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talora buon giuoco di calunniare come ingiusta la sentenza della Chiesa, attribuendola ad intrighi di gesuiti o simili. E i nostri lettori sanno in particolare come nella finta o morbosa esaltazione di misticismo, onde amavano di palliarsi astutamente o ingenuamente i maestri e le vittime del modernismo, ricorreva altresì il ricordo e la difesa di Michele Molinos (1). Anzi la Guida del Molinos incontrò pure un coraggioso editore ed un encomiatore entusiasta quale un Giovanni Amendola, che ripubblicandone l'opera dannata, trascorse alle accuse, che dicemmo, contro la Chiesa, e il sacro Tribunale della Inquisizione Romana, che pure era stato così lunganime e indulgente col traviato sacerdote.

Anche per questo viene dunque più che mai opportuna l'opera del ch. P. Dudon da noi seguìta finora (2), che del «< quietista spagnuolo» ci svela la vita, la dottrina, i trionfi apparenti, le forti opposizioni, il processo, la prigionìa infine e la condanna: quanto cioè si può desiderare da uno studioso e critico coscienzioso. E tutto è fondato su documenti la più parte inesplorati finora, nonchè inediti, che l'indefesso e fortunato ricercatore di archivii, qual'è il P. Dudon, riuscì a scovare nella sua «caccia ai documenti », perseguita oltre una diecina d'anni, con una costanza, tenacità e pazienza incredibile, di cui fummo noi pure testimoni e ammiratori in tutti quei mesi che l'avemmo ospite graditissimo in Roma. Così l'opera riuscì veramente nuova, originale, in tutto il più nobile senso della parola, e tale che non potrà mai essere ignorata o dissimulata da chiunque tocchi l'argomento dell'eresia quietistica e dei suoi successi in Roma, durante la seconda metà del secolo XVII segnatamente. E la nostra lode è tanto più meritata, come sarà riconosciuto da tutti gli intelligenti, quanto meno si sapeva dell'eresiarca spagnuolo, vissuto nella luce di Roma per tanti anni e finitovi con tanto strepito di polemiche e di condanne; sicchè molte notizie false o inesatte se ne davano anche dagli storici della Chiesa più accurati, quale, ad es.,

(1) V. in ispecie quanto ne accennammo nel 1907 (vol. IV, p. 703 segg.), Teosofia, misticismo e modernismo.

(2) Le quiétiste espagnol Michel Molinos (1628-1696) par le Père PAUL DUDON de la Compagnie de Jesus. Paris, Beauchesne, 1921.

il card. Hergenröther (1). Ora noi abbiamo del Molinos, grazie alle diligenti e lunghe ricerche del P. Dudon, una prima e bastevolmente compiuta biografia. Ed essa, non solo giustifica pienamente la sentenza della Chiesa contro l'eresiarca, ma è piena insieme di gravissime e inattese lezioni, anche per i tempi nostri e rispetto ad altri disseminatori di eresie, certo diversissime, ma non meno od anche maggiormente esiziali al popolo cristiano.

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Nulla vi è di così alto, così sacro, di cui l'umana malizia non possa abusare. Nè solo per l'ipocrisia di fingere od esagerare con intenti d'interesse, di odio, di rivalità o simili onde abbiamo veduto, ad es., qualche libellista pseudonimo e suoi complici di dubbia fede e moralità atteggiarsi rumorosamente a difensori dell'una o dell'altra, come i quietisti e i giansenisti del secolo XVII ma anche per la illusione orgogliosa di ascendere sopra gli altri per vie singolari e più sublimi. E « conviene ricordare infine conchiuderemo col ch. autore che lungo la storia del cristianesimo si rinnova, di età in età, quel moto di opinioni che, dai primi secoli, sorse in mezzo agli gnostici. Più sicuramente e più alto che il comune degli uomini, vogliono alcuni sollevarsi a Dio; ma essi accordano la pretensione di queste ascensioni spirituali con le pratiche del più abbietto sensualismo. Questa mischianza audace di misticismo e di immoralità contraddistingue i Manichei, i Fraticelli, i Beguardi, gli Illuminati di Spagna. Ma essa è altresì un fenomeno al tutto contemporaneo. Ora contro sif. fatto eccesso la Chiesa si è levata sempre, con la voce dei dottori, dei concilii, dei Papi». E la storia del Molinos è di tutto ciò una conferma, ed insieme una solenne riprova dell'intervento della Provvidenza nella vita della Chiesa.

(1) Cfr. Storia universale della Chiesa. Prima traduz. italiana. Vol. VII (Firenze, 1911), pag. 117. Falsamente il Molinos vi è fatto nascere vicino a Saragozza, nel 1641, studiare a Coimbra ed a Pamplona, ecc. Egli nacque invece in Muniesa, villaggio a quindici leghe da Saragozza, il 29 giugno 1628, come risulta dall'atto di nascita, trovato dal P. Dudon fra i registri della parrocchia, e studiò nella vicina città di Valenza, dove pure si addottorò in teologia, vi fu chierico beneficiato e poi dalla città deputato a Roma, come si disse, per la causa di beatificazione del Ven. Simon, sacerdote valentino.

RIVISTA DELLA STAMPA

ALCUNI MANUALI DI PEDAGOGIA (LOMBARDO-RADICE) (1).

Il manuale del prof. Lombardo-Radice (2) è un centone di conferenze, lezioni, discussioni e... filosofemi, perciò non è da attendersi un ordinamento metodico, che almeno non manca nei due precedenti esaminati, del Marchesini e del Tarozzi.

Egli ha pubblicato, sinora, due soli volumi, riguardanti la << teoria dell'educazione » e promette il terzo sulla « storia della scuola e delle dottrine pedagogiche ». Bastano i primi due per conoscere le sue dottrine e il suo metodo; ci restringiamo però a quella parte di essi che espone i suoi principii, quelli in particolar modo che contrastano con la pedagogia tradizionale. Onde il lettore potrà da sè far ragione di tutto il resto, sceverando l'errore da quanto può esservi di utile ed accettabile. Il Lombardo-Radice ha un temperamento singolare che lo porta a voler essere e mostrarsi originale, e perciò salta spesso fuori delle vie del senso comune, e moltiplica le frasi che a lui sembrano lampi di genio.

Si vede sin da principio. Egli comincia con una filza interminabile di giocherelli di parole, di indovinelli, di logogrifi: « Essere uomini, significa educarsi. Perchè siamo uomini, in quanto ci facciamo uomini. Essere uomini, vuol dire vivere pensando, determinarsi consapevolmente, svolgere se stessi: volersi svolgere, valutandosi continuamente. Noi, a ogni istante di vita che meriti d'esser detta nostra, ci accettiamo e riconosciamo per quello che siamo riusciti ad essere; e a un tempo non ci riconosciamo sufficienti a noi stessi, non ci fermiamo... Tutta la vita già vissuta ci fa vivere la nuova nostra vita (quella che è il nostro oggi e contiene il nostro domani) in

(1) Continuazione. Civiltà Cattolica, 1922, vol. I, pagg. 158 e 342. (2) G. LOMBARDO-RADICE, Teoria e storia dell'educazione. I. Lezioni di pedagogia generale. II. Lezioni di didattica, ecc. Palermo, Sandron.

quanto costituisce un tutto, ben fuso e ben organico. Questo tutto (esperienza) è la nostra attuale personalità, che in quanto ha coscienza di sè, sa che cosa può e deve chiedere a se stessa per non dissiparsi e disperdersi, per non morire. L'uomo è uomo in quanto tien fede a se stesso, si impegna a essere se stesso in quanto vuol sentirsi senza incoerenza interna e senza oscurità: nè la coerenza e chiarezza di sè che ha raggiunto egli vuol lasciare lungi da sè, chiudendola in un passato scisso dal presente e perduto », ecc. ecc.

E via di questo passo, per altre tre pagine, di altrettali arzigogoli: <«< Uomo è un essere non soltanto che «vive» ma che <«< fa la sua vita»: che si conosce e nell'atto di conoscersi si vuole. Il suo conoscersi è perciò: 1) riconoscersi uno, attraverso tutti i momenti del suo vivere: centro delle sue determinazioni singole e diverse (io sono mio). Ma poichè l'unità e interna coerenza è suo atto (che se fosse un solo fatto sarebbe alcunchè di non suo e non ne avrebbe coscienza) il suo conoscersi è anche 2) riconoscersi non uno, molteplicità di elementi, ancor da padroneggiare e da far proprii. Io insieme e non io: sè e altro da sè, che deve risolversi in coscienza. Duce della sua vita: che è duce in quanto ha fatto il suo esercito uno coll'anima sua, ma anche deve sempre farlo uno, guidarlo, esercitarlo ad essere guidato, cioè in sostanza farsi lui stesso ancora e sempre più duce». E ancora più innanzi : «Non siamo umanità, tendiamo all'umanità e non è umanità un termine o punto d'arrivo di questo tendere che una volta per tutte si raggiunga, ma sempre è punto di arrivo che è nuovo punto di partenza: acquietamento e inquietudine. Chi è uomo dunque è educatore di sè, se educazione è la formazione dell'uomo. Da quando? fino a quando? L'autocoscienza (conoscenza e volontà di sè) non ha principio e non ha fine: è eterna, assoluta, ha il tempo in sè non è essa nel tempo (GENTILE) ».

Abbiamo voluto riportare un tratto abbastanza lungo del primo capitolo del primo volume di questo manuale, perchè il lettore si persuada da sè a quali sofistiche declamazioni è ridotta la pedagogia nelle scuole dai così detti « spiritualisti ». Il Lombardo-Radice non vuol dire, in sostanza, altro da quello che dicono il Tarozzi, il Vidari e tutti i cultori del soggettivismo kantiano o neo-hegeliano, ma lo dice in maniera più lo

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quace e disordinata. Tutto il sugo delle sue teorie è in queste poche parole: L'uomo è capace di migliorarsi, ed in questo consiste appunto l'educare se stesso: di questo migliorarsi l'uomo stesso è principio, mezzo e fine, indipendente da qualsiasi principio estrinseco o superiore. La prima parte è roba vecchia e risaputa, benchè malamente espressa; deve dirsi più chiaramente ed esattamente: l'uomo può e deve cooperare al proprio perfezionamento, cioè alla propria educazione, appunto perchè non basta interamente a se stesso e ha bisogno di essere educato da altri che hanno autorità e missione di educare. Nella seconda parte è tutto il veleno del soggettivismo ateo e panteistico. Diciamo «ateo », perchè la teoria soggettivista, come abbiamo mostrato a proposito degli altri manuali, non ammette un Dio personale, distinto dal mondo, che detta la norma suprema o legge eterna della moralità nell'essenza stessa delle cose create, e per mezzo di queste rivela se stesso e la legge eterna all'umana ragione. «Panteistico» in quanto i soggettivisti si fingono un Dio che è tutt'uno con l'universo, o con lo « spirito» come essi chiamano il tutto.

A quanto pare, il Lombardo-Radice è un idealista-panteista-evoluzionista. Per lui, lo spirito è il tutto che perennemente si evolve in tutti senza principio nè termine, se è lecito cavare qualche senso dalle sue parole: «La vita individuale è la stessa vita universale nel suo ipotetico arresto, chè nel suo movimento essa è la essenziale relazione di tutti i momenti di una vita singola e di tutte le vite singole: il Dio vivente, infinitamente produttivo» (p. 41). Egli dice «<ipotetico», perchè, secondo lui, non esiste tale arresto in «nessun uomo pur deficiente o stolto che sia» (p. 38), quindi, in sostanza, non esistono individui, ma soltanto lo « spirito» panteistico che si evolve perennemente.

Il Lombardo-Radice è anche, come i suoi colleghi « spiritualisti »>, << autonomista », quindi è inutile ripetere per lui i brevi cenni di confutazione che abbiamo dati per il Tarozzi. Tuttavia non è inutile riportare qualcuna delle sue frasi, perchè si vegga la maniera sua propria involuta, segnatamente nel cumulo delle definizioni che egli dà dell'educazione, una più strana dell'altra.

<<< Educazione è l'attività che ogni uomo dispiega per con

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