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Proprietà Letteraria riservata all' Autrice

Egregia Signora

PQ4390
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Rispondo un po' tardi alla sua gentilissima, causa una assenza di parecchi giorni da questi posti. Ricevetti regolarmente dall'amico Namias i fogli della sua nuova pubblicazione: ne lessi gran parte: Ella è squisitamente cortese e buona verso di me: La ringrazio di cuore, e la ringrazio anche del suo pregevole studio sulla Carmen Sylva.

Leggendo la illustrazione che Ella viene facendo delle pitture Dantesche più grandiose, mi risorge davanti l'imagine di Tommaso Zauli Saiani, quando noi giovinetti ascoltavamo, ammirati, da lui la esposizione di quei canti che la scuola, chiamata allora in Forlì e altrove di eloquenza, spiegava agli alunni degli studii classici. Il Saiani, esule per vent'anni, poeta, oratore, soldato, insegnante, allievo volontario di Gustavo Modena, aveva dedotto dal suo grande maestro il metodo di recitare e di commentare pubblicamente l' Alighieri. Innanzi tutto egli esponeva verbalmente il soggetto racchiuso nei versi del poeta, dando ragione de' luoghi, dei tempi, della storia, degli avvenimenti, de' personaggi, lumeggiando con fine analisi psicologica le figure principali; quindi, passava alla

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recitazione delle terzine Dantesche, colorendo mirabilmente ogni cosa, e facendo del testo quasi un commento vivo..... Non è a dire come la nostra mente, già prima condotta a conoscere nell'insieme le cose descritte e già innamorata del soggetto, si levasse così col Saiani alle sommità del Divino Poeta, sentendo tutta nell' anima la bellezza dell'arte sua e delle sue ispirazioni. La S. V. potrebbe leggere anche oggi un volumetto del Saiani: Dante Vaticinatore, nel quale egli raccolse de' suoi commenti quelli che in particolar modo illustravano le allegorie politiche della Divina Commedia, se pure le precipitose e forse provvidenziali alluvioni dei tempi e degli uomini nuovi non avessero dispersa anche questa fra le tante altre produzioni della Italia risorgente.

Ora io vedo con piacere che il metodo del Saiani, per spontanea intuizione della S. V., rifiorisce in queste pagine, rinfrescate nelle correnti limpide e copiose della critica moderna e vivificate in uno stile che è pieno di sentimento e di vigore. Credo fermamente che gli allievi delle scuole normali e i giovani, in generale, leggendo queste sue descrizioni e i commenti e le notizie da Lei qua e là innestate con acume, con dottrina e con giusta parsimonia, o, meglio, ponderandole. mercè la scorta del professore, saranno presi dal desiderio di leggere e di gustare l'immortale poema, anche un po' più di quanto confessava il buon Frassi nel ricordo biografico di Giuseppe Giusti: tanto meglio poi se il professore saprà recitarne efficacemente alla scolaresca i canti più pittoreschi, i passi più sublimi o patetici. Ma pur troppo questa abilità del recitare e del legger bene è di pochissimi, come anni fa asseriva il Franceschi, e come ripeterono oggidì il Rasi e il Giacosa.

Aggiungo ancora che questa sua diligente e amorosa fatica attorno al poema nazionale tornerà profittevole non

solo ai giovinetti delle scuole, ma a chiunque voglia mettersi dentro alle cose meravigliose e terribili del viaggio Dantesco; Ella porterà così un utile contributo allo studio popolare del nostro massimo poeta. E siano pur lodati i compilatori dei nuovi programmi per le scuole di magistero che prescrissero, insieme colla lettura e i commenti dei canti e degli episodii più osservabili, una sufficiente conoscenza delle tre cantiche. Giacchè lo studio del Divino Poema non solo, fatta ragione dei tempi, è altissima scuola di politica e di morale, ma di educazione grande del carattere nazionale, che si afferma potentemente nelle forme plastiche della imagine e della idea.

Da qualche tempo un ribollimento di scrittori nuovissimi, nel desiderio, dicono essi, di allargare il contenuto dell'arte, e il principio in sè è buonissimo, si affannano senza bastevole tirocinio de' nostri classici, senza aver preparato di ben saldo acciaio, come direbbe il Taine, il crogiuolo, in cui stemperare e fondere i diversi metalli, a correre sulle traccie delle letterature moderne straniere, anzi di qualche poeta e prosatore straniero, oggi più in voga, ne suggono qualche po' d'umore, ruminandolo poi e riproducendolo in una specie di poltiglia senza sapore e senza odore; il che significa, a dirla fuori del linguaggio figurato, in uno stile senza fisonomia propria e nazionale. Nè valse contro cotesti snaturatori dell' arte patria l'opera energica e degna di Giosuè Carducci e di altri pochi che gli furono seguaci nelle inspirazioni e nel metodo, o che, cresciuti alla sua scuola, ne tradussero i principii sul campo battagliero del periodico e del giornale.

Io dico dunque che anche perciò merita lode cordiale chi cerca di propagare nelle scuole e fuori lo studio dell' Alighieri; eminentemente educatrice è l'arte in genere, e quella

della parola poetica in ispecie, giacchè il sentimento e l'imagine trovano con mirabile rapidità nel segno fonetico del vero la loro forma sensibile e duratura, più vibrata e più schietta. E Dante, per noi italiani, anche nello stile è il tipo permanente del genio e del carattere nazionale. Mi duole soltanto di non poter raccomandare autorevolmente ai nostri giovani questi propositi santi; ma la mia piccola voce, ove pure desse un suono più elevato, sarebbe superflua; l'arte grande, l'arte vera, ha parlato sempre al cuore dei giovani: basta saper volgersi a loro con sincero e affettuoso invito, e nel caso nostro l'invito affettuoso e sapiente è il libro che la S. V. venne preparando.

Aggradisca dunque, Gentilissima Signora, che io senz'altro mi sottoscriva con profonda stima e con ossequio di Lei

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