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Quindi è che il Denina (1) parlando della condizione degli studi in Italia nel secolo xv scriveva:

È certo altresì, che fino in Piemonte si estese allora la coltura delle lettere, dove Pietro Cara poeta, oratore e giurisconsulto scriveva e latinamente e dottamente non meno che si facesse in Toscana, in Romagna e in altre parti di Lombardia. >> La qual cosa viene ancora confermata dalla celebrità, che ottennero il Bremio (2) e Domenico Della Bella conosciuto volgarmente sotto il nome di Domizio Macagno (3), i quali insegnavano a quei giorni le umane lettere in Torino.

Anche nella facoltà medica, a tacere di Antonio e Matteo Scaravello, di Michele De Rubeis, di Giovanni Margari (4) e di alcuni altri, lo studio di Torino potè vantare nella seconda metà del secolo xv professori di molta dottrina e di bellissima fama. E tra questi vuolsi annoverare Pantaleone da Confienza in quel di Vercelli, protomedico del

(1) Rivoluzioni d'Italia, lib. xviil, cap. iv,

(2) V. Ditti et depositioni dei testimonii tolti per la magnifica et inclita città di Torino capitulante contra la magnifica città di Monteregale. Ms. presso il cav. Gazzera.

(3) Sassi, Histor. typogr. Mediol. p. 325. - Malacarne, op. cit. tom. I, artic. vII, p. 223 e seg. - Vallauri, Storia della poes. in Piem. tom. I, p. 121 e seg..

(4) In un protocollo del secolo xv coperto di cuoio bianco, cominciato l'anno 1446, e continuato fino al 1464, di fogli CCCLXXXXII, che si conserva nell'archivio arcivescovile di Torino, si contengono parecchie patenti di lauree in legge ed in medicina, nelle quali è fatto cenno di questi professori.

Duca Lodovico. Il Champier (1), il Malacarne (2) e il Bonino (3) parlano con molte lodi della scienza medica di questo piemontese, e rammentano principalmente tra le opere sue. quella intitolata Pillularium (4) e l'altra Summa lacticiniorum (5) la quale offre una compiuta monografia sul latte e sulle diverse preparazioni alimentarie di quest'umore animale. Il nostro Vercellese professò anche la medicina nello studio di Pavia (6), e fu uno dei primi che promuovessero la tipografia in Torino (7). Imperciocchè il breviario, che ivi nel 1474 stamparono il Fabri e il De Petro, fu copiato da un codice che era di Pantaleone. Inoltre egli stesso a sue spese, ovvero associato col Fabri procurò la stampa che si fece in Caselle delle vite dei santi Padri l'anno 1475.

Più celebre ancora che il Confienza riuscì poco di poi il suo discepolo Pietro De Monte (8) conosciuto generalmente sotto il nome di Pietro

(1) De claris medicinae scriptoribus.
(2) Op. cit. tom. I, p. 134 e seg.
(3) Op. cit. tom. I, p. 86 e seg.

(4) Edizione del secolo xv senza data tipografica, ma posteriore all'anno 1482.

(5) Summa lacticiniorum completa omnibus idonea. Taurini, 1477, in fol.; Papiae, 1517, 1525, 1568; Lugduni, 1525.

(6) V. Parodi, Elenchus privilegiorum et actuum publici ticinensis studii, 1735, in 4.o, a pag. 127.

(7) Vernazza, Notizie mss. di Pantaleone da Confienza, presso il cav. Gazzera.

(8) Con questo nome vedesi registrato in un elenco dei dottori collegiati di medicina, che si stampò l'anno 1613. V. Statuta vetera et nova collegii philosophorum et medicorum. Taurini, 1613, a pag. 51.

Da Bairo, piccola terra nella provincia d'Ivrea, dove nacque l'anno 1468. Ebbe egli ventura di abbattersi nei tempi, in cui era cancelliere dell'università Amedeo dei marchesi di Romagnano, vescovo di Torino, uomo di molte lettere e fautore liberalissimo dei letterati. Per cura di costui fu cresciuto agli studi; e non era appena passato un anno dappoichè egli aveva conseguito la laurea in medicina, che già era annoverato fra i professori dell'università. E ben meritava quest'onorevole posto egli che ottenne in giovanissima età quella fama, che a pochi è riserbata fra i più provati nell'esercizio della medicina; talchè molti principi stranieri a lui ricorrevano per consiglio, e gli confidavano la cura de' loro malori (1). Di lui parlando il dottissimo Allero, non dubita di qualificarlo col titolo di grande. E tale appunto lo dimostrano le opere sue che abbiamo a stampa (2), e cinquantaquattro orazioni che si conservavano in un bel testo a penna della biblioteca dipartimentale di Torino, da lui recitate nel conferir

(1) D. O. M. Petro Bayro et suae aetatis protophysico et patriae huius civi splendidiss. pauperumque patri liberaliss. cui ob fidem illibatam et singularem medendi peritiam summi reipublicae christianae principes curam sui corporis demandaverunt. Pa. optimo et B. M. Io. Bartholomaeus Mont. Cenisii praepos. ut sibi maestaeque patriae satis desiderio faceret id quod vides honoris hospes f. c. Obiit nonagenarius м D LVIII kal. aprilis. Questa iscrizione è nella chiesa di s. Giovanni in Torino.

(2) Novum ac perutile opusculum de pestilentia ....... Taurini, 1507, in 4.o - De medendis humani corporis malis Enchiridion, Taurini, 1512. - De morbo gallico, omnia, Venetiis, 1566.

che fece parecchie lauree in Medicina (1). Da questo prezioso codice e da un protocollo dell'archivio arcivescovile di Torino (2) si potè ricavare il nome di molti che furono addottorati in questa università nel secolo xv; tra i quali, a tacere dei nazionali, vediamo un Filiberto De Arces della diocesi di Grenoble, un Pietro Calvetti lionese, laureati in ambeleggi nel 1498, e l'anno prima un Levino Heyman addottorato in medicina. E poichè sono in sul parlare di esami, piacemi di rammentarne uno, che fu onorato dalla presenza del Duca Lodovico, di due de' suoi figliuoli (3) e di molti grandi dello stato. È questo l'esame di bacellierato in gius canonico, sostenuto nell'aula della prepositura di san Dalmazzo (4) l'anno 1458 da Amedeo Nores, protonotario apostolico (5), essendone promotore Guglielmo da Sandiliano (6).

(1) Questo codice fu esaminato dal barone Vernazza, e andò poi smarrito nella dispersione della predetta biblioteca.

(2) Vedine più sopra la descrizione a pag. 87 nella nota 4. (3) ..... In presentia illustrissimi Sabaudie Ducis, illustr. et reverendi patris Domini sedis apostolice prothonotarii Ludovici de Sabaudia Principis antropie et Iacobi de Sabaudia prefati domini Ducis filiorum ac plurimorum aliorum procerum militum et dominorum..... V. protoc. cit. num. 34 a fol. ccxvII.

(4)

.....

Actum et datum in aula domus prepositatus sancti Dalmatii de Thaurino, ob riverentiam prelibati illustrissimi domini nostri Ducis, in qua in presentiarum ressidet. Protoc. cit. (5) Questi fu poi vescovo di Vercelli.

(6) Questi era già professore l'anno 1450, come si ricava da un atto di compromesso dei 13 di luglio dell'anno predetto, dove è nominato il voto dello spectabilis et famosissimi iuris utriusque doctor. Viglerm. De Sandigliano leg. ordinar. de studio Taurini. V. nell'arch. capit. di Torino, Atti capit. vol. 1, num. 162.

CAPO VI.

Bolle di Eugenio IV e di Felice V. - Patenti di Lodovico, con cui abolisce la gabella del sale. - Case destinate per le scuole. - Supposta traslazione dello studio a Moncalieri.

I padri del concilio di Basilea deposto l'anno 1 440 Eugenio IV, elessero sommo pontefice Amedeo VIII, il quale tenne per nove anni questa dignità sotto il nome di Felice V. Salito appena alla cattedra di Pietro non dimenticò egli la diletta sua figliuola, l'università degli studi. E sebbene il suo predecessore le avesse già conceduto i soliti privilegi pontificii con sua bolla data da Ferrara il 24 di giugno 1438 (1), Felice V con altra bolla data da Basilea il 16 di marzo 1441 confermandone la traslazione da Savigliano a Torino, la onorò di novelli favori (2). Nè meno propenso per le cose dell'università fecesi vedere il Duca Lodovico suo figliuolo. Imperciocchè i tre stati (3) avendogli

(1) Tra gli altri privilegi Eugenio IV concede ai lettori ed agli studenti di Torino quello di potere far decidere le loro cause tanto ecclesiastiche, quanto profane e miste da un giudice particolare. Questa bolla è nell'arch. civ. di Torino, IV, 1, 6, e trovasi stampata nei libri seguenti: Statuta collegii iurisconsultorum, 1614, p. 77; 1641, p. 5; 1680, p. 114. - Privilegia universit. p. 22. - Borelli, Editti ecc. V. docum, n.° xxl.

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(2) Questo documento trovasi nel bollario di Felice V, tom. I, fol. 36, che si conserva nei regi archivi di corte. V. docum. n.o xxII. (3) Questi tre stati erano i rappresentanti del clero, della nobiltà e dei comuni.

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