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del Paradiso, la più nobile altezza di sentimento e di pensiero, che possa capire nel cuore umano. Ciò che tocca oro diventa: 1) le dottrine più astruse, i ragionamenti filosofici, le sottigliezze teologiche si rivestono nella sua mente di luce poetica.

Egli conosce profondamente i misteri delle anime e crea figure meravigliose di verità e in cui havvi la varietà stessa che è nella natura: da Ugolino a Mastro Adamo, da Farinata a Vanni Fucci, da Francesca a Sapia quale differenza di caratteri! Tuttavia queste figure sono ugualmente ben scolpite. Una ve n' hà che ci colpisce forse fra tutte, ed è quella di Dante stesso; egli ci appare ancor vivo, anzi fremente di vita nel dolore profondo del suo esilio, nella grandezza dell'anima sua, che non si abbassa mentr'egli va mendicando la vita a frusto a frusto, nelle sue ire di partigiano e nell' amore profondo per la patria che lo respinge, nelle estasi mistiche, nella pietà e nell' affetto, in lui profondo, come è violenta l'ira sua.

Com' egli conosce l'anima umana, conosce la natura, ch'egli deve aver studiata con profondo amore d'artista. Nessuno ha sentito come lui la malinconia del tramonto:

Era già l'ora che volge il disio

Ai naviganti e intenerisce il core,

Lo di che han detto ai dolci amici addio;

E che lo nuovo peregrin d'Amore

Punge, se ode squilla di lontano

Che paia il giorno pianger che si muore. 2)

Nessuno come lui ha sentito la dolcezza dell'alba, il tremolio del mare alla luce del sole nascente, la grazia dei fiori, che, dopo il gelo notturno, si aprono al primo raggio del giorno, lo splendore roseo dell' aurora nel cielo

sereno.

L'alba vinceva l'ora mattutina

Che fuggia innanzi, sì che di lontano
Conobbi il tremolar della marina. 3)

Quali i fioretti dal notturno gelo

Chinati e chiusi, poichè 'I sol gl' imbianca,
Si drizzan tutti aperti in loro stelo . . . .4)

Io vidi già nel cominciar del giorno

La parte oriental tutta rosata

E l'altro ciel di bel sereno adorno

1) LORENZO DE' MEDICI

2) Purg. VIII, 1-6.
3) Purg. 1, 115-117.

4) Inf. II, 127-129.

5) Purg. XXX, 22-24.

Trionfo di Bacco e Arianna.

5)

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Le bianche e le vermiglie guance
Là dove io era, della bella Aurora,

Per troppa etate divenivan rance. I'

Nessuno come lui senti la calma solenne dei pleniluni sereni, il mugzhio del mare in tempesta, la quiete delle giornate d'inverno sui monti, allorchè la neve cade nell' alpe senza vento: e la pace del mattino, quando il dolce colore d'oriental zafiro, accolto nel sereno aspetto dell' aere puro, fa ridere tutto l'oriente: nessuno vide come lui l'accendersi delle stelle nel cielo, il guizzare del lampo. lo spogliarsi del ramo che perde le foglie, l'abbarbicarsi dell'edera all'albero, lo scorrere dei ruscelli, la corsa di una stella cadente per li seren tranquil e puri, nessuno come lui senti la primavera:

E quale annunziatrice degli albori

L'aura di maggio movesi ed olezza,

Tutta impregnata dall' erba e da' fiori . . . . 2)

Con profondo occhio osservatore Dante studiò i costumi degli animali: le sue pecorelle che escono dal chiuso, formano un quadro in cui vedi la natura stessa:

Come le pecorelle escon dal chiuso,

Ad una, a due, a tre e l'altre stanno
Timidette, atterrando l'occhio e 'l muso,

E ciò che fa la prima e l'altre fanno,
Addossandosi a lei s'ella s'arresta,

Semplici e quete, e lo 'mperchè non sanno . . . .3)

E gli atti dei colombi non potrebbero essere più veri, nè meglio dipinti:

Come quando, cogliendo biada o loglio,

Li colombi adunati alla pastura,
Queti, senza mostrar l'usato orgoglio,
Se cosa appare ond' elli abbian paura,
Subitamente lasciano star l'esca,

Perchè assaliti son da maggior cura . . .

Gli esempi si potrebbero moltiplicare a centinaia, non solo pei quadretti in cui or l'uno, or l'altro animale è colto dal vero, ma pei grandi paesaggi come il lago Benaco a piè dell' Alpe, la cascata del Montone dall' Appennino sopra la Badia di S. Benedetto; la terra fra la Piave, la

1) Purg. II, 7-9.

2) Purg. XXIV, 145-147.

4) Purg II, 124-129.
5) Inf. XX, 61-81.

Brenta e Venezia, ove sorge il castello di Romano, la posizione d'Assisi ecc.; 1) per le scene indimenticabili, quali la nube sulla Carisenda a Bologna, l' arsenale a Venezia; per la natura dell' uomo descritta con evidenza, meravigliosa in tutti i tempi, miracolosa quasi ai primi albori della letteratura, che con Dante passa di repente dalla prima luce mattutina al più fulgido meriggio.

Nella potenza della parola l' Alighieri trova le pennellate più varie e smaglianti, i colpi dello scalpello, che fa uscire vivente la statua dal marmo, la melodia e l'armonia, che ridestano nell' animo tutti i sentimenti, dai più miti, ai più fieri. L'augello in tra l'amate fronde:

Posato al nido de' suoi dolci nati

La notte che le cose ci nasconde, 2)

è una compiuta pittura, ed una pittura magnifica è quella del gigante Anteo che si rizza:

E come albero in nave si levò. 3)

In alcuni bassorilievi del Purgatorio, la poesia gareggia colla scultura, e, più possentemente che nel marmo, è scolpita la figura altera di Sordello nei versi:

lasciavane gir, solo guardando

A guisa di leon quando si posa. 4)

Una magnifica statua è la figura di Farinata, che:

s' ergea col petto e colla fronte

Come avesse lo Inferno in gran dispitto. 5)

V'è la solennità di un'armonia stupenda, nell' inno che il Paradiso intuona alla Trinità e una melodia dolcissima nell' espressione della letizia di Dante a quel canto:

Al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo
Cominciò gloria tutto il Paradiso,

Si che mi innebriava il dolce canto.
Ciò ch' io vedeva mi sembrava un riso
Dell' Universo. 6)

Nel verso:

E come quei che con lena affannata 7)

si sente il respiro affannoso dell' uomo, che, uscito dal pelago

1) Par. IX, 25-30.
2) Par. XXIII, 2-3.
3) Inf. XXXI, 145.
4) Purg. VI, 65-66.

Par. XI, 43– 18.

5) Inf. X, 35-36.
6) Par. XXVII, 1-5.
7) Inf. I, 22.

alla riva, si volge ancor tremante di spavento e guata. Così sentiamo il cigolio dello stizzo verde, il cadere del corpo morto. Quali note potrebbero pareggiare la dolcezza di queste voci:

e poi cominciò: Ave

Maria cantando e cantando vanio,
Come per acqua cupa cosa grave. 1)

Chi non sente il sussurio dell'acqua ne' due versi stupendi :

Udir mi parve un mormorar di fiume

Che scende chiaro giú di pietra in pietra?2)

Anche qui gli esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito: dal fragore delle tempeste infernali, dagli urli e le bestemmie dei demoni, al canto rassegnato e mesto delle anime penitenti, alla letizia piena della gloria celeste, Dante trova come le immagini che ci fanno vedere, i suoni che ci fanno sentire quel ch' egli canta. Si disse (Schelling) che nella prima cantica il Poeta scolpisce il suo concetto, nella seconda lo colora, nella terza lo musica; ma è più giusto affermare che in tutto il Poema, si rivelano ammirabilmente queste qualità di Dante, sempre in relazione alla natura del soggetto ch'egli canta. Eppure in tanta potenza, è somma la semplicità: poche parole bastano, a formare un quadro, chè, colla divinazione del genio, ad ogni idea Dante trova l'espressione caratteristica, così che pare l'idea non si potesse esprimere altrimenti. Come è forte l'anima sua, forte è il suo stile; il Petrarca lo pareggiò nella grazia e nella dolcezza, nessuno lo ugua gliò nel vigore, nella varia potenza dell' ingegno, che, dal sublime, sa scendere al comico, e dal patetico passare alla satira con arte unica. La Divina Commedia ha di comico bellissimi esempi: basterà citare i diavoli beffati da Ciampolo di Navarra 3) e Belacqua. 4) Assai spesso il comico è velo allo sdegno che prorompe di poi nella satira, nell'ironia e nel sarcasmo; ricordiamo i versi:

Godi Fiorenza, poi che se si grande

Che per mare e per terra batti l'ali,

E per lo Inferno il nome tuo si spande. 5)

Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
Di questa digression che non ti tocca

1) Par. III, 121-123.
2) Par. XX, 19 20.

4) Purg. IV

5) Inf. XXVI, 1-2.

6)

La satira dantesca ha una potenza insuperata che deriva dalla forte e virtuosa commozione del Poeta di cui l'anima si ribella dinanzi ad ogni bassezza; e più potente che mai è nelle scene drammatiche ove il vizioso, il vile stesso vivo e operante è chiamato al tribunale di questo austero giudice che è l'Alighieri.

Le similitudini dantesche furono lungamente ed accuratamente studiate; e se taluna è difettosa per sproporzione, o poca rispondenza delle parti, moltissime, quasi tutte anzi, sono inimitabilmente belle. Qualche oscurità, causata da troppo ardire, qualche stranezza, qualche sconvenienza e crudezza di lingua, d'immagini, di stile; e in alcuni canti il predominio di questioni scolastiche sono i soli difetti del Divino Poema.

Dante è il più sincero fra i poeti, grande nell' opera sua, perchè grande nella vita e nell' anima, immortale come la verità umana da cui la sua poesia è ispirata: << Nessun poeta altro nel mondo (a te sia anche questa gloria, o patria, o Italia) ebbe la conscienza eroica di Dante. Senza mai un'ombra d'interesse privato, questo mendico superbo va pensoso e sdegnoso per le terre d'Italia cercando non pane o riposo, ma il bene di tutti. »1)

Dante, che tutta Italia chiama il suo poeta, è un vincolo di nazionalità e un simbolo dell' unità della patria.

« Il nome di Dante ha suonato sempre e suona nelle nostre famiglie, nelle scuole, nelle piazze stesse e ne' campi alle plebi lavoratrici, come un che di supremo in cui si raccoglie quanto ha di più geniale, di più domestico, la mente e il cuore della nazione, quanto di più intimo e perenne è nelle tradizioni di lei. » 2)

Nella vita Nuova è la parola dell' Alighieri, chè essa è l'opera di un uomo il quale parla di sè e per sè; nella Divina Commedia vi ha la parola, il pensiero, il sentimento di un popolo intero, la parola, il pensiero, il sentimento italiano.

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