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FRASCATI

Sino da remotissimi tempi fu celebre la città di TuscOLO, eretta sul

colle da cui prende il nome. Essa vantava una origine più antica di Roma ; sicchè di essa scriveva Dionisio d' Alicarnasse (1): « Ad Tusculum oppi>> dum latini nominis perveniunt, haud minus centum stadiis a Roma » dissitum. Ante bellum Trojanum tercentos ipsos annos veteres Latini, >> hoc est Aborigines Pelasgique, ejectis inde Siculis, oppidum condidere. » Eusebio ne stabilisce fondatore Telegono figliuolo di Ulisse e di Circe: e questa opinione sembra abbastanza confermata si dalle parole di Ovidio ne' Fasti (2):

« Inter Aricinos, Albanaque tempora constat,
Factaque Telegoni maenia celsa manu ; »

e si dai bassorilievi trovati negli ultimi tempi in quegli scavi. In uno di essi vedesi rappresentata Penelope, che mesta siede tra sue ancelle, pensando alla troppo lunga assenza del suo Ulisse; in un altro è raffigurato Ulisse, che vedendosi riconosciuto da Euriclea, le chiude con le mani la bocca per non essere scoperto dalle grida dell'allegrezza di lei. Tuttavolta il Canina (3) è di opinione, che anche prima di Telegono il colle Tuscolano fosse abitato da Greci, e che veramente prendesse il nome dal vocabolo dúrnoλor, ossia di difficile accesso; come n'è di fatto la sommità di esso colle; e ben opportunamente dalla mutazione della sillaba du in tu verrebbe il nome di Tuscolo. Varie altre e differenti conghietture sulla

(1) Lib. x1. (2) Lib. 111.

Fol. 1.

(3) Descrizione dell' antico Tuscolo. Roma, 1841; uel cap. 1 della prima parte.

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derivazione di questo vocabolo ommetto per brevità. Crebbe la popolazione di Tuscolo, a quanto opina il citato archeologo moderno (4), in conseguenza della distruzione di Alba Lunga, sotto il re Ostilio; e pare che da questo tempo incominciasse la città stessa ad essere dilatata sino al sottoposto piano occidentale. Vi si trovano infatti anche al presente insigni avanzi di fabbriche antiche. Era qui la magnifica villa di L. Lucullo, della quale appena si trovano presentemente lievi vestigie: qui la villa di Cicerone, resa famosa per le sue elegantissime questioni sui Tuscolani, che al giorno d'oggi ha il nome di Grotta ferrata; di essa alla sua volta dovrò parlare.

I Tuscolani combatterono a lungo contro i Romani sino alla fatale giornata della battaglia al lago Regillo, ove con molti altri latini restò ucciso Ottavio Mamilio Tuscolano, che in compagnia di Sesto Tarquinio comandava l'esercito latino: di qua incominciò la stretta alleanza tra i Romani e i Tuscolani. Nella storia dell' antica Roma si trovano ricordati moltiplici beneficii e favori, che a vicenda si resero questi due popoli. Più tardi l'alleanza si ruppe e si batterono gli uni cogli altri : poi si riannodò un' altra volta. Ai tempi di Annibale erano amici. Sotto gl'imperatori si dilatarono vieppiù le abitazioni di Tuscolo e si formò a poco a poco quello che Plinio nomina Suburbano Tusculano; sicchè divenne essa una potentissima città, e ne durò per molto tempo la possanza anche dopo la decadenza dell'impero. Ma all'epoca delle invasioni dei barbari dovettero i tuscolani ricoverarsi nella cittadella; e Tuscolo passò poco dopo in potere della famiglia Ottavia; indi di Tertullo patrizio romano, che nel secolo sesto ne fece un dono alla badia di s. Benedetto di Subiaco : ripassò alla famiglia Ottavia, e da questa, in sul principio del nono secolo, ai conti Tusculani, i quali ebbero somma influenza sulla fazione dominante allora in Roma. Nell' anno 4455 il senato e il popolo romano diedero al pontefice Eugenio III il dominio di Tuscolo; concedendone per altro una metà in feudo a Rainone de' conti Tuscolani coll' obbligo di sudditanza e di fedeltà alla santa Sede. Nel 1167 vennero alle mani quelli di Tuscolo con quelli di Roma: ed assistiti i Tuscolani dalle truppe tedesche ebbero una vittoria, che dipoi riuscì loro funestissima. Imperciocchè tanto fu l'odio, che ne concepirono i romani, che finalmente questi venuti nell' aprile

(1) Nel cap. 11.

del 1194 ad assalire la loro città quando fu sgombra del presidio tedesco, la distrussero intieramente e la uguagliarono al suolo. I tuscolani, che poterono sottrarsi da quell' eccidio, si ricoverarono in un luogo vicino, detto Frascala, ove fabbricarono a mano a mano molte abitazioni, che poi diventarono la città di FRASCATI. Altri narrano invece, che per lo sterminio di Tuscolo essendosi quei profughi abitatori ricoverati sotto ca panne di frasche, cioè di rami di albero e vimini, pigliasse il luogo, col barbaro latino di quel tempo, il nome di Frascatum ossia Frascati. Ecco in qual modo il Baronio ce ne racconta l'avvenuto (1): « Cives Tusculani >> in diversa dispersi in vicinis locis fecere sedes, aliis castrum Molariae >> incolentibus, aliis Roccam Papae in Albanis montibus sitam, aliis in » Roccam Priorem, aliis castrum Caesarii, aut longe a Crypta ferrata » habitantibus, reliqui vero ejusdem Tusculi suburbia civitatis, in quae » sedes episcopalis est translata, occupantibus, quod vulgo Frascatum dicitur, ex rei eventu nominatum, cum ad tegumenta tuguriorum ar >> borum caesi sunt rami, et erectis stipitibus superpositi. »

Sulla fine del secolo XIV fu eretto in questo borgo un castello, a cui si diè il nome di Castro Frascati: ora è detto Rocca, e serve di residenza vescovile. Questa novella città di Frascati crebbe sempre più e fu circondata di mura nel secolo XVI: anzi una medaglia del 4550, coniata in onore del papa Paolo III, ci fa sapere che questo pontefice vi ebbe molta parte: in essa vi si legge, sotto il prospetto della città, TUSCOLO RESTitulo, e in sull'alto vedesi una sontuosa villa, la quale realmente esiste, coll' aggiunta del suo proprio nome RUFINA. Nè di più occorre ch' io dica del materiale di Tuscolo o Frascati. Molto di più avrei potuto narrare di questa città e delle sue vicende politiche; ma nulla di più a quanto dissi vo' aggiungere, perchè il raccontare avvenimenti affatto politici mal converrebbe ad un'opera, il cui scopo è raccorre notizie di erudizione storicoecclesiastica. Perciò passo a dire di Tuscolo città cristiana, città vescovile.

Quanto al tempo, in cui essa ricevesse la fede evangelica, nou si può dir nulla di certo. È assai probabile, che sino dai tempi apostolici la vi fosse predicata, e che il primo suo pastore sia stato un qualche discepolo di s. Pietro, e fors' anche egli stesso. Ma per quanto si esaminino con diligenza le antiche memorie, non vi si trova nei dittici di questa chiesa il

(1) Anaal. Eccles. ann. 1191

nome di alcun vescovo, che abbia preceduto MARZIO, il quale viveva nell'anno 269. Si sa bensì, che nei giorni torbidi delle persecuzioni il territorio di Tuscolo fu bagnato del sangue di moltissimi valorosi confessori della fede di Gesù Cristo, i cui nomi si leggono nel martirologio. Sappiamo dal Mattei (1) che i primitivi cristiani di questa città cangiarono in chiesa, dedicata al SS. Redentore e alla sua croce, il tempio di Giove. Più tardi essa fu officiata dai benedettini cassinesi, a cui nel 1050 la donò il conte Gregorio, unitamente a varie altre chiese e monasteri: ma in fine poi ne furono spogliati.

Nè di verun altro pastore di Tuscolo si trova più il nome sino all'anno 680, in cui vedesi un VITELLIANO O VITALIANO, Sottoscritto alla lettera apostolica del papa Agatone, che stabiliva i suoi legati per assistere al concilio sesto di Costantinopoli. Di qua si procede oltre sino all' 805; ed in quest'anno il Baronio ricorda un PIETRO vescovo di Tuscolo. Checchè avvenisse dipoi resta avvolto per lungo tratto nelle tenebre dei secoli, che passarono. Nota per altro Lucenzio, che tra l'847 e l'855 dovrebbe avere avuto questa chiesa il suo vescovo; perciocchè il pontefice Leone IV, il quale possedette la santa Sede in quel frattempo, raccomandando agli imperatori Lotario e Lodovico, che acconsentissero di provvedere alla vacanza della sede di Rieti coll' eleggervi Colo, dice loro, che se non lo volessero destinare per quella lo assegnassero invece per la chiesa di Tuscolano, vedova anch'essa già da molto tempo di pastore: « Sin au» tem, così egli scriveva (2), in praedicta ecclesia nolueritis, ut praeficiatur episcopus, Tusculanam ecclesiam, quae diu viduata vixit, illi vestra >> serenitas dignetur concedere, ut consecratus a nostro praesulatu, Deo omnipotenti vestroque imperio grates peragere valeat. » Dalle quali parole raccogliesi e che la chiesa di Tuscolo stette vacante in questa età per molto tempo e che il papa la voleva provvedere. Quel Colo venne stabilito per la chiesa di Rieti, ed è probabile perciò, che il papa Leone IV conseguisse il suo intento di dare un vescovo anche alla chiesa di Tuscolano. Chi poi ne fosse l'eletto s'ignora: solamente nell' anno 964 si trova sulla sua sede un EGIDIO, cui Giovanni XIII mandò suo legato nella Polonia a predicarvi la fede evangelica. Venne

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(1) Memorie dell' antico Tuscolo.

(2) Presso Graziano, nella 1 par. del suo famoso Decr., Dist. LXIII, cap. xvI.

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