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promessa del conte senatore Luigi Michiel di regalare all' Ateneo la raccolta completa degli Atti del Parlamento.

Noi abbiamo speranza che di fronte a questi vantaggi i quali, coi doni ricevuti altrepassano le trentamila lire, non resteranno troppi sopracapi ai nostri successori nel bilancio annuale, il cui piccolo disavanzo abbiamo motivo di sperare colmato dal Comune.

Resterà l'onere degli interessi e degli ammortamenti dei prestiti fatti da Levi, Coen, Treves, Fambri, ecc. Sono sette cartelle di cinquecento lire fruttanti il 5 per cento.

Tutti gli oneri della nostra finanza stanno poi li. Voi vedete, o illustri colleghi, che ancora, dopo di avere tanto osato e fatto tanto lavorare, dopo di avere rappresentato per otto giorni qui in Venezia, proprio in queste aule, la società letteraria europea facendo risuonare perfino la Francia delle nostre lodi, noi vi ci presentiamo ancora in condizioni tali da far grandemente invidiare la nostra finanza. Certo l'amico Seismith-Doda dormirebbe assai meglio se non si trovasse che nei panni dei nostri colleghi Kiriaki e Carlo Occioni.

Possiamo oramai lusingarci di aver vinta la battaglia per il gabinetto di lettura; la nostra voce dolce e forte come le salse non restò inascoltata. Abbiamo domandato duecento soci, e oltrepassano già i centodieci, avendo anche buono in mano per accostarci alla cifra voluta.

Riuscendo, o signori, avremo fatto del gran bene agli studi e ai costumi. I giovani sopratutto sono divenuti frequentatori assidui noi li vediamo studiare nelle ore nelle quali i giuochi ed ogni altra specie di godimenti maggiormente invitano. Abbiamo resa efficace e vittoriosa la concorrenza della serietà e del bene; siamo quindi ben sicuri che voi siete grandemente soddisfatti quanto noi, di questa vittoria morale.

Durante la nostra presidenza, i corsi di storia patria ebbero modificati i programmi ed i metodi. Voi già conoscete il come; noi seguitiamo ognora a conformarci alle vedute moderne per educare i giovani, non già nel senso dell' erudizione, comunque accumulata, ma in quello della critica seria

e vediamo con soddisfazione come le lezioni chiamino numerosi uditori nonchè allievi, e Venezia cominci oggi ad essere meglio conosciuta dai Veneziani. Il prof. Marchesi è ameno e profondo, egli associa l'utile al dolce secondo i precetti oraziani.

Sarebbe lungo noverarvi ora le varie letture, conferenze e discorsi dei soci. Ci limiteremo a ricordare quelli che eccitarono discussioni più proficue e trasportarono dal campo accademico al pratico l'attività dell' Ateneo senza per questo snaturarne o renderne menomamente angusto e personale l'ufficio elevatissimo. Grande riconoscenza dobbiamo al geologo dott. Moro che ci espose sulla formazione dei lidi le sue controverse ma assai potentemente meditate soluzioni che lascieranno larga traccia nella storia della scienza.

L'ing. Fiandra tenne due sedute le quali suscitarono utili discussioni ed aiutarono grandemente a chiarire le questioni igieniche e far apprezzare al giusto molti fatti, soggetto già di amarissime dispute.

Il Romano, il Boldini, il Kiriaki assai dottamente dissertarono nei riguardi tecnici, igienici, giuridici, intorno alla natura ed al trattamento del nostro sottosuolo; il Cadel, a proposito di nuovi progetti, risollevò con molta dottrina e vivacità la questione lagunare.

I nostri Atti accademici, divenuti riviste, acquistarono preziosi collaboratori: il Moro, Camillo Boito, il Contuzzi, il Bonatelli, il Brentari, il Pietrogrande, il Tezza, il Tocco il Lucchini, il Gubernatis, il Gemma. La sua diffusione si accrebbe, il suo cambio è molto desiderato e ciò arricchisce considerevolmente il nostro gabinetto.

Collaborava pure da ultimo l'illustre Buccellati, purtroppo testè rapito alla scienza e alla patria.

Col 10 marzo si riaprirà il corso delle conferenze di questo anno; il primo degli oratori sarà il Bonghi verranno poi il Bonfadini, il Chimirri, l'Ellero, il Morselli, il Franciosi, il Ricci, il Guerrini ed altri illustri, nè taceranno coloro che voi avete negli anni scorsi maggiormente incoraggiato colla somma

cortesia vostra; perciò risentirete il Fradeletto, il Bonvecchiato ed il vostro ex presidente.

Le cose, camminavano bene quattro anni fa e chi parla ha ricevuto dall'amico predecessore, un'assai bene avviata ed apprezzata istituzione. - Ora egli la depone innanzi a voi, o signori, non diminuita anzi più fortunata, perchè molto di ciò che i predecessori seminarono egli raccolse.

E qualche cosa potè seminare egli pure che il successore saprà certamente coltivare con affetto, per poi raccogliere in desiderata dovizia.

Tutto quello cui le forze ci bastavano, ci siamo studiati di farlo; dove ci vennero meno queste, o le circostanze si mantennero difficili, riuscirà il successore.

Noi rinnoviamo a voi i nostri ringraziamenti, rivolgiamo al successore ed alla istituzione gli auguri più cordiali, sia perchè questa istituzione noi l'amiamo d'amore, sia perchè in essa, o signori, è risieduto e risiederà certamente non poca parte della serietà degli studi, della elevatezza degli spiriti e della saldezza del carattere del nostro paese. Provvedete, o signori, col vostro voto sapiente, affinchè ciò che verrà dopo di noi, onori noi e sia non indegno dei grandi scienziati e dei fortissimi cittadini che ci hanno preceduti ed ai cui sentimenti abbiamo cercato d'ispirarci, finchè abbiamo avuto il grande onore di occupare questo seggio dal quale non possiamo scendere senza ripetervi l'espressione dell' animo nostro sinceramente, appassionatamente grato (1).

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(1) Il corpo accademico dopo il discorso dell'on. Fambri, al quale rïspondeva il prof. Fradeletto, proponendo un ringraziamento alla presidenza cessante, addiveniva alle nuove nomine, in seguito alle quali la Presidenza ed il Consiglio venivano costituiti dei signori Minich senatore dott. comm. Angelo presidente dott. Giacomo Cini e prof. avv. De Kiriaki cav. A. S. vicepresidenti prof. Luigi Naccari e prof. cav. Giuseppe Occioni Bonaffons comm. C. A. Lovi tesoriere Pisenti comm. Pietro, Castellani cav. Carlo, Diena comm. Marco, Fradeletto prof. Antonio, Fambri comm. Paulo, Contin cav. ing. Antonio, Gambari prof. Luigi e Fano dott. Beniamino consiglieri accademici.

segretari

GIUSEPPE VALENTINELLI (1)

La mancanza delle persone distinte per non comune sapere e per operosa benificenza torna fatale alla società sotto il duplice aspetto della cessazione del bene ch' esercitarono e dell'esemplare eccitamento al ben fare che posero in cuore ai superstiti.

A codesta considerazione vieta ma vera richiamo gli animi vostri, chè chiunque piangerà anche ora la perdita di Giuseppe Valentinelli, rapito il di 17 dicembre 1874 in Villa Estense, all'amore de' suoi concittadini, alla scienza, alla patria.

La vita di quest' uomo, di questo sacerdote e cittadino integerrimo ci presenta una somma di opere, nelle quali tennero bella influenza le doti del cuore e le potenze dello intelletto:

Di Francesco giureconsulto per scritti e memorie salito in bella fama, avvocato di sacro palazzo e conte palatino, nacque in Ferrara il 22 maggio 1805. La madre Maddalena Caccianiga era di Milano. (2)

(1) Discorso pronunciato per la inaugurazione del ricordo marmoreo in Este.

(2) Nella Chiesa di Villa Estense il Valentinelli innalzò alla genitrice la seguente memoria:

Magdalenae. Valentinelli. Caroli. F. Caccianiga. C. F.

Domo. Mediolano
Quod

Pia. Honesta. Frugi. Industria
Difficillimis. Temporibus

Rem. Domesticam
Virili F. Consilio. Rexit
Joseph ilius Moerentissimus
Matri. Indulgenti

Vixit. Ann. LXVII. m: IX
Decessit Villae de Villa

II Non. Aug. MDCCCLIII

Assistente in Padova alla cattedra di filosofia la insegnò nel Seminario gregoriano di Belluno, e successe ad Andrea Coi nella Biblioteca seminariale di Padova.

Vice-bibliotecario della R. Palatina di S. Marco successe a Bartolomeo Gamba nel 1840 e nel 1845 al Bettio.

Animo proclive a gentilezza e ad urbanità, favorito da natura di fantasia arguta e vivace, privilegiato di potente vocazione nella ricerca del bello, era ricco d'ingegno e di tenace memoria.

Negli anni primi innamorò delle antiche letterature e coltivando con speciale affetto l'arte e la storia italiana, ne assimilò l'elegante e classico spirito in tutta la sua vita e in tutte le opere sue. La diligenza che metteva negli studi, l'ardore con cui leggeva ne' grandi esemplari gl'infusero anche piena cognizione critica della lingua e delle antichità di Roma, per cui intravide il grande movimento della filologia classica che in Italia e al di là dell'Alpi restituiva completamente il mondo antico in tutte le sue fonti, in tutte le sue attinenze. Se purè vero, che l'uomo della giovinezza si rinnovella nell' età più tarda, con più amore che non vi avesse posto in altro tempo tornò egli alle lettere, poichè l'opera, alla quale il Valentinelli sembrò inteso con maggiore affezione negli ultimi anni, si fu l'illustrazione dei 101 codici illustrati d'opere del Petrarca posseduti dalla Biblioteca Marciana, impresa codesta che gli valse l' inasprimento di quella penosa malattia, che lo trasse al sepolcro.

Dotto in molte lingue moderne di Europa, si da parlare in quelle e leggere e scrivere correttamente, famigliare coll'idioma del Lazio e co' poeti e prosatori italiani d'ogni secolo, visitate Italia, Spagna, Francia, Olanda, Inghilterra, Svezia, Russia, seppe con pensato vigore di concetti rinnovare prodigi di erudizione e di critica, e tali erano in lui la interezza di costume, la maturità di senno, la costanza di applicazione da parergli innata l'antica virtù di quegli uomini del cinquecento, che ci sorprendono tuttora per la singolare perizia nelle più ardue discipline.

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