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morire tante cose belle intorno a sè e, stanco di piangere, si duole perché, morta lei, non è morto lui pure:

.. Dunque sei morta,

O mia diletta, ed io son vivo, ed era

Pur fisso in ciel che quei sudori estremi
Cotesta cara e tenerella salma

Provar dovesse, a me restasse intera
Questa misera spoglia?

O non era forse meglio morire con lei, che, superstite, esser condannato a gemere così a lungo sopra i sepolcri che la morte avea scavati intorno a lui?

Tanto, giovine, egli si sentiva vecchio, oramai :

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Il destino de' due cuori è la tragedia universale. Poi viene il colloquio appassionato d'amore. Il giovine, che si dichiara vecchio, sente nel cuore tutto l'ardore dei vent'anni, sente l'amore, e, nel delirio della passione, vuole che la fanciulla de' suoi sogni abbia amato lui come lui amò lei, vuole che, almeno, ella abbia sparso una lacrima sugli anni suoi giovanili, pallidi giacinti sfioriti prima che l'erbe inaridisse il

verno:

dimmi: d'amore

Favilla alcuna, o di pietà, giammai
Verso il misero amante il cor t'assalse,

Mentre vivesti? Io disperando allora
E sperando traea le notti e i giorni;
Oggi nel vano dubitar si stanca

La mente mia.

Ma la giovinetta, nota il De Sanctis, non ha emozioni. Sul suo viso è l'immobilità del suo destino. Parla come una legge o un oracolo. Quella sua tristezza è monotona, come l'impassibile voce del vero. E parrebbe un'astrazione intellettuale, se un'aria di dolce rassegnazione e di affettuosa pietà non desse alla sua tristezza una certa grazia come di donna viva e bella :

Io di pietade avara

Non ti fui, mentre vissi, ed or ́non sono,
Che fui misera anch' io. Non far querela
Di questa infelicissima fanciulla.

E basta questo, perchè il giovine, nel cui seno la vita ribolle, si esalti e, sventurato Consalvo, preghi, con tutto l'ardore del desiderio, ch' Ella gli porga la sua destra a baciare. Egli prega per le sventure che i loro cuori soffrirono, prega per l'amore da cui si sente consumare, per il diletto nome di giovinezza, per la perduta speranza dei loro giorni:

Ed ella, in atto

Soave e triste, la porgeva.

E la tragedia incomincia:

Quando colei, teneramente affissi

Gli occhi negli occhi miei, già scordi, o caro,
Disse, che di beltà son fatta ignuda?

E tu d'amore, o sfortunato, indarno
Ti scaldi e fremi. Or finalmente addio.

Questo addio spezza il cuore. La giovinetta del Leopardi

non è certo Laura, la quale,

Poi che il dì chiaro par che la percuota,
Tornasi al ciel che sa tutte le vie,

Umida gli occhi e l'una e l'altra gota.

La separazione di Laura è un conforto :

Per man mi prese e disse: In questa spera
Sarai ancor meco se il desir non erra.

Mio ben non cape in intelletto umano:

Te solo aspetto.

Le separazione nel sogno leopardiano è uno strazio :

Nostre misere menti e nostre salme
Son disgiunte in eterno. A me non vivi
E mai più non vivrai: già ruppe il fato
La fe' che mi giurasti

E il sogno sparisce come il sogno, tutte le speranze, tutte le illusioni naufragavano nel cuore del poeta infelice.

In questo canto, di Dante e del Petrarca rimangono solamente alcune reminiscenze di forma: il pensiero e il sentimento appartengono a un' età travagliata, malata di tisi di cuore, che il De Musset ritrasse cosi bene nelle sue Confessions.

IV.

E pure, la poesia d'amore del Leopardi, con quell'ideale delicato e puro, che tira a sè la simpatia delle anime gentili, mi pare, sotto un certo aspetto, un balsamo salutare sul cuore della gioventù moderna. Si dirà che io cerco la salute

negli ospedali, ma quando si pensi alla brutalità spensierata che annichilisce le alte facoltà dello spirito umano, e che, sotto colore di realismo, è passata oggi nelle lettere, invadendone il campo, bisogna pur convenire che una poesia elevata e casta come quella del Leopardi, se anche nutrita talvolta di pensieri e di sentimenti che accorano e affievoliscono la fede negli alti destini dell'umanità, vale pur sempre a dissipare queste influenze malsane e a purificare, in gran parte, l'atmosfera intellettuale. La poesia del Leopardi offre oggi un interesse vivissimo d'attualità; essa ha l'attualità del contrasto. Ed io di questa, che è veramente alta e nobile poesia, vorrei consigliare la lettura a tanti giovani abbrutiti nella materia, a preferenza di tant' altra che è pornografia, se, appunto perchè abbrutiti nella materia, quei giovani sapessero intendermi. Fango è il mondo - ben dicesti, o povero Leopardi :

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Ma torniamo alla poesia d'amore.

Il bisogno di un cuore che rispondesse al suo cuore fu così vivo nel Leopardi che tre quarti del suo accoramento noi li dobbiamo a questa sete a cui il mondo non porse re

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frigerio mai e che, in lui, solo con la morte si estinse (1).

E tu per certo, o mio pensier, tu solo

Vitale ai giorni miei

Cagion diletta d'infiniti affanni,

Meco sarai per morte a un tempo spento:
Che a vivi segni dentro l'alma io sento
Che in perpetuo signor dato mi sei.

Quando egli si chiude in sè stesso, e ripensa il male che gli fu dato in sorte, e si sente solo sulla terra, il suo canto diventa un gemito, i suoi versi d'amore son lacrime. Egli piange anche quando, sdegnato, mostra di esser superiore al dolore che vorrebbe schiacciarlo. Ad Aspasia canta :

Cadde l'incanto,

E spezzato con esso, a terra sparso
Il giogo onde m'allegro. -

Ma il giogo non è, pur troppo, spezzato. È spezzato invece il cuore, ov'egli, sventurato giovine, ha dovuto seppellire l'amore, l'amore anche vivo, direbbe il Carducci, ma che non dee vivere più. Così, mentre per altri amore è vita, per lui è il compagno della morte:

Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte.

(1) L'amour, ardent, tenace, ravivé peut-être par le poison qui eût dù le tuer; voilà le secret du désespoir du poète, scrive A. Bouché Leclercq. Lorsque le deformed transformed de Byron se relève sous la forme d'Achille, son premier cri est: « J'aime et je serai aimé!> Voilà le cri qui eût sauvé Leopardi. L'infortuné poète souffrait d'autant plus cruellement de sa difformité qu'il s'était interdit à lui-même et qu'il interdisait aux autres d'en tenir compte. Il n'a jamais voulu avouer qu'elle entrât pour quelque chose dans son malheur, et il a eu la faiblesse bien excusable en pareille matière de soutenir jusqu'au bout cette gageure

contre l'évidence ».

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