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più indietro citato, ha per iscopo di far risorgere, ponendolo sulla giusta via, il grave quesito del compimento della facciata della celebre basilica petroniana, la cui costruzione è fattore tanto importante per la storia civile ed artistica di Bologna.

(89) La torre del Podestà, costruita nel 1264, sessant' anni dopo del palazzo eretto sul cominciare del secolo XIII e nel quale stette prigioniero e vi mori Enzo figlio di Federico II imperatore.

(90) Ariosto.

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NERONE

NELLA LEGGENDA E NELL'ARTE (

- un

Si è detto molto di Nerone; molto si è scritto su questo Imperatore. Si è osservato da taluni che la sua tirannia doveva esser stata intelligente, perchè avea saputo scegliere titolo; un nome illustre; una grande fortuna; un po' di gloria militare; qualche popolarità presso i soldati; qualche resto di abitudine romana; qualche velleità di stoicismo esser stati sufficienti per cadere sospetti chi non era nè troppo ricco;

(*) Questa memoria non è che un Capitolo di un'opera di non lontana pubblicazione intitolata: «Nerone nell' Arte. »

Credo conveniente di sopprimere ogni citazione in questo breve studio, per non dover rimandare il lettore (con poco suo vantaggio) ad ogni momento alle Note, per conoscere i fonti, ai quali ho attinto, o le autorità, nel nome delle quali appoggio molte delle mie deduzioni.

Non tralascio però di far cenno dell'opera magistrale del Graf: Roma nella Memoria e nelle Immaginazioni del Medio Evo (2 vol. Torino, Loescher, 1883) e dell' Articolo così brillantemente scritto dal Co. Gnoli « Nerone nell'Arte contemporanea (Nuova Antologia, 1876, vol. III, ser II)», dalla lettura del quale mi è sorta l'idea del lavoro, a cui sto da lungo tempo attendendo.

Così pure tralascio di ricordare le opere d'arte sia letteraria che plastica, che per questo studio devo passare in esame tanto pel periodo dell'arte antica che per quello della contemporanea; perché in questa Memoria ciò non riuscirebbe che un inopportuno elenco di nomi di autori, o di soggetti di drammi, di romanzi, o di quadri.

nè troppo illustre; nè troppo attivo; nè troppo importante; nè parente troppo vicino; nè troppo temuto da Nerone aver potuto campare la vita senza paura che l'Imperatore ponesse gli occhi su lui.

Si ripetè da altri che la sua tirannia fu più ragionata di quella di Cajo; e ciò può esser vero, quando però si ricordi che del mandato d'Imperatore egli non ha mai conosciuto altro che la potenza commessa nelle sue mani.

Certo è che la politica fu per lui un'arte da cui aborri o sempre, o quasi unico suo scopo, termine ultimo di tutte. le sue aspirazioni l'esser ammirato sempre, dappertutto : unico bisogno della sua vita le sensazioni potenti, i rafinamenti, la pompa, la magnificenza senza limiti. Di qui la mania ch'egli ha avuto per gli spettacoli; di qui tanti atti della sua vita, che fornirono materia di spettacolo alla plebe di Roma; di qui finalmente lo spettacolo supremo Nerone artista che sale le scene e percorre l'impero come un comico in viaggio.

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Tutta la sua vita si può dire uno spettacolo continuo, vario; una continua ebbrezza dei sensi; un desiderio sempre crescente di attuare cose incredibili. Cosi i giuochi istituiti o rinnovati Neroniani, Giovanili, Massimi così il lusso insensato, che costó a Roma la somma di circa trecentonovantadue milioni di lire italiane le prodigalità le insolenti scorrerie notturne per Roma la persecuzione dei Cristiani la Domus aurea, della quale per completare soltanto una piccola parte Ottone spese circa dieci milioni di lire le terme di Roma il Colosso l'acquedotto, che dovea condurre espressamente l'acqua nel suo palazzo ed alimentarne le fontane - gli onori a Tiridate, che costarono all'Impero un miliardo e cento milioni di sesterzi il viaggio in Grecia -- la libertà concessa all'Acaja le vittorie nelle gare dello Stadio e dell'Ippodromo gli ingressi trionfali per le mura smantellate della città gli archi trionfali che si è fatto erigere in Campidoglio ed altrove, quando Corbulone otteneva le sue splendide vittorie in Armenia, mentre egli gozzovigliava a Roma -le milleottocento corone, guadagnate in Grecia, e portate in

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trionfo su carri attraverso mezza Italia i progetti di abolir completamente le imposte dovute allo Stato - i progetti di convertir Roma in un porto di mare; di tagliare l'istmo di Corinto, e di unire con una fossa Ostia al lago di Baja le lotterie pubbliche gratuite - le orgie nello Stagno di Agrippa o nel Tevere gli incredibili atti di lussuria che commetteva, o faceva commettere i tumulti sollevati o fomentati in teatro durante le rappresentazioni col gettare addosso agli spettatori delle panche od altro tutto questo, e il molto ancora che gli storici riportano della sua vita e che sarebbe troppo lungo enumerare, ci mostrano a suficienza che lo sforzo supremo di Nerone, di questo « incredibilium cupitor (come con meravigliosa sintesi l'ha chiamato Tacito) era quello di realizzare quanto gli dettava la sua immaginazione in delirio.

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Nessuna meraviglia quindi che la mania degli spettacoli il bisogno di emozioni, insoddisfatto sempre, gli suggerisse il modo di procurarsene altre, che fossero più forti, e più conformi alla sua natura avida dell'ammirazione di tutti; quelle cioù ch'egli saprebbe suscitare nel pubblico, e quindi susciterebbe in sè stesso; le emozioni, voglio dire, della scena.

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- non

Io non dirò se Nerone fosse veramente artista; ripeterò collo Zendrini, che in lui l'amore alle arti non fosse altro che mostruoso egoismo, come il resto; che dell'arte non sentisse se non quel tanto ch'egli avea o abborracciato o comandato ; non ricercherò se l'arte rispondesse ai tentativi dell'Istrione coronato, troppo scarse essendo le deposizioni degli antichi storici; ma è certo ch'egli la formò soggetto di tutta la sua vita, e che solo allora si ritenne contento quando potè salire le scene; suonar la lira; declamare o cantar versi composti da lui; danzare; rappresentar tragedie; e quando potè credere che tutto il popolo radunato nel teatro fosse rapito dalla sua voce, dai suoi talenti musicali o drammatici a tal punto, da far subissare anche l'edificio sotto i suoi applausi.

Curioso è poi ancora il fatto, ch'egli aveva presa sul

serio la sua vocazione di artista; credeva proprio che il pubblico fosse entusiasta dei suoi trionfi; dimenticava perfino, quando era in teatro, d'essere imperatore; egli che aveva detto che nessuno mai prima di lui aveva saputo fino a che punto potesse arrivare la potenza di un Cesare; impallidiva ; tremava, se mai avesse sbagliato, se la lira gli fosse caduta di mano, se una mossa non fosse riuscita bene; e si prostrava davanti alla plebe invocandone il perdono aveva gelosia dei suoi rivali; cercava ogni modo per accarezzare i giudici dei concorsi, nei quali avesse preso parte; aveva paura perfino, del loro verdetto; li corrompeva in ogni guisa con regali; qualche volta perfino si proclamava da sè vincitore; si credeva insultato nella sua qualità di artista, se qualcuno (stanco di star tante ore ad annoiarsi al teatro) avesse tentato di andarsene ed anzi, mentre era abbastanza tollerante contro qualunque satira gli fosse stata lanciata, diveniva furente se si fosse insultato alla sua divina voce, od ai suoi alti pregi di artista.

E questa velleità dell' arte non lo ha abbandonato un istante in tutta la sua vita. Non parlo dei modi ridicoli, che egli ha usato per conservare la sua voce; ricordo solo che avea formato il progetto, quando intese che Galba era stato fatto Imperatore, di recarsi in Alessandria a vivere dell'arte sua, perchè egli diceva che l'artista vive dovunque; e, quando la prima volta a Napoli seppe della insurrezione della Spagua contro di lui, non abbandonò lo spettacolo gladiatorio, a cui assisteva; si scusò per lettere col Senato se non poteva venire a Roma per una raucedine; come se (aggiunge Dione) anche allora qualche cosa si fosse dovuto cantare; fece dei versi satirici contro i capi della rivolta e li cantò con gesti da buffone; arrivato a Roma, convocó alcuni dell'ordine Senatorio ed Equestre, non per consigliarsi sulla gravità dei fatti avvenuti, ma per dir loro ch'egli avea trovato (Dione riporta le sue testuali parole) come meglio e in modo più canoro suonar possa un organo idraulico; e, quando intese che anche le Gallie con Vindice s'erano unite nella rivolta, avea pensato

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