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PREFAZIONE

B

ENCHÈ nella Divina Commedia ogni epoca, ogni secolo e quasi ogni uomo, possa trovare argomento di nuovo studio, le opere che la riguardano sono così numerose, che parrebbe inutile si accingesse a trattarne altri che un grande critico. Nè io pretendo portar contributo alla dotta letteratura dantesca, spero tuttavia che il mio lavoro trovi indulgenzą per lo scopo tutto popolare e didattico che mi proposi: quello di dare un' idea, soltanto generale sì, ma chiara del Poema e di farne gustare le bellezze agli alunni delle scuole normali e in particolare alle allieve-maestre.

D'altre opere letterarie i giovanetti debbon conoscere qualche brano soltanto, di questa invece, l' insieme ammirabilmente uno ed armonico, dove sono esempi di tutte le forme letterarie e d'ogni più alta poesia; nessun precetto, come nessun altro esempio, potrebbe aver tanta efficacia per insegnar a pensare, a scrivere, a gustare il bello. dell'arte. La Divina Commedia, disse il Mamiani, rimase per tante generazioni ed è ora più che mai nella venerazione profonda degl' Italiani, non pure come capo-lavoro di arte poetica, ma come libro magistrale e documento perpetuo del vivere loro civile. Ed il Foscolo scrisse che

l'Alighieri gli era stato maestro non solo di lingua e di poesia, ma di amore alla patria, di fortezza nella sventura, di longanimità nelle imprese. Infatti lo studio della Divina Commedia è insieme altissima educazione letteraria ed educazione morale, perchè la grandezza di Dante è assai più che semplice grandezza di erudito, di letterato, è vera grandezza di artista, che ha fondamento nella nobiltà del carattere, nella forza dell' anima: sublime il poeta, perchè eroico l'uomo. Tale studio rivela le più alte idee nella più mirabile perfezione della forma; i secreti, la vita di tutta l'anima nella plasticità dell' arte vera, che è insieme pensiero, armonia e pittura; poesia universale, perchè umana; nazionale, perchè intimamente, sinceramente italica. « E veramente è un uomo in quel libro » disse Isidoro Del Lungo, io direi: In quel libro è una nazione, è l'Italia.

Fu spesso ripetuto che Dante è per noi un vincolo di nazionalità, che alle più infelici epoche della storia nostra corrispose l'abbandono e l'oblio del grande Poema, mentre lo studio accurato di esso in ogni tempo fu presagio di grandezza; perciò ufficio dell' educatore e del critico è preparare il popolo a comprendere il suo Poeta. Ma perchè tale studio riesca veramente proficuo, è necessario che sia tanto serio, quant'è possibile nei limiti della scuola, e che si tenga a giusta ed eguale distanza dalle fantasie degli estetici puri e dalle minuzie e dalle sottigliezze dei critici puramente eruditi; è necessario che da un lato si fondi sopra una critica obbiettiva e positiva, ricca di cognizioni e di notizie, dall' altro guidi la mente a gustare la bellezza estetica e a comprendere la bellezza morale.

Mio proposito fu quello di far conoscere gli episodi principalissimi delle tre Cantiche, quelli che rimasero quasi come ombre gigantesche nella stessa fantasia del popolo, presentandoli come in grandi quadri, ognuno dei quali lumeggiasse in particolare una delle più importanti figure dantesche. Non mi occupai quindi d'immagini, di similitudini, di descrizioni, di sentenze, che devono tut

tavia esser conosciute dalle maestre; ma il professore, all'opera del quale il libro non è che un aiuto, potrà indicare quelle che crederà più opportune.

Presupposi già spiegate dall'insegnante la vita e le opere minori del Poeta; e negli episodi, come nelle generalità, mi parve utile abbondare in notizie ed osservazioni, affinchè lo studio non riuscisse arido e perchè penso che i libri scolastici debbono esser tali che gli alunni, anche lasciata la scuola, vi possano trovare quasi l'eco delle parole del maestro: la spiegazione, l'aiuto, il consiglio amorevole.

Mi valsi dei più reputati fra i critici moderni: del Carducci, d'Isidoro Del Lungo, del D'Ancona, del Bartoli, dello Scartazzini, del Rajna, del Casini ecc., senza però trascurare i meno recenti e gli antichi; e per quanto riguarda gli episodi di Francesca, di Farinata, di Pier della Vigna e di Ugolino, dei noti bellissimi saggi del De Sanctis che avrei volontieri in gran parte riprodotti.

Vorrei che la conoscenza delle più grandi figure dantesche facesse nascere nei giovanetti il desiderio di una lettura compiuta ed accurata del Poema.

Io non sarò forse riuscita nell' intento, chè l'impresa è ardua certamente; ma:

Forse dirietro a me con miglior voci
Si pregherà perchè Cirra risponda. 1)

EMMA BOGHEN CONIGLIANI

1) Par. 1, 35-36.

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