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esser ella stata città vescovile, il nome di un suo pastore che aveva nome GIOVANNI, Sottoscritto agli atti del conciliabolo romano del 965; quando fu deposto il papa Giovanni XII e gli fu sostituito Leone.

Presentemente il castello di Norma è soggetto alla giurisdizione del cardinale-vescovo di Ostia e Velletri; ma più strettamente forma parte della diocesi di Velletri.

PORTO

Sulla destra riva del Tevere, poco lungi dalla città di Ostia, vedesi

un meschino villaggio abitato soltanto da pescatori; prima stazione dopo il solitario deserto, che dalla parte australe circonda la metropoli del cristianesimo. Questo povero villaggio fu già una illustre città del Lazio, contigua al magnifico porto progettato prima da Giulio Cesare, fabbricato poscia dall' imperatore Claudio, per comodo delle navi e dei naviganti, e perciò nominato frequentemente dagli antichi Porto di Claudio. Fu anche detto Porto di Augusto, Porto di Trajano, Porto di Roma, Porto romano, e talvolta anche semplicemente PORTO: ebbe tutti questi differenti nomi, perchè diedero mano a costruirlo tutti quei differenti personaggi. Della magnificenza e della grandiosità di questi lavori scrivendo Dione dice. « Una potentia Romana dignum fuisse opus: » e Svetonio (1) così ne parla: « Ægre et post undecim annos, quamvis continuis triginta >> hominum millibus sine intermissione operantibus, Portum Ostiae extru>xit, circunducto dextera sinistraque brachio ad introitum profundo jam » solo mole objecta. Quam quo stabilius fundaret, navem ante demersit, » qua magnus obeliscus ex Ægypto fuerat advectus, congestisque pilis >> supposuit altissimam turrim in exemplum Alexandrini Phari, ut ad » nocturnos ignes cursum navigia dirigerent. » La città adunque contigua al porto suddetto ebbe il nome di PORTO. Nulla dirò delle politiche vicende, che dalla sua magnificenza la precipitarono alla odierna meschinità: dirò bensì delle sue cristiane glorie, per cui sino dai primi anni, per così dire, della sua esistenza accolse nel suo grembo la fede evangelica, e fu irrigata dal sangue de' suoi figliuoli per essa martirizzati. E poichè da

(1) Nella vita di Claudio Cesare.

rimotissimo tempo incominciò a numerare i suoi vescovi, non è maraviglia, che dopo la sede di Roma fosse una delle più cospicue chiese dell'Italia insignita perciò di cardinalizia dignità ed innalzata all'onore, che il suo vescovo avesse il grado di sotto-decano del sacro Collegio apostolico.

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Nei secoli delle persecuzioni la chiesa di Porto contò tra i più cospicui suoi martiri, i nomi dei quali sono registrati nel Martirologio romano, molti ragguardevoli personaggi di ogni classe di persone. Ercolano è registrato sotto il giorno 5 di settembre. Giacinto, ch'è ricordato a' 26 di luglio: fu da prima gettato nel fuoco e ne usci intatto, fu poscia precipitato nel fiume e ne andò fuori salvo, alla fine gli fu tolta la vita col pugnale, per ordine del consolare Leonzio, sotto l'imperatore Trajano : ne seppelli il corpo in un suo podere, presso la città, la pia matrona Giulia. Nel di 22 agosto si trovano i nomi di Marziale, di Saturnino, di Epitetto, di Maprile, di Felice martirizzati con altri loro compagni: e nel 2 marzo si commemora il martirio di Paulo, Eraclio, Secondilla e Gennara: ed un Vincenzo martire è registrato ai 24 di maggio.

La chiesa cattedrale sontuosissima e vasta, in onore di s. Ippolito, primo suo vescovo, di cui siasi conservato il nome, sorgeva fuor delle mura della città: ora è cangiata in una meschina chiesetta intitolata a santa Lucia e Rufina, ed è la parrocchiale del rimasto villaggio. È intitolata a santa Lucia, perchè vi esisteva anticamente una chiesa in onore di essa santa; e lo è anche a santa Rufina per l'unione di quella chiesa con questa di Porto. Ha contiguo il palazzo vescovile : sottratto più volte dalle sue rovine per la premura di varii vescovi cardinali, onde possa talvolta servire ai medesimi in occasione di visite o di diporto.

Di tutte queste rovine furono primaria cagione le ripetute guerre, sicchè ridotta a deperimento dai saraceni la città di Porto, ed essendone spopolato il territorio, fu concentrata la dignità episcopale di questa chiesa con quella di Selva candida, ossia delle Sante Rufina e Seconda, che aveva i proprii suoi pastori sino dal principio del sesto secolo cristiano. La quale unione continuò quasi settecento anni: poscia à 5 di agosto del 1810, un decreto di Napoleone, ne sopprimeva la sede, senza verun assenso dell' apostolica autorità. In fine la dignità vescovile di Porto e Selva Candida fu canonicamente unita alla sede di Civitavecchia, antica città dell' Etruria, ch' ebbe per sette e più secoli il suo vescovo e ch' era stata

assoggettata alla giurisdizione di Viterbo. Non per questo la dignità cardinalizia fu separata dal pastore, che ne continuò a portare il titolo: sicchè sino al giorno d'oggi esso continua ad essere il sotto-decano del sacro collegio, ed intitolarsi cardinale vescovo di Porto, santa Rufina, e Civilavecchia. Di tutte e tre queste chiese dirò brevemente la storia, per quanto la scarsezza delle memorie e dei monumenti me lo permetterà. La diocesi di Porto « si estende, dice il Piazza (4), dal Tevere e mare Tirreno » sino alla diocesi di Nepi e Sutri, e da prima Porta, contenendo otto » castelli e dodici casali abitati colle loro proprie chiese, ch'è appunto il » residuo delle estinte grandezze mentovate frequentemente da Livio e da » altri storici delle romane antichità. »

Primo adunque tra i vescovi di Porto, dei quali sappiasi il nome, egli è SANTO IPPOLITO, che terminò col martirio il suo ministero pastorale. Era di origine arabo; discepolo di Clemente alessandrino. Per esortazione del suo maestro venne in Italia per visitare a Roma i sepolcri dei santi apostoli e le catacombe dei santi martiri. Sedeva allora sulla cattedra di s. Pietro il papa s. Calisto I, il quale, facendo conto della santità e della scienza di questo illustre straniero, lo destinò vescovo di Porto. Ma la feroce idolatria, che infieri persecutrice contro i seguaci del Nazareno e tolse di vita quel santo pontefice, non tardò a far sua vittima anche il santo vescovo Ippolito : a' 22 di agosto dell'anno 229, sotto l'imperatore Alessandro, sostenne coraggiosamente il martirio. Sappiamo dal Baronio, che Ippolito raccoglieva e seppelliva onorevolmente le sacre spoglie della martire sant' Aurea, gettate nel mare e da questo poscia gettate sulla spiaggia. Ella è quell'Aurea, a cui è intitolata la cattedrale di Ostia. Quanto al nostro vescovo, dopo di essere stato per qualche tempo racchiuso nel carcere della torre, che tuttavia sussiste, gli furono legati i piedi e le mani e poi fu precipitato in un' alta fossa piena d'acqua, ove affogato mori. Dai cristiani ne fu seppellito il corpo; da quest'epoca incominciarono ad avere in grande venerazione la stessa fossa; e in seguito gli rizzarono il tempio che diventò la cattedrale dei vescovi di Porto. Il valoroso pastore ebbe colleghi nel martirio parecchi altri cristiani, di cui nel martirologio romano si leggono i nomi cosi; Item in Portu Romano sanctorum martyrum Martialis,

(1) Gerarch. Cardinal. Roma 1703, p.g. 72.

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