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concilii romani del papa Simmaco nel 504, ed ha ambedue queste indicazioni.

Soppresse le chiese di Nomento e di Torri, ne furono unite le giurisdizioni in quella di Foronuovo; e poscia, distrutta anche questa città e dispersi gli abitatori, il pontefice Alessandro VI nel 4495 eresse in città il castello di Magliano e vi trasferì la sede Sabinese. Del che disgustati gli altri castellani della provincia, ottennero dal papa Leone X, che l'antichissima ristaurata cattedrale di Foronovo, sotto il nome di Vescovio, ricuperasse il primiero suo lustroje i suoi primi diritti, avesse il trono vescovile, e fosse la residenza ordinaria dei vescovi della Sabina. Perciò sulla porta maggiore del primario loro tempio scolpirono le parole:

ECCLESIA CATHEDRALIS SABINENSIS.

Tuttavolta il prudente pontefice non volle privare Magliano della ottenuta prerogativa; anzi la confermò. Di qua venne la divisione di vecchia e nuova Sabina, al cui unico pastore concesse il titolo di vescovo di ambedue, come apparisce dalla sua bolla del 25 luglio 1521, di cui alla sua volta farò più circostanziata menzione.

Da tutte queste vicende parmi doversi conchiudere, la chiesa vescovile della Sabina essere l'antica chiesa di Foronovo o di Santo Eutimio : al che non avendo posto mente l'Ughelli, alternò e confuse nella sua serie de' vescovi Sabinesi quelli di Foronovo con quelli di Torri e di Nomento; i quali dovevano piuttosto formare tre serie distinte. Io reputo perciò necessaria cosa, onde trattare della Sabina con maggior esattezza, il narrare separatamente delle tre chiese, finchè a poco a poco vennero a formarne una sola. E poichè la primaria di esse par che fosse quella di Santo Eutimio, ossia Foronovo, perciò da questa prenderò le mosse; tanto più, che in essa è presentemente la primaria cattedra episcopale della Sabina.

FORONOVO O VESCOVIO

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ual fosse negli antichi tempi la città di FORONOvo non si trova traccia veruna presso gli scrittori: nemmeno vanno essi d'accordo nel parlare del luogo, ov'era piantata. Le vicende politiche, le incursioni dei barbari, le molte guerre ne smantellarono affatto ogni muro, ogni angolo. Probabilmente esisteva dove adesso è la vescovile residenza dei Sabinesi pastori, la qual è detta perciò appunto VESCOVIO.

Sappiamo dagli antichi monumenti, essere stato Foronovo un municipio romano; e perciò è facile argomentare, che sino dai primi tempi del cristianesimo non solo vi abbia avuto soggiorno anche la fede evangelica, ma vi abbia altresì avuto sede uno spirituale pastore. Esso era detto anche vescovo di s. Eutimio, perchè la sua chiesa cattedrale era intitolata al santo diacono Eutimio, martire di Alessandria. Qui aver esistito la distrutta Foronovo conchiudono il Magri, l'Olstenio, il Kircher, perché sotto l'altare di questo martire ebbesi a trovare una pietra, su cui a caratteri antichi leggevasi :

D. O. M.

ANTONII GORDIANI PII FELICIS AVGVSTI

FORONOVANI DEVOTI

NVMINI MAIESTATIQVE EORVM.

Pensò il Culverio, che Foronovo fosse l'antica Curi ossia Torri; ma la sua opinione si scorge falsa al considerare, che nelle antiche sottoscrizioni dei vescovi se ne trova distintamente accennato il vescovo dell' una da quello dell' altra per esempio, nel I, II e IV concilio romano sotto il papa Simmaco, si leggono i nomi: Projettitius episcopus Foronovanus, e

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Dulcitius episcopus sancti Anthimi; e nel concilio sotto il papa Felice III, leggesi Felicissimus Sabinensium el Asterius Foronovanus episcopi; sicchè il vescovo di Foronovo era distinto dal vescovo di Curi o di Sant' Antimo ossia de' Sabini. « Perlochè, osserva il Piazza (1), non è fuori del probabile l'opinione di Mariano Vittorio vescovo di Rieti (2), che nella Sabina, primachè fosse infelicemente desolata, vi fossero, oltre la chiesa » vescovale Nomentana, due altre, l'una di Curi, detta poi di s. Antimo, e » l'altra di Foronovo, dove ora è questa cattedrale, detta poi la Sabinese; » d'onde n'è nato, ch' essendosi ridotte queste tre città ad essere, come » oggidi le veggiamo, mere ombre delle antiche memorie, il vescovo della » Sabina, non più Nomentano nè Curiense nè Foronovano dalle cadute » loro magnificenze; ma dal nome della provincia sia chiamato sabinese; » il che trovasi sino dall' anno 900; e la chiesa suddetta di s. Eutimio. » La quale chiesa è rimasta in piedi, in onta delle invasioni di tanti barbari e delle ingiurie di tanti secoli. Non porta più il titolo di s. Eutimio, ma della santa Vergine Maria: giace in un'ampia ed amena campagna, in mezzo a mille avanzi di antiche rovine, presso il fiume Imelle o Laja, ed ha sulla porta maggiore la iscrizione da me notata: Ecclesia cathedralis sabinensis; incisavi dopo il decreto di Leone X, di cui ho fatto menzione, e di cui più oltre porterò le parole. È piantata questa chiesa sopra le rovine di un tempio pagano, ch' era dedicato, fuor di dubbio, agli dei de' campi trovasi tuttora, benchè murato, il sotterraneo ingresso secreto dond' entravano i sacerdoti a pigliare le vivande offerte agl' idoli; e tra le altre antiche memorie, che si vedono dentro e fuori della stessa chiesa, esiste ancora un' ara di quegl' idoli, sulla quale sono scolpite le parole:

:

LARIBVS DIIS DICATVM.

Delle vicende, a cui andò soggetta la chiesa di Foronovo, non altro ci fu tramandato dall' antichità fuorchè i nomi di alcuni de' suoi pastori, dei quali perciò espongo progressivamente la serie. Di essi il primo, che si conosca, è PAOLO, il quale nel concilio romano del papa Ilario, l'anno 465 è sottoscritto Paulus Forinovi in Sabinis episcopus. Gli viene dietro

:

(1) Luog. cit., pag. 154.

(2) Marian. Vict. de Sabin. et Reat. Territ. contr. Jubil. Maur.

ASTERIO, ch' era presente al concilio romano di Felice III nel 487. Lo segue PROJETTIZIO, intervenuto ai sinodi romani del 499, del 502 e del 505 sotto il papa Simmaco. Poi trovasi un SANTO LORENZO, che ne possedeva la cattedra nel 550, e di cui fa somme lodi san Pietro Damiano), dicendo: « Quam nobilis in Christo vir fuerit, testis est antiqua traditio, » quae sanctitatis ejus insignia celebrat, etc. » Egli fu il fondatore del celebre monastero di Farfa. Quindi si progredisce, senza trovare verun nome, sino all' anno 649, quando al concilio lateranese, radunato dal papa Martino I, assisteva tra gli altri un GIOVANNI che si sottoscriveva VicoSabinas. Poi nel 724 si trova sostituito a questo un MARZIANO O MARTINIANO, ch' era al concilio romano del papa Gregorio II. Quindi seguono i nomi di ToNro nel 745; d' Issa nel 798; di TEODORO nell' 804; di SAMUELE nell' 826; di SERGIO dall' 855 all' 868; di LEONE nell' 879; di GREGORIO nel 929; e di GIOVANNI II nel 965, i quali successivamente governarono la chiesa Foronovese. Di quest'ultimo vescovo fu trovata memoria nel demolire un altare della cadente chiesetta campestre, intitolata a s. Pietro, presso il castello di Monte-Bono, tra i confini della giurisdizione di Foronovo; n' era scritto il nome su di una pergamena così: Ego Johannes episcopus sanctae sedis Savinensis condidi et consecravi. V'era anche il suo sigillo impresso in cera di color rosso, di figura ovale, e rappresentava un vescovo in abito pontificale, con intorno l'iscrizione Johannes Episcopus Savinensis. Nè qui si procede più oltre colla serie dei vescovi di Foronovo. Questa colla chiesa Nomentana, a cui era già stata unita quella di Curi, diventarono una sola sede, assolutamente nominata col titolo dell' intiera provincia. Qui pertanto mi fermo, finchè raggiungano quest' epoca le narrazioni anche delle altre due chiese di Curi e di Nomento.

(1) Lib. 1, lett. 9.

CURI O TORRI

Quant

uanto fosse rinomata presso gli antichi la città di CURI è facile argomentarlo dall' essere stata la patria e la sede di Tazio re dei Sabini, la patria dei due re de'romani Numa Pompilio ed Anco Marzio, come anche di Appio Claudio. Da lei venne ai romani il nome di Curiti o Quiriti dappoichè con Romolo ebbe stretto amicizia il suddetto Tazio. Ce ne assicura Plutarco (1): « Pax ita inter eos convenit, ut communem haberent » Romani Sabinique urbem; urbs vero a Romulo appellaretur Roma: » Romani autem omnes, a Tatii patria Curites. » Nè di più voglio dire sulla celebrità ed antichità di Curi, perchè abbastanza ne dissero gli scrittori più cospicui del Lazio: ne parlarono infatti Virgilio, Ovidio, Livio, Strabone, Varrone, Festo, Cicerone, Properzio, Stazio, Dionisio ed altri. Ma col tempo, e probabilmente all' epoca funesta delle invasioni dei Goti, fu cangiato il nome di Curi in quello di TORRI, forse per le tre antichissime torri, che vi si scorgono tuttavia. Certo è, che Totila recò il guasto siccome a Foronovo, così anche a Curi, da cui è lontana appena due miglia.

Le più antiche memorie cristiane, che si abbiano di questa chiesa, non precedono la metà del secolo quinto : vi esisteva un vescovo, il quale s' intitolava talvolta della Sabina, perchè Curi n' era la metropoli, e talvolta di Santo Antimo, perchè demolita la città, si trasferirono i vescovi alla chiesa di questo santo martire. Dei quali vescovi, che furono pochissimi, ecco i nomi. TIBERIO, che viveva nel 465; FELICISSIMO ch' era al concilio romano di Felice III nel 487, e si sottoscriveva Sabiniensis episcopus; DOLCIZIO, che nei sinodi tenuti in Roma dal papa Simmaco s'intitola

(1) In Romul.

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