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di Torino. Ma fu vana lusinga. Con incredibile maraviglia ho veduto, che i più antichi monumenti che vi si trovino, incominciano soltanto dal 1720; e questi sono contenuti in un registro, che ha per titolo Laterculum maius (1). All'incontro una larga messe di pellegrine notizie ho potuto raccogliere dall'archivio civico di Vercelli, mercè della cortesia dell'erudito signor Emiliano Aprati. Nè minore aiuto io mi ebbi dai R. archivi di Corte e della Camera dei conti, dall'archivio arcivescovile di Torino, da quello del rev.mo Capitolo di Mondovì, e dal chiarissimo cavaliere Gazzera, che oltre al confortarmi di utili consigli, mi accomodò di parecchi documenti, estratti dagli archivi delle città di Chieri e di Savigliano. Tengo poi un grandissimo obbligo al signor marchese Cesare Romagnano di Virle, per la cui gentilezza io ebbi nelle mani, e potei a mio agio consultare le molte ed importanti scritture che si conservano nell'archivio civico di Torino, riguardanti lo Studio generale.

Colla scorta degli accennati monumenti ordinai la mia storia, dividendola in tre libri, dei quali il primo incomincia dalla fondazione dello Studio generale di Vercelli, e giunge sino alla ristorazione di quello di Torino, seguíta

(1) Il solo documento che mi venne fatto di rinvenirvi anteriore a quel tempo è una copia della Bulla fundationis collegii Ghislerii Papiae del 1569, che leggesi a carte 82 e seg. del Laterc. mai.

per opera di Emanuele Filiberto l'anno 1566, il secondo dal riordinamento del 1566 sino a quello del 1720, avvenuto per cura del Re Vittorio Amedeo II, il terzo dal 1720 sino ai giorni nostri. E questi tre libri sono compresi in altrettanti volumi corredati dei documenti, che loro si riferiscono.

Nello scrivere quest'opera, io mi sono studiato di tenermi lontano da quell'orgoglio municipale, che si piace di magnificare oltre il dovere le patrie glorie, non meno che dalla soverchia aridezza che se ne sta contenta alla nuda narrazione dei fatti. Risalendo perciò alle cause del vario fiorire degli studi tra noi, le trovai nei politici rivolgimenti della Monarchia, e nella diversa condizione dei tempi. Discendendo poi agli effetti, non ho intralasciato di notare il crescere o il dichinare della civiltà subalpina, e la maggiore o minore influenza, che queste nostre contrade esercitarono sulle altre province della Penisola. Dei più valorosi professori ho dato le notizie biografiche ed un cenno sulle opere da loro scritte. Più brevemente ho toccato dei mediocri; ed anche ai più oscuri ho destinato un posto nel catalogo generale dei professori, con cui si chiuderà il terzo ed ultimo volume.

Del resto in mezzo alle lunghe e dure fatiche, le quali mi tocca di sostenere, mi conforta il pensiero, che quando pure mancasse a questo mio lavoro ogni altro pregio che derivi dalla eccellenza dell'ingegno, non gli mancherà

certamente quello che nasce dalla diligenza e dalla veracità dello scrittore. Le quali due virtù, quando giovino a preservare dalla corruzione le opere storiche, mi varranno almeno la gratitudine di quanti hanno cara la storia letteraria d'Italia, a cui mi confido abbia a recare non poco lume questa degli Studi generali del Piemonte.

STORIA

DELLE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI

DEL PIEMONTE

INTRODUZIONE.

STATO DELLE LETTERE SUBALPINE NEI PIÙ ANTICHI TEMPI.

Pigliando a scrivere la storia delle università degli studi che fiorirono in Piemonte, non mi è avviso di dover narrare soltanto l'origine ed il progresso della istruzione publica in alcune città, che ne furono la sede. Ma parmi che allargando assai più la mia narrazione, io debba ritrarre a' miei lettori la condizione delle lettere, delle scienze e delle arti nelle diverse contrade di questo Stato. Imperciocchè da un tale racconto, che dai più antichi tempi discenda insino ai giorni che noi viviamo, si comprenderà facilmente quale influenza abbiano esercitato sulla civiltà piemontese quei maravigliosi istituti, che ebbero nome di Studi generali od università; e la loro storia riuscirà quella

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