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tata la testimonianza (1), dice che « la statistica e la filo» sofia della storia sono nate in Italia, come ne fanno fede » le Relazioni degli Ambasciatori Veneti..... senza il sus»sidio delle quali mal si potrebbe 'scrivere la storia del» l'Europa, anzi del mondo (2) ».

Leopoldo Ranke, il quale ha sì luminosamente provato col fatto il valore dei documenti in discorso, così si esprime: «Ben si sente, nel leggerli, che l'autore ha tutto ve» duto ed osservato di per sè stesso, e che il suo scritto » è la fedele espressione dei sentimenti che le cose hanno » in lui suscitato. . . . . Non può negarsi che gli uomini D iniziati e partecipanti ai pubblici affari, non acquistino, > rispetto alle condizioni politiche del loro tempo, un cri»terio ignoto al pubblico, e il quale non si trasmette per >> insegnamento teorico, criterio che specialmente rifulge > nei Veneti Ambasciatori. . . . . (3) ».

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Il Commendatore Alfredo Reumont, del quale a doppio titolo ci è grato il far particolare menzione, siccome quegli che non solo è così altamente benemerito delle lettere italiane, come ognun sa, ma fu eziandio uno dei fondatori di questa intrapresa, ch' egli ha costantemente aiutata colla sua erudizione, dichiara, che oltre gli altri pregi delle Relazioni Venete « si riscontrano generalmente » più imparziali nei giudizi che portano delle cose e delle » persone, di quel che non siano d'ordinario le memorie » dettate da gente del paese di cui esse trattano, nelle quali trasparisce sovente la passione degli scrittori (4) ».

D

Il Wheaton, dopo enumerate le parti onde le Relazioni

(1) Serie I, vol. I, pag. XI.

(2) Relations des Ambassadeurs Vénitiens sur les affaires de France au XVI siècle, T. I pag. I e II.

(3) Storia degli Osmanlidi e della monarchia Spagnuola nei secoli XVI e XVII, p. 4 e 5.

(4) Dei Diplomatici Italiani ec.

Venete ritraggono la loro grande importanza, soggiunge: « Questi documenti costituiscono una ricca collezione di » memorie intorno i diversi Stati di Europa dal principio >> del sedicesimo secolo fino alla caduta della Repubblica, >> donde i migliori storici de' giorni nostri hanno tratto i » materiali delle loro opere (1) ». E di ciò fanno fede, a tacer d'altri, il Ranke sunnominato ed il Mignet, i quali avremo occasione di citare più volte in questo e nei seguenti volumi.

In fine il signor Gachard, conservatore degli Archivi del Regno Belgico, nel suo pregevolissimo scritto intitolato: I Monumenti della Diplomazia Veneziana (2), rende nuovo ed autorevole omaggio alla scienza politica dei nostri padri colle erudite e diligenti ricerche da lui intraprese intorno questo argomento, e col fervido voto che esprime di vedere la nostra pubblicazione condotta a compimento.

Al voto del signor Gachard e di altri, i quali di tempo in tempo ci hanno amorevolmente sollecitato, siam lieti di poter finalmente rispondere, che non solo, a Dio piacendo, in minor tempo che dal passato non fosse da argomentarsi, verremo a fine di questa non leggiera fatica, della completa edizione, cioè, delle Relazioni del secolo XVI, ma che essi e tutta la repubblica letteraria si possono ripromettere di veder pure in breve cominciare la pubblicazione di quelle del secolo XVII, alla quale si stanno apparecchiando in Venezia due valentissimi giovani, che ci è grato di nominare a cagion d'onore e di speciale riconoscenza che loro professiamo, i signori Niccolò Barozzi e Guglielmo Berchet; alla gentilezza dei quali e alle benevoli cure del chiaro si

(1) Histoire des progrès du droit des gens en Europe et en Amérique, T. I, pag. 65.

(2) Nel Tomo XXVII delle Mémoires de l'Académie Royale de Belgique. 1853.

gnor dottore Vincenzo Lazari, direttore del Museo Correr di Venezia, e dell'esimio signor conte Agostino Sagredo, onore del Veneto patriziato, andiamo noi debitori non solo d'essere costituiti in grado d'arricchire la nostra Raccolta con documenti (e questo istesso volume ne fa testimonio) dei quali in verun altro luogo fuor che in Venezia (ed ivi pure da soli diligentissimi ricercatori) poteva aversi la traccia, ma di dare all'opera nostra importantissimo complemento con un volume di Appendice, che conterrà:

1.o Diverse Relazioni non prima da noi conosciute, e precedenti in ordine di data alle già pubblicate, in testa delle quali sarà quella di Zaccaria Contarini ambasciatore a Carlo VIII nel 1492, che lo stesso scopritore della medesima, l'egregio signor Foucard dell'Archivio de' Frari, sta degnamente illustrando, e che senza meno è la più antica, che siasi potuto rivendicare dalle ingiurie del tempo e della fortuna.

2.o Le Commissioni Ducali che specificano l'oggetto d'ogni ambasceria, e ne illustrano per tal modo la Relazione.

3.o Le correzioni ed aggiunte che a diverse legazioni già pubblicate offrono codici più completi e sicuri di quelli che a noi fu dato talvolta di consultare.

4.o In fine un copiosissimo Indice di nomi e di fatti, che non solo renda più espedito l'uso di questa collezione, ma rimanga come utile repertorio storico del secolo XVI.

Per tal modo ci studieremo di corrispondere quanto è in noi ai lusinghieri ed autorevoli incitamenti venutici da tante parti per la prosecuzione di quest' opera, fra i quali, oltre il summentovato del sig. Gachard, ci è grato allegare quello dell'illustre Conte Generale Luigi Serristori, che fu già tra i più solerti promotori di questa intrapresa, e che pur dianzi destinava a riempire una lacuna, che esiste nelle Relazioni Venete della Corte di Roma, l'importante pubblicazione delle legazioni del suo antenato Averardo Serristori, dove

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rifulge la politica sapienza, della quale fu già l'Italia sì lungo tempo maestra.

In ordine al presente volume ci rimane da avvertire, che taluna delle Relazioni in esso contenute avrebbero dovuto, per ragione di data, trovar luogo nei precedenti, e che di questa posposizione è causa il non essere venute a nostra cognizione o in nostra mano che dopo la pubblicazione di quelli. Se non che il Catalogo generale, che pur daremo nel volume dell' Appendice sopraindicata, ristabilirà la loro cronologia per ogni paese colla indicazione delle lacune, che tuttavia potessero risultare dopo tante nostre diligenze e di altri.

Avvertiamo altresì d'aver generalmente lasciato senza altra illustrazione i nomi e i fatti dei quali è già caduto discorso nei precedenti volumi, e d'esserci del resto nello annotare mantenuti fedeli a quanto fin da principio ci proponemmo; di limitarci, cioè, a un breve schiarimento di fatto sulle cose o sulle persone, ogniqualvolta ciò si fosse mostrato necessario alla migliore intelligenza del testo: non giudizj, non discussioni, che andrebbero contro il nostro proposito, il quale è di mettere in evidenza il criterio storico dei Veneti Ambasciatori, e non il nostro o di altri. Bensì abbiamo posta la più sollecita cura nella rettificazione dei nomi, sì di sovente alterati dagli amanuensi, come può agevolmente riscontrarsi nella prima Relazione di questo volume, quella del Falier in Inghilterra, dove, a testimonio della nostra diligenza abbiamo mantenuto le sconciature del codice, e apposto la correzione o tra parentesi o in nota.

RELAZIONE

D'INGHILTERRA

DI

LODOVICO FALIER,

TORNATO AMBASCIATORE DA QUELLA CORTE

NEL 1531 (1).

(1) Museo Correr. B. 3. 3.

Vol. VIII.

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