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esercitare sopra lo stato delle nostre popolazioni, e a quando a quando anche delle condizioni religiose generali di esse, la qual cosa deve renderlo di una particolare importanza per i lettori italiani. Gli avvenimenti vi sono narrati senza spirito di parte e con carattere di verità, lo che può renderlo utile ed istruttivo per tutti.

Noi lo presentiamo ai nostri lettori quale lo abbiamo ricevuto, anche coll' anacronismo che si contiene nel suo frontespizio, nel quale si afferma il libro essere scritto da un contemporaneo; e purtuttavia porta il nome di Pomponio Leto. Che il libro sia fatto da un contemporaneo, non può essere altrimenti; che questi sia anche stato presente a tutti quelli avvenimenti, non ve ne ha dubbio; ogni cosa nel libro lo dice, e vi si sente da capo a fondo: il nome di Pomponio Leto non ha i diritti di contemporaneo neppure pel Concilio di Trento. Bensi dei Pomponii Leti ve n'è stato e ve ne sarà sempre, almeno per lungo tempo, alcuno in Italia. È un tipo che si è prodotto in Italia e più particolarmente in Roma sul Rinascimento, ed è determinato dalla combinazione del Classicismo antico col sentimento cristiano, ma soprattutto dell'elemento razionale latino in presenza ed in contatto colla fonte prima del principio di autorità. Esso rappresenta la resi stenza, l'opposizione, la forma razionale, lentamente progressiva, compatibile col sentimento e colle istituzioni cattoliche. Pomponio Leto era un filosofo che maestro in una delle varie scuole del Rinascimento degli studii e del pensiero in Italia, dopo essere stato per questo stesso titolo in sospetto e puranche perseguitato da Paolo II, annoverò fra i suoi allievi Paolo III e fu più tardi egli stesso l'amico di due papi, Sisto IV e Innocenzo VIII.

Con questo noi non vogliamo far la leggenda, nè esercitare l'immaginazione dei nostri lettori sopra il nostro manoscritto: e tanto più quanto che queste combinazioni erano più facili a riscontrarsi nel secolo decimoquinto che non sieno nel secolo decimonono. Noi vogliamo solamente dire con ciò che essendo l'Italia, se non politicamente, almeno moralmente ed intellettualmente per certo, il portato delle due grandi epopee, mondiali ambedue, che si sono prodotte in essa e per essa, il Cattolicesimo e le questioni che lo riguardano avranno sempre una parte nelle sue combinazioni politiche, come la Filosofia e il Classicismo antico ne hanno esercitata una e profondamente modificatrice nei suoi sentimenti religiosi: e che perciò i filosofi saranno sempre costretti a tenervi in gran conto le influenze religiose, e vi sarà sempre un Pomponio Leto per scrivere la storia d'un Concilio.

GLI EDITORI.

INTRODUZIONE.

Queste impressioni notate durante il Concilio Vaticano in Roma e secondo che esso procedeva, erano da principio destinate ad una Rivista periodica; ma per sopraggiunte difficoltà essendone rimasta sospesa la pubblicazione in quel modo, altrettanto sarebbe avvenuto della compilazione, se alcuni amici che vi avevano posto qualche amore, non ne avessero incoraggiata la continuazione. Allora l'autore non tralasciò di raccogliere, come aveva fatto per l'avanti, a mano a mano che seguivano, i più notabili particolari di cosi importante periodo di storia contemporanea, tanto quelli che erano di pubblico diritto, quanto altri, i quali erano per avventura sottratti al segreto, in cui avrebbero dovuto legalmente essere involti. Con ciò non ebbe altro scopo che quello di provarsi a fissare nella memoria di tutti coloro, a cui potesse importare, la immagine di questo grande avvenimento in generale, rendendone, per cosi esprimerci, quanto è possibile, sensibile e familiare la fisionomia esteriore.

Lo studiare a fondo una questione così complessa come un Concilio, è opera di assai più gran lena che i

limiti di questo lavoro e le forze dell'autore non consentano, e alla quale non pensó neppure: forse non mancherà lungamente al desiderio di coloro che curano la storia religiosa e politica del nostro tempo, chi essendo stato in condizioni migliori vi sodisfarà degnamente. In questo scritto invece è una semplice cronaca, o piuttosto sono ricordi o impressioni fugaci notate per memoria propria ed altrui, se pure alcuno possa giovarsene all'uopo, miste di considerazioni che occorrevano alla mente dell'autore e che furono registrate insieme con quelle. Nel raccoglierle in questi pochi cenni si tenne appena un ordine: avendone incominciata l'esposizione alla fine d'ogni mese per comporre un articolo, si continuò con quel metodo ed a quella maniera, e perciò ognuno di questi ha in fronte il titolo del mese allora allora decorso che viene in esso sommariamente descritto, e conserva la forma che lo svolgimento presente e continuo dei fatti voleva. Ciò è pur cagione che ogni mese porta con sè il carattere delle opinioni prevalse in quel momento, e dello stato presente delle cose. Rileggendo le impressioni dei primi mesi, dopo svoltasi tutta la fase che si compiè con la dichiarazione dell' infallibilità, quanti giudizii sbagliati! quanti precedenti che non produssero le conseguenze, le quali si aspettavano! Nondimeno, tranne qualche leggiero ritocco più nella forma che nella sostanza, assolutamente necessario a mantenere una certa unità nel lavoro, si è preferito non mutar nulla di quel che era caduto sulla carta alle prime impressioni. Quindi non deve neppure far meraviglia, se l'ordine, col quale le inaterie sono disposte, lascia molto a desiderare, e

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