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XCVIII.
XCIX.

1701. Fr. Vincenzo-Maria Orsini.

C.

CI.

CII.

CIII.

CIV.

CV.

CVI. CVII.

CVIII.

CIX.

CX.

CXI.

CXII.

CXIII.

CXIV.

CXV.

CXVI.

CXVII.

1687. Jacopo III Franzoni.
1693. Nicolò IV Acciajoli.

1715. Sebastiano Tanara.
1721. Francesco III Giudice.
1724. Francesco IV Pignatelli.

1725. Lorenzo II Corsini.
1750. Pietro VII Ottoboni.
1754. Pier-Marcellino Corradini.
1745. Giuseppe I Accoramboni.
1747. Vincenzo Bichi.

1750. Fr. Giannantonio III Guadagni.
1756. Carlo-Mario Sagripanti.
1758. Camillo Paolucci.

1761. Enrico duca di Yorch.
1803. Giuseppe II Pamphily.
1814. Giulio-Maria della Somaglia.
1818. Bartolommeo Pacca.

1821. Francesco-Saverio Castiglioni.
1829. Emmanuele de Gregorio.
1857. Fr. Lodovico III Micara.

1844. Mario Mattei,

LABICO

Da a Glauco, figliuolo di Minoe, che fu il primo ad introdurre in Italia l'uso dello scudo militare (1), vuolsi che prendesse il nome la città di LABICO. Altri, e forse con più ragione, pretendono che fosse piantata, od ampliata piuttosto, dal celebre capitano de' romani Tito Labieno, legato di Cesare nelle Gallie. Altri altre cose ci narrano; ma nessuno ci racconta nulla di certo. Precisamente il luogo, ch' essa occupava, non puossi determinare gli scrittori antichi ne vanno troppo discordi. Chi la vuole dov'è la Colonna, chi dov'è Valmontone, chi dov'è Zagarolo; e tutti lo vogliono in appoggio a quanto dissero Livio e Strabone, essere Labico alla distanza di quindici miglia da Roma. Dalle parole di Cicerone a favore di Gneo Plancio raccogliesi ben chiaramente, che Labico era municipio romano, e che non doveva essere molto lungi da Bovillo e da Gabio: così infatti egli dice: « Nisi forte te Lavicana, aut Bovilla aut Gabina vicinitas adju» vabat; quibus e municipiis vix jam, qui carnem Latinis petant, inve» niunt. » Le campagne di Labico furono celebri per l'eccellenza delle uve.

Ma più celebre nei fasti della chiesa è la via lavicana, che da questa città prendeva il suo nome. Fu questa via largamente irrigata del sangue di tanti valorosi atleti della fede, i quali vi lasciarono tra' supplizii la vita e conseguirono la palma del martirio. In qual tempo incominciassero qui ad aver cattedra i vescovi, e sino a qual anno ne sussistesse la dignità, non v' hanno traccie sicure. Dieci soli vescovi troviamo commemorati, dall' anno 649 sino al 4444; e di questi vedonsi registrati i nomi qua e là nei concilii, a cui intervennero. Eglino sono: LUMINOSO, che fu al sinodo lateranese del suddetto anno 649; PIETRO, che intervenne al concilio ro

(1) Vedi il Piazza, nella Gerarchia Cardinalizia, pag. 258.

mano del 761; LUNISSO O LUISSO, ch'era al sinodo tenuto in Roma nel 964 contro l'antipapa Leone; BENEDETTO, il cui nome si vede tra i padri del concilio romano del 998; DOMENICO, il quale trovasi ricordato nel 1026 ed anche nel 1057; GIOVANNI, che più tardi fu al concilio romano contro il patriarca di Aquileja; PIETRO II, che fu anche promosso alla porpora cardinalizia dal papa Vittore II nel 1055, e che si vede ricordato sino nel 1059; MINUTO O MINUZIO, che fioriva intorno al 1089; BOBO, che fu fatto cardinale dal pontefice Urbano II; BUONO, che assistette nel vaticano, nel 4444, all' incoronazione dell'imperatore Arrigo fatta dal papa Pasquale II; ne parlano il Baronio e il Ciaconio. Nè di più si ha da narrare sulla chiesa di Labico e sui pastori che la governarono.

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