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CAPITOLO V.

IL PURGATORIO

Posizione e forma. Suddivisione del Purgatorio: Antipurgatorio, Purgatorio propriamente detto, Paradiso Terrestre. Riassunto del viaggio traverso il Purgatorio. Gli undici scaglioni del Purgatorio. Relazione fra i peccati e le penitenze. — La divina foresta. Matelda. Apparizione di Beatrice. ed Eunoè. Caratteri della seconda Cantica.

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Lete

Gerusalemme, centro morale dell'umanità, consideravasi pure come il centro geografico del continente consacrato all'abitazione degli uomini. 1)

Dalle sorgenti dell' Ebro alle foci del Gange, dalle estremità della Norvegia a quelle della Etiopia, la terra formava quasi un emisfero, 2) l'altro era coperto dal mare; e però un pensiero divinatore faceva sognare al di là delle Colonne d'Ercole altre regioni lontane, protette da un superstizioso terrore, nudrito da vecchie leggende, contro l'audacia de' naviganti. 3) Messe fuori dalla esplorazione positiva, queste contrade antipode diventavano dominio ed asilo delle allegoriche immaginazioni. Era ben naturale d'indicare ivi situato il Paradiso Terrestre, omai inacessibile: era bello il contrapporre il luogo, in cui l'uomo nacque per perdere la propria stirpe, a quest' altro luogo sacro, dove il Figliuolo dell' uomo morì per salvarla. Così il Monte Eden ed il Monte Sion erano come i due poli del mondo, e sostenevano l'asse sul quale si compiono le sue religiose rivoluzioni. Ed era bene il popolare di nuovo, mettendovi le pene del Purgatorio, espiatrici del peccato, questa terra primitiva, fatta deserta per il peccato medesimo. » 4)

1) Purg. II, I e XXVII, 1.

2) Inf. XXXIV, 42.

3) Inf. XXVI, 27; Par. XXVII,

28.

4) A. F. OZANAM - Dante e la Filosofia cattolica nel XIII Secolo

sione Italiana con note di P. Molinelli.

- Ver

Milano, Soc. Tip. de' Classici Ita

Nell' Oceano, antipoda a Gerusalemme, sorrisa dal cielo d'un dolce colore di zaffiro orientale, battuta dalle onde, Dante immagina un'isoletta sulla quale s'innalza un monte, e in vetta ad esso verdeggia una divina foresta spessa e viva: l'isola è il Purgatorio, il bosco il Paradiso Terrestre. Sulla montagna, sofferenti, ma confortate dalla speranza e belle di rassegnazione e d'amore, le anime pentite purgano i peccati, e su di loro scintilla il cielo come una promessa, battono l' ali bianche intorno gli angeli, ufficiali di Dio, e mille voci di spiriti fanno echeggiare un coro soave che si leva alto nella serenità immensa, cui aspirando tendono le mani e le fronti e s'innalza la speranza:

Come dicesse a Dio: D'altro non calme. 1)

Quando Lucifero precipitò dal Paradiso, sprofondando sino al centro della terra, il terreno da lui smosso lasciò libero il varco dell' Inferno, ricorse in su e formò quell'isoletta, il monte della quale ha forma conica come il baratro d'Inferno. Secondo il De Gubernatis questo monte è il Picco d'Adamo nell'isola di Seilan; 2) secondo tutti gli altri critici è immaginario. Allegoricamente il Purgatorio rappresenta la via che l'uomo deve tenere, quando, conosciuti i vizi ed i mali che ne derivano, vuol ricondursi alla virtù nella quale sta il bene.

Il Purgatorio dantesco si compone di undici balze o scaglioni, compreso il piano dell' isola, e, come l' Inferno, ha tre grandi parti: Antipurgatorio, Purgatorio propriamente detto e Paradiso Terrestre. L' Antipurgatorio comprende quattro balze, su cui stanno le anime de' contumaci alla Chiesa, le quali devono rimanervi trenta volte il tempo in cui furono scomunicate; le anime che indugiarono fin al momento della morte li buon sospiri del pentimento, e queste vi restano altrettanto tempo quanto ne vissero; le anime di quelli che non pensarono a Dio, se non quando morte violenta li colse, e finalmente gli spiriti che, cercando la gloria di questo mondo, dimenticarono l'eterna. I prieghi devoti e i sospiri de' viventi, possono però condur più presto le anime a ber lo dolce assenzio de' martiri, abbreviando il tempo che son condannate a rimanere nell' Antipurgatorio. Nel Purgatorio propriamente detto, si purgano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola e lussuria. L'accidía è nel

1) Purg. VIII, 12.

2) Il Purgatorio di Dante dichiarato ai giovani (Firenze, Nicolai, 1889).

mezzo, sotto di essa vengon puniti i vizi, che hanno origine dall' amore del male: superbia, invidia ed ira; di sopra quelli causati da un amore disordinato del bene: avarižia, gola e lussuria. L'ordine dei peccati è inverso a quello dell' Inferno: in questo i poeti incontrano dapprima coloro che peccarono men gravemente, poi, di mano in mano, i colpevoli di peccati maggiori; in quello invece, si comincia dalle colpe più gravi e si trovano, di man in mano, le più leggiere. Da principio la montagna, è grave, ma, come si sale, l'andare è più leggiero. Vergilio, dolcissimo padre, è sempre guida a Dante fino al Paradiso Terrestre.

Ai piedi della montagna, sta Catone, dall' aspetto venerando, ed è scelto dall' Alighieri a custode del Purgatorio, benchè pagano, come tipo dell' uomo virtuoso. Per ordine del vegliardo, Vergilio lava a Dante il viso colla rugiada, a fine di levarne le traccie della fuliggine infernale (simbolicamente: nel Purgatorio non deve esistere neppur la memoria della dannazione), e lo corona con un ramo di giunco (questo, pieghevolissimo, simboleggia l'arrendevolezza alla divina volontà). Sul mare si avvicina un angelo luminoso, il quale guida una barca snella e leggiera procedente non per forza di remi o di vele, ma per volere celeste. È il secondo angelo della Divina Commedia; il primo è quello d'aspetto sdegnoso, che nell' Inferno apre ai poeti le porte della città di Dite. Dalla barchetta scendono molte anime che la penitenza renderà degne del cielo; furono raccolte dal messo di Dio alla foce del Tevere e guidate alla sacra isoletta; come le perdute convengono sulle rive d' Acheronte per esser tratte all' Inferno dal nocchiero della livida palude; fra di esse Dante riconosce Casella, musico fiorentino. Nella balza degli scomunicati è Manfredi, dipinto con due versi indimenticabili:

Biondo era e bello, e di gentile aspetto, Ma l'un de' cigli un colpo avea diviso. 1) Buonconte da Montefeltro e la Pia de' Tolomei stanno nel terzo giro dell' Antipurgatorio, e nel quarto v' ha Sordello poeta mantovano.

Nel Purgatorio si entra per una porta fulgida come diamante, cui sottostanno tre gradini: bianco il primo simbolo del candore, il secondo di una pietra ruvida ed arsiccia, simbolo del pentimento, il terzo di porfido fiammeggiante, che rappresenta l'amor di Dio. Sulla porta

sta l'angiolo della penitenza, vestito d'un color di cenere; tiene in mano le due chiavi del Purgatorio, una d'argento e l'altra d'oro, simboleggianti la scienza e l'autorità del sacerdote; colla punta della spada, egli segna sulla fronte dell' Alighieri sette P (i sette peccati) che scompaiono uno ad uno al ventilare delle ali degli angioli quando i poeti passano da un cerchio all' altro. Nel primo cerchio del Purgatorio la ripa è tutta di marmo candido, scolpito a basso-rilievi rappresentanti esempi d'umiltà ed esempi di superbia punita: l'Annunciazione di Maria, il trasporto dell' arca da Gabaa a Gerusalemme fatto da Davide, Trajano Imperatore e la vedovella che gli chiede vendetta. Qui son puniti i superbi, i quali debbon meditare su questi esempi, pena morale cui si aggiunge la pena materiale di portar pesi gravissimi, pei quali camminan curvi e contratti si che sembrano cariatidi. La penitenza si fonda sul principio del contrapasso: questi superbi nel mondo vollero portare la testa troppo alta, a forza abbassan qui la fronte. Sulla seconda balza stanno gl' invidiosi, e quegli occhi che mirarono gelosamente il bene altrui, sono ora chiusi e cuciti con un fil di ferro; un cilicio vile copre questi spiriti che debbono sorreggersi l'un l'altro, all'opposto di quel che fecero in terra. In questa balza voci aeree gridano esempi famosi di carità: Maria alle nozze di Cana, Oreste. Sul terzo scaglione coloro che nel mondo si lasciarono offuscare la mente dall' ira, sono avvolti in un fumo oscuro e densissimo che li accieca, come quella passione li acciecò, e vedono esempi di mansuetudine: Maria che trova Gesù nel tempio, Pisistrato, S. Stefano lapidato; ed esempi d'ira funesta: Aman crocifisso, Lavinia che piange sua madre Amata. Nel quarto cerchio gli accidiosi purgano, correndo continuamente, il loro peccato. Dopo un simbolico sogno, Dante sale alla quinta balza, dove gli avari giaccion a terra, gridando fra i sospiri alcune parole d'un salmo: Adhæsit pavimento anima mea (La mia anima fu attaccata alla terra); pensarono soltanto alle cose del mondo ed hanno perció la faccia rivolta al suolo e le mani ed i piedi legati, così che non possono rialzarsi. Qui s'odono esempi di virtuosa povertà: Maria, Fabrizio, S. Nicolò Vescovo di Mira; ed esempi di avarizia punita: Pigmalione, Mida, Acam, Anania e Safira, Eliodoro, Polinestore e Crasso. Secondo alcuni commentatori in questo cerchio stanno anche i prodighi.

Trema lo monte come cosa che cada e d'ogni intorno si leva un inno: Gloria in excelsis Deo: un' anima, purgate le sue colpe, sta per salire al cielo: è quella di Stazio,

poeta latino, che s'accompagna a Vergilio ed all' Alighieri. Sulla sesta balza havvi un albero:

Con pomi ad odorar soavi e buoni, 1)

il quale va digradando in senso opposto agli alberi della terra, e cioè per l'ingiù, affinchè nessuno possa salirvi; dall'alta roccia cade un liquore chiaro che si spande sulle foglie, dalle quali esce una voce gridando esempi di temperanza: Maria, le Romane antiche, Daniello, S. Giovanni Battista. Qui si purgano i golosi ed è loro tormento l'odore dei frutti e la vista delle acque che non possono toccare. Finalmente sul settimo scaglione i lussuriosi si purificano tra le fiamme, simbolo della loro ardente passione. Dante deve attraversare l'incendio ed esita sgomento: Qui può esser tormento, non morte »> gli dice Vergilio « ricordati, ricordati »; ma il terrore è troppo grande e l'Alighieri rimane immobile ed ostinato, fino a che il poeta latino riesce a persuaderlo coll' affettuosissimo argomento:

Tra Beatrice e te è questo muro. 2)

«

Come Dante fu dentro, in un bogliente vetro gittato si sarebbe per rinfrescarsi; immagine potentissima, che dà una viva idea di quell' ardore senza metro.

Giungono al Paradiso Terrestre in vetta al monte; la prima parte del viaggio dantesco è compiuta, e Vergilio dice a Dante :

Non aspettar mio dir più, nè mio cenno:
Libero, sano e dritto è tuo arbitrio,

E fallo fôra non fare a suo senno;
Perch'io te, sopra te, corono e mitrio. 3)

Dante, espiate le sue colpe, è giunto alla perfetta felicità della vita attiva, e dev' essere pienamente libero. La divina foresta è tutta olezzante, vi spira un'aura dolce, sempre uguale, che fa piegare le fronde verso occidente dove, in quell' ora mattutina, cade l'ombra del monte. Gli uccelli cantano tra le foglie, che li accompagnano col loro stormire; un fiumicello scorre, piegando appena l'erba colle picciole onde; alla riva di esso Dante si ferma, e di là gli appare una donna soletta, che se ne va cantando e cogliendo fiori: è Matelda (in cui taluni vogliono ravvisare Matilde di Canossa) che simboleggia la vita attiva.

1) Purg. XXII, 132.
2) Purg. XXVII, 36.

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