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» difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltra li ter>> mini della cortesia; onde molte fiate mi pesava duramenDte. E per questa cagione (cioè per questa soverchievole. » voce, che parea che m'infiammasse viziosamente), quella » gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti i vizii e reina » delle virtù, passando per alcune parti mi negò il suo dol>>cissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudi» ne . . . . . Dico, che quando ella apparía da parte alcuna, » per la speranza della mirabile salute nullo nemico mi >> rimanea; anzi mi giungea una fiamma di caritade, la » quale mi facea perdonare a qualunque m'avesse offeso: >> e chi allora m'avesse domandato di cosa alcuna, la mia ri» sponsione sarebbe stata solamente Amore, con viso vestito » d'umiltà.»' Segue la descrizione del suo dolore, e il ritrarsi, e il piangere, e l'addormentarsi poi a come un pargo» letto battuto lagrimando; » occasioni vere, ove si educò l'ingegno del poeta a quelle così sentite ed efficaci espressioni, in che non fu eguagliato da niuno, se non fosse dal solo Shakespear. Del resto, chi pesasse tutte le parole del testo, ne trarrebbe ragioni da dubitare se forse tutti questi schermi fossero veramente tali, e non più, al cuore giovanile di Dante. Ma sarebbe inezia andar cercando di ciò; e ad ogni modo, dal testo medesimo, e da quanto segue, si vede essere sempre stata Beatrice come il suo primo, così il suo principal affetto e pensiero. Appresso alla quale poi difendevasi allora Dante con parecchie poesie dirette oramai a lei stessa, a cui « era conosciuto alquanto il suo segreto per >> lunga consuetudine. »

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Le poesie sono quelle che incominciano: a Ballata, io vuo' che tu ritrovi Amore » - Tutti li miei pensier parlan d'Amore-Con l'altre donne mia vista gabbate » «Ciò che m'incontra nella mente more » « Spesse fiate vennemi alla mente.3 » ·

A Vita Nova, p. 14, 15.

2 Vita Nova, P. 17.

3 Vita Nova, p. 17, 20, 23, 24, 26.

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Fece la terza << nella camera delle lagrime,» tornando da vedere sua donna fra parecchie altre « che adunate erano >> secondo l'usanza della cittade . . . ., alla compagnia d'una >> gentildonna che disposata era lo giorno. » E quindi, non usando farsi tali compagnie alle spose novelle se non dalle maritate, è da credere, che in questo mezzo cresciuta la Beatrice Portinari, già fosse allora disposata, come si sa che fu a Messer Simone de' Bardi cavaliero. Quando precisamente si facessero tali nozze non ci è detto dai biografi; ma il più diligente di tutti trovò, che già erano fatte a mezzo gennaio 1287, in che la giovane doveva avere intorno ai 21 anni. 2

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E qui, lasciando il giudicio stretto dell' amor di Dante così continuato per la sposa di Simon de' Bardi, certo ai nostri di parrebbe strana, e non sarebbe sofferta tal professione d'amore, quale apparisce fatta da Dante nelle poesie pubblicate via via, e poi nella Vita Nova e nel Poema. Ma ei si vuol tener ragione della diversità de'tempi; e in quelli non erano insuete in poesia e in usi di cavalleria siffatte professioni di servitù o amore disinteressato, puro o Platonico che dir si voglia; e se non erano sempre credute tali, nè tollerate dagli interessati, come si può vedere nelle storie e novelle, elle non erano almeno universalmente dannate o derise, come sarebbono ai nostri dì. E lodi pure ognuno a talento o quell' innocenza del buon tempo antico, o questa severità del nostro; ma tolgasi ad ogni modo da Beatrice anche ogni menoma colpa di incoraggiamento. Se fosse dubbio, sarebbe più che semplicità fermarsi a disputarne; ma ne protesta Dante fin da principio dicendo: «< Ed » avegna che la sua imagine, la quale continuamente meco » stava, fosse baldanza d'Amore a signoreggiare me; tut

1 Vita Nova, p. 21.

"

2 Del 15 gennajo 1287 è il testamento di Folco Portinari; il quale « Item D. Bici filiæ suæ et uxori D. Simonis de Bardis reliquit lib. quatuor » (Pelli, p. 76). 3 Vedi Vita Nova, p. 33, ed altrove, dove pare chiaramente detta la pubblica zione successiva delle poesic.

Vita di Dante.

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> tavía era di sì nobilissima virtù, che nulla volta sofferse » che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ra>> gione in quelle cose là ove tal consiglio fosse utile a udi» re. »1 Quella cattiva lingua poi del buon Boccaccio, afferma pure, che « onestissimo fu questo suo amore, ně >> mai apparve o per isguardo, o per parola, o per cenno, >> alcuno libidinoso appetito, nè nello amante nè nella cosa >> amata. Non picciola maraviglia al mondo presente, nel » quale è sì fuggito ogni onesto piacere ec. » Ancora, sembra dal séguito della Vita Nova, che Beatrice negò d'allora in poi il saluto a Dante; ch'ella il fuggì nelle compagnie; e certo poi ei non si trovò all' ultimo della vita di lei. E finalmente, più che da ogni altra cosa, apparisce la purità delle rimembranze di Dante dall' altezza delle ispirazioni che gliene vennero.

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Segue egli poi a narrare: « Conciossiacosachè per la vi>>sta mia molte persone avessero compreso lo segreto del >> mio core, certe donne le quali adunate s'erano dilettandosi » l'una nella compagnia dell' altra, sapeano bene lo mio » core; perchè ciascuna di loro era stata a molte mie scon>> fitte. Ed io pensando presso di loro (siccome dalla fortuna >> menato fui), fui chiamato da una di queste gentili don>> ne. La donna che m'avea chiamato era di molto leg

giadro parlare; sicchè quando io fui giunto dinnanzi da » loro, e vidi bene, che la mia gentilissima donna non era >> con loro, rassicurandomi la salutai, e domandai: Che pia» cesse loro? Le donne erano molte, tra le quali v' avea >> che si rideano tra loro. Altre v'erano che guardavanmi >> aspettando che io volessi dire. Altre v'erano che par>> lavano tra loro, delle quali una volgendo i suoi occhi >> verso me, e chiamandomi per nome, disse queste pa» role: A che fine ami tu questa tua donna, poichè tu non » puoi la sua presenza sostenere degli occhi? Chè certo il fine » di cotale amore conviene che sia novissimo. E poichè Vita Nova, p. 4. 2 Boccaccio, Vita di Dante, p. 19.

» m'ebbe detto questo, non solamente ella, ma tutte le >> altre cominciâro ad attendere in vista la mia rispon»sione. Allora dissi queste parole loro: Madonna, lo fine » del mio amore fu già il saluto di questa donna, forse di che » voi intendete, ed in quello dimorava la mia beatitudine, che » era fine di tutti i miei buoni desiderii. Ma poichè le piacque di » negarlo a me, lo mio signore Amore, la sua mercede, ha po» sta tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venir » meno. Allora queste donne cominciaro a parlare intra » loro; e siccome talor vedèmo cader l'acqua mischiata di » bella neve, così mi parea vedere le loro parole mischiate » di sospiri. E poichè alquanto ebbero parlato tra loro, mi » disse anche questa donna che prima m'avea parlato, » queste parole: Noi ti preghiamo che tu ne dica dove sta » questa tua beatitudine? Ed io rispondendo lei, dissi cotan» to: In quelle parole che lodano la donna mia. Ed ella ri» spose: Se tu ne dicessi vero, quelle parole che tu n'hai dette »> notificando la tua condizione, avresti tu operato con altro in» tendimento. Ond' io pensando a queste parole, quasi ver>> gognoso mi partii da loro; e venía dicendo tra me mede» simo: Poichè è tanta beatitudine in quelle parole che >> lodano la mia donna, perchè altro parlare è stato il mio? » E proposi di prendere per materia del mio parlare sem» pre mai quello che fosse loda di questa gentilissima. >> Da siffatta risoluzione del giovine Poeta vennero poi e la sua prima Canzone:

e il Sonetto,

Donne che avete intelletto d' Amore, 2

Amore, e 'l cor gentil sono una cosa; 3

1

e quest'altro, che mostra lo stile non che mutato e adulto di Dante, ma superiore già a quanto facevasi da' suoi contemporanei, e modello poi al più gentile di quanti lo segui

rono:

Vita Nova, pp. 27-29. 2 Vita Nova, p. 30.

3 Vita Nova, P. 34.

Negli occhi porta la mia donna Amore;
Per che si fa gentil ciò ch' ella mira:
Ov' ella passa ogni uom ver lei si gira,
E cui saluta fa tremar lo core.
Si che bassando il viso tutto smore,
E d'ogni suo difetto allor sospira :
Fugge davanti a lei superbia ed ira;
Aitatemi voi, donne, a farle onore.
Ogni dolcezza, ogni pensiero umile
Nasce nel core a chi parlar la sente;
Ond'è beato chi prima la vide.

Quel ch' ella par quando un poco sorride
Non si può dicer, nè tenere a mente,
Si è nuovo miracolo e gentile.

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Ma bella pure, e la più osservabile fra le poesie giovanili di Dante, è la Canzone citata. In un luogo del suo Poema, che avremo in breve occasione di recare, pare accennato, che questa non solo fu la prima Canzone, ma ancora o la prima poesia pubblicata, o almeno la prima che diventasse famosa, o che desse gran nome al Poeta. Ma un cenno anche più importante trovasi nella strofa seguente:

Angelo chiama nel divino intelletto 3

E dice: Sire nel mondo si vede
Meraviglia nell' atto, che procede
D'un' anima che insin quassù risplende.
Lo Ciel che non aveva altro difetto
Che d'aver lei, al suo Signor la chiede,
E ciascun Santo ne grida mercede.
Sola pietà nostra parte difende,
Chè parla Dio, che di Madonna intende:
Diletti miei, or sofferite in pace
Che vostra spene sia quanto mi piace
Là ov'è alcun che perder lei s' attende,
E che dirà nell' inferno ai mal nati:
Io vidi la speranza de' beati.

In questa risposta di Dio all' Angelo ed ai Santi contenuta.

1 Vita Nova, p. 35.

2 Vedi più giù, capo IV.

3 Verso fuor di misura, che altri invano si sforza di raccorciare, ed altri legge in divino. Ma il senso stesso migliorerebbe leggendo il o al; e parmi che la varietà delle lezioni, facendo dubbio il testo, debba far lecita la proposizione d'una lezione anche non trovata ne'codici.

Vita Nova, p. 30, 31.

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