deriva i

nomi. Cun. cùlumb sarrái o fare, Verona favázo, Bologna clumb favázz, Lucca faráccio.

Crysomitris spinus. Molto notevole perché oltreché esatta,

in quanto verissima, forse l'unica che ricordi il cibo
preferito i semi di ontano o onice.
cello; la novarese onicerééc.

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di questo uc

Iunx torquilla. Cibo suo favorito le formiche 1). Aless. pittafurmige, Spezia formiguin, Nizza fürmiĝie, Berg. becafurmige, fürmiger, Friuli furmiár, Napoli formicóne, pizzeca-formicole, Capri furmiculáru, Lecce furmicalora, Reggio furmicoliere, Girg. furmiculúni, Cat. mangia formiculi, Sard. papa-formiga.

Ligurinus chloris. "Amano molto i verdoni mangiare i semi, (SAVI, II, pag. 135).

Val di Ledro pizza-cánef (becca-canape), Civid. semenzarúl.

Miliaria projer. Bergam. teta-rais. - A noi veramente non consta che cotale uccello ami succhiare le radici 2), come la denominazione bergamasca, quando non si

1) Al Savi, come ad altri ornitologi, è forse sfuggito che tale uccello ha la lingua, oltreché leggermente vischiosa, assai lunga (in apparenza normale, perché contrattile); d'essa si serve per prendere in un colpo solo parecchie formiche. Ma si direbbe che anche il popolo non l'abbia tanto presto notata, poichè appena la ricordano il genovese léngua-lunga e il sicil. lingua-longa..

2) SAVI, II, 80: Il loro (detto degli strillozzi) cibo consiste in semi e bacolini che essi cercano fra la terra ove quasi sempre son posati,.

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