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otto anni consecutivi aveva suonato a stormo per i pericoli del dominio temporale, i primi sentimenti che destỏ la convocazione di un Concilio Ecumenico, si rivolsero particolarmente da questo lato; e perciò non andarono oltre la speranza ed il desiderio ancor vago, ma quasi comune in tutti, ciascuno secondo il suo modo di vedere, che fosse per uscirne qualche rimedio ai mali, di cui da tanto tempo e con tanta veemenza si menava romore. A cagione dell'indifferenza ond'è inferma la opinion pubblica dei nostri tempi per i soggetti, l'azione dei quali non è nè palpabile nè immediata, a ciò si restrinsero le prime impressioni prodotte da cotale annunzio.

3. Seguirono questo atto le pratiche fatte, più per la forma che con la speranza di buon successo, per allargarlo a tutta la Cristianità, e vennero invitati a prendervi parte gli Scismatici ed i Protestanti; ma siccome gl' inviti non lasciavano loro neppur la sup posizione di potervi entrare altrimenti che con l'implicito patto di sottomissione a Roma, com'era da aspettarsi, furono con più o meno cortesia rifiutati del pari dagli uni e dagli altri. Vi furono solamente per qualche tempo alcune pratiche parziali, ma non ebbero verun effetto. Si trattò anche con la Russia per una concessione molto più facile, e che si aveva fondamento di poter ottenere, cioè che fosse dato il permesso ai vescovi polacchi di prendervi parte; ma nè anche questo riuscì, e di tal pratica non rimase altro effetto, se è vero quanto allora si narrò, che una vittima assai innocente nella persona di un prete polacco assai inviso al Governo russo, del quale si ri

chiedeva l'espulsione dai confini romani come una delle condizioni che si apponevano alla concessione dell'exequatur per parte dello Czar: il prete, a quanto sembra, fu rimandato, e il permesso e i vescovi non vennero mai. Da questi preliminari però si cominciava già intanto a presentire come le grandi questioni che scindono il Cristianesimo, non riceverebbero veruna modificazione da questo Concilio, dall'azione del quale si vedevano già ad una ad una messe fuori prima che avesse principio.

4. Egualmente si fecero da prima discussioni e pratiche sulla parte che dovessero prendere nel Concilio i principi cristiani per mezzo dei loro ambasciadori. Il Papa era poco propenso a vederli in alcun modo entrare in ciò e i Governi poco disposti a mescolarvisi; quindi l'intendersi non era difficile. Fu tenuta a tal uopo una congregazione di cardinali, dove venne risoluto che gli ambasciadori stranieri non dovevano entrarvi, ma che il Segretario di Stato gli avrebbe sempre informati di quanto vi avvenisse. Dopo molto ricambio di note e di comunicazioni, l'ultimo effetto è stato che si concedesse loro una tribuna particolare per le sessioni pubbliche, come si usava fare per le altre grandi cerimonie, e che dovessero stare contenti alla partecipazione dei risultati delle medesime. Le pubblicazioni del Libro Giallo hanno poi confermato l'accettazione di queste condizioni da ambo le parti, implicita convenzione dei due interessati nella reciproca libertà della Chiesa e dello Stato.

5. La Bolla che si pubblicò nell'atrio della Basilica Vaticana il 29 giugno 1868, dichiara nella sua compila

zione liturgica le ragioni della convocazione del Concilio Ecumenico: queste sono la orribile tempesta, horribili tempestate, in mezzo a cui sono la Chiesa e la società, l'autorità della Sede Apostolica conculcata, l'abolizione delle Corporazioni religiose, l'incameramento dei beni ecclesiastici, le vessazioni date agli ecclesiastici, la perversità della stampa, la propagazione delle sètte, la secolarizzazione dell'insegnamento, e infine la corruzione e l'empietà dei costumi e la licenza del pensiero. Più sotto accenna alla disciplina ed all' istruzione del Clero.

6. Se oltre a ciò si pon mente all'essere la convocazione indicata per il giorno di commemorazione della Immacolata Concezione, affinchè il Concilio fosse a Lei intitolato, come il Papa aveva già annunziato nella prima allocuzione, nella quale accennasse al futuro Concilio, che fu quella diretta ai vescovi riuniti per il centenario nel giorno 30 giugno 1867; si avrà confrontato insieme il criterio chiaro e semplice del pensiero che ispirò il Pontefice quanto al dogma, e qual sia lo scopo, a cui è diretto il Concilio come disciplina.

7. Nel tempo stesso della lettera d'indizione fu pure inviata dal Papa una circolare ai vescovi per of frir loro l'ospitalità che da alcuni venne accettata per intiero, da altri in parte, da altri cortesemente rifiutata, come persone che potevano farne a meno senza disagio. All'apertura del Concilio potevano contarsi circa trecento vescovi che ricevevano ospitalità dal Papa, la metà dei quali pel solo alloggio, l'altra metà per l'intiero trattamento. Si calcola che questa ospi

talità costasse all' Erario particolare del Papa circa duemila cinquecento lire al giorno. Prevedendosi queste dispendiose contingenze, poco dopo fissata la convocazione del Concilio si promoveva da molti devoti la celebrazione del cinquantesimo anniversario della prima Messa celebrata dal Papa, il quale infatti per supplire alle ingenti spese che il Concilio richiedeva, dispose poi delle grandi offerte ricevute in quella occasione, che sommarono parecchi milioni.

8. Mentre pur convocava il Concilio, il Papa istituiva una Congregazione cardinalizia direttiva per i lavori preparatorii presieduta dal cardinal vicario di Roma, e composta di otto cardinali, Reisach, Bernabò, Panebianco, Bizzarri, Bilio, Caterini e Capalti. Sei di costoro erano presidenti essi stessi di altrettante Commissioni che si diramavano da questa ed erano espressamente istituite a preparare le materie da trattarsi nel prossimo Concilio con la classificazione che segue: Commissione per la parte dogmatica, presidente il cardinal Bilio, a cui a torto o a ragione si attribuisce gran parte nella compilazione del Sillabo; per la parte di politica ecclesiastica, presidente il cardinal Reisach; per gli affari d'Oriente, presidente il cardinal Bernabò, prefetto della congregazione di Propaganda fide; per gli Ordini religiosi, il cardinal Bizzarri; per il cerimoniale, il cardinal vicario; per la disciplina ecclesiastica, il cardinal Caterini. Insieme con queste fu pure nominata dal Papa una Commissione per le materie bibliche e la revisione dell' Indice, e ne fu data la presidenza al cardinal De Luca, ma questi non faceva parte della Congregazione direttiva e la Commissione stessa rimaneva

quasi allato e non faceva parte integrale con le altre. Per la sua importanza però, appena che se ne seppe, vi prese posto nell' opinione pubblica, e per quel che se ne diceva, era noverata fra le sei principali, omettendo quella del cerimoniale, che veniva naturalmente tenuta in assai minor conto. Ma l'indirizzo che essa prese, sembrò dispiacere fino dai primi momenti, poichè particolarmente per quel che riguarda l'Indice accennava ad un veder più largo ed a procedimenti più moderni : quindi dopo poche riunioni cessò di essere convocata. Rimase lungamente nell' opinione come una delle sei Congregazioni, ma in tutto quel che vi fu d'ufficiale non se ne fece mai più menzione, e tutti gli organi ufficiosi annunziando solamente le sei Congregazioni, come le abbiamo più sopra nominate, seppellirono questa nell'oblio, quantunque avesse già preparato molti lavori e, secondo quel che si diceva, per il loro oggetto come per il modo, col quale era trattato, assai importanti. I membri di tutte queste Commissioni, sotto la presidenza dei varii cardinali, erano teologi e consultori scelti dal Papa e dalla Commissione stessa dei cardinali in Roma e nei diversi paesi cattolici. Costoro hanno naturalmente dovuto ricevere sotto il più profondo segreto la comunicazione delle materie che dovevano trattarsi in Concilio per intiero o almeno quasi per intiero, secondo che si venivano elaborando in Roma. Invece, contemporaneamente all' istituzione di queste Commissioni, fu fatta ai vescovi un'altra comunicazione di un numero definito e assai più ristretto di proposizioni da discutersi in Concilio, acciocchè fossero studiate da loro. Da questo infuori,

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