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che tra cattolici forse per vizio de' tempi, vi sono di quelli che non contenti della parte di sudditi, che loro spetta nella Chiesa, credono di poterne avere alcuna anche nel governo di essa; o se non altro stimano che sia loro permesso di esaminare e di giudicare a lor modo gli atti dell' autorità. Sarebbe questo, se prevalesse, un gravissimo sconcio nella Chiesa di Dio, nella quale, per manifesta volontà del divino suo Fondatore, si distinguono, nel modo più assoluto, due parti, la discente e la docente, il gregge e i Pastori, e tra i Pastori uno ve ne ha che di tutti è il Capo e il Pastore supremo. Ai soli Pastori fu dato ogni potere di ammaestrare, di giudicare, di reggere; ai fedeli fu imposto il dovere di seguire gl' insegnamenti, di sottomettersi docilmente al giudizio, di lasciarsi governare, correggere e condurre a salute. Cosi è di assoluta necessità che i semplici fedeli sottostiano di mente e di cuore ai propri Pastori, e questi con essi al Capo e Pastore supremo: ed in questa subordinazione e dipendenza sta l'ordine e la vita della Chiesa; in questa è riposta la condizione indispensabile di bene operare e di riuscire a buon porto. Per contrario, che i semplici fedeli si attribuiscano autorità, che la pretendano a giudici e a maestri; che gl'inferiori, nel governo

esse, quod forsan temporibus hisce vitio est tribuendum, qui subditi officiis quae ad ipsos in Ecclesia spectant, minime contenti, aliquam in eiusdem regimine partem sibi competere posse autumant; aut saltem ecclesiasticae auctoritatis actus discutere et iudicare sibi permissum esse existimant.

Quod quidem, si obtineret gravissimum esset Ecclesiae incommodum ac dedecus: in qua, certa divini Fundatoris voluntate, duae apprime distinguuntur partes, docens et discens, Pastores et grex; atque inter ipsos Pastores unum esse omnium caput, Pastoremque supremum. Solis utique Pastoribus docendi, iudicandi regendique omnis potestas adtributa est: Fidelibus vero eorumdem documenta excipiendi, iudicio se subiiciendi, officium impositum est; ut se ab illis et regi, et corrigi atque in salutem duci sinant.

Nimirum omnino necesse est, ut fideles kxo Pastoribus suis mente et corde subditi sint, atque isti cum illis Ecclesiae Capiti, supremo Pastori: in qua subordinatione ac dependentia, Ecclesiae ordo et vita consistit, tum ad bene operandum, atque incoepta feliciter perficienda, certissima conditio. Contra si fideles λuïxoi sibi auctoritatem arrogént, si iudices et magistros ipsi se constituant, si qui subditi sunt aliam normam ab ea quam suprema auctoritas tradit, omnino diversam

della Chiesa universale, preferiscano o tentino di far prevalere un indirizzo diverso da quello dell' autorità suprema, è un rovesciare l'ordine, è portare in molti spiriti la confusione, è uscire fuori di strada.

Nè fa d' uopo, per mancare a dovere cosi sacrosanto, fare atto di manifesta opposizione, sia ai Vescovi, sia al Capo della Chiesa; başta anche quella opposizione che si fa con modi indiretti, tanto più pericolosi, quanto si procura di volerli meglio occultare con contrarie apparenze. -Come pure vien meno a questo sacro dovere chi nel tempo stesso che si mostra geloso del potere e delle prerogative del Sommo Pontefice, non rispetta i Vescovi uniti con Lui, e non fa debito conto della loro autorità, o ne interpreta sinistramente gli atti e le intenzioni prevenendo il giudizio della Sede Apostolica. Similmente è argomento di sommissione poco sincera stabilire come un' opposizione tra Pontefice e Pontefice. Quei che tra due diversi indirizzi schifano il presente per attenersi al passato, non danno prova di obbedienza verso l'autorità che ha il diritto e il dovere di guidarli e sotto qualche aspetto rassomigliano a coloro che, condannati, vorrebbero appellare al Concilio futuro o ad un Pontefice meglio informato. Ciò che a questo riguardo si ha da ritenere si

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praeferant, vel ut ista praevaleat attentent, hoc perinde esset ac ordinem susdeque vertere, in plerosque animos confusionem immit-. tere; et a recta via aberrare. Quo ab officio adeo sancto ut quispiam extorris fiat,nequaquam opus est sive Episcopis, sive supremo Ecclesiae Capiti se manifeste. opponere; sed illa sufficit oppositio, quae, actibus non adeo directis perficitur; eo periculosior, quo quis falsa pietatis specie eos occultare conetur. Item huic Sancto officio deficit, qui dum Romani Pontificis potestatem dotesque asserere se iactat, Episcopos, ipsi fide et communione coniunctos, non veretur, aut non ita, ut par est, eorum auctoritatem magni facit, aut demum eorum actus intentionemve, Sedis Apostolicae

iudicium praeveniens, perperam interpretatur. Item postremo minus sincerae submissionis argumentum est, quamdam velut oppositionem inter Pontificem et Pontificem adstruere.

Ii qui inter diversa statuta, praesenti posthabito, praeteritum tenent, Eius auctoritati qui ipsos dirigendi ius et officium ha-. bet, obedientiae specimen neutiquam praebent: hi nimirum illis quodammodo assimilantur, qui damnati, futurum Concilium, aut Pontificem, rem melius edoctum, appellare contendunt. Quod hac super re omnino tenendum edicimus, illud est, in generali Ec

è che, nel governo generale della Chiesa, salvi gli essenziali doveri, imposti a tutti i Pontefici dall' Apostolico officio, è riservato a ciascuno di seguire quella maniera, che secondo i tempi e le altre circostanze Egli reputa la migliore. Di ciò Egli solo è il giudice; avendo per questo non solo lumi speciali, ma anche la conoscenza delle condizioni e dei bisogni di tutta la cattolicità, ai quali conviene che si attemperi l'Apostolica sua provvidenza. Egli ha cura del bene universale della Chiesa, a cui è ordinato il bene delle parti : e tutti gli altri, che a tale ordine sottostanno, devono secondare l'azione del reggitore supremo e servire al suo scopo. Come una sola è la Chiesa ed unico ne è il Capo, così uno solo è il governo a cui tutti hanno da conformarsi.

Dall'oblio di questi principî avviene che si sminuisca nei cattolici il rispetto, la venerazione e la fiducia verso chi fu dato loro per guida; e che si rallenti quel vincolo di amore e di sudditanza, che tutti i fedeli deve stringere ai loro pastori, fedeli e pastori al Pastore supremo; nel qual vincolo sta principalmente riposta la comune incolumità e salvezza. -Parimenti, dimenticati o posti in non cale questi stessi principî, rimane aperta la più larga via alle divisioni e ai dissidii tra i cattolici, con detrimento gravis

clesiae regimine, salvis quae ad ipsius rei naturam pertinent officiis, omnibus Romanis Pontificibus ab ipso Apostolico munere impositis, eorum cuique eam agendi rationem sequendam relinqui, quae iuxta tempora et cetera rerum adiuncta, optima sibi videatur. Cuius rei solus Ipse Pontifex iudex est, quum Ipsi non modo specialia lumina; sed et de Ecclesiae universae statu, atque indigentiis, quibus Apostolica Providentia se conformet necesse est, amplior notitia, apprime suppetant. Idem, cui omnium partium bonum curandum commissum est, de generali totius Ecclesiae bono curam habet: ceteri vero omnes, qui huic ordini subiecti sunt, supremi Rectoris actionem intentionemque obsecundare profecto debent. Quemadmodum una est Ecclesia, et unum Caput, ita unum est regimen, cui omnes subsint oportet. Ex quorum principiorum oblivione fit, ut in Catholicis observantia, generatio ac fiducia. minuatur erga Eum, qui dux illis datus est, et vinculum illud amoris et subiectionis relaxetur, quod omnes Fideles suis Pastoribus, atque omnes Fideles Pastoresque Pastori supremo colligare debet; in quo quidem vinculo omnium incolumitas statusque praecipue consistit. Item oblivioni datis, aut neglectis his principiis iisdem, ouzo ac dissidiis via Catholicis panditur latissima, gra

simo dell' unione, che è il distintivo dei fedeli di Gesù Cristo; e che sempre ma in modo speciale al presente, per la collegata potenza di tutti i nemici, dovrebbe essere il supremo ed universale interesse, in faccia a cui converrebbe che tacesse ogni sentimento di personale soddisfazione e di privato vantaggio.

Il qual dovere, se generalmente incombe a tutti, nella più rigorosa maniera, incombe agli scrittori di giornali, i quali, ove non fossero animati da questo spirito docile e sottomesso, tanto necessario ad ogni cattolico, contribuirebbero a diffondere ed aggravare gl' inconvenienti che si deplorano. Il cómpitò che loro spetta, iu tutto ciò che tocca gl' interessi religiosi e l'azione della Chiesa nella società, si, è di sottostare pienamente, d' intelletto e di volontà, come tutti gli altri fedeli, ai propri Vescovi ed al Romano Pontefice; di seguirnee ripeterne gl'insegnamenti; di secondarne di pieno volere l'impulso; di rispettarne e farne sispettare le disposizioni. Chi facesse diversamente per servire alle mire e agli interessi.di coloro, di cui in questa lettera abbiamo riprovato lo spirito e le tendenze, fallirebbe alla nobile sua missione, e invano si lusingherebbe di far cosi il bene e la causa della Chiesa, non meno di chi cercasse di attenuare o dimezzare la verità

vissimo cum detrimento illius unitatis, quod est Nota, qua lesu Christi Discipuli distinguuntur; quodque si semper, at speciali modo praesenti tempore, quo omnium adversariorum potentia in malum colligata est, omnibus in primis cordi esse debet uti bonum maximum; cuius causa omnis personalis sensus et privatum commodum silere oporteret.

Quod quidem officium si in omnes generali modo incumbit, at

vero

praesertim Ephemeridum scriptores urget; qui nisi hoc spiritu docili submissoque, cuique catholicorum adeo necessario, informati sint, ad ea quae deplorantur mala latius diffundenda, gravioraque efficienda potius adiumento essent. Munus quod ad ipsos spectat, in iis omnibus, quae Religionis intersunt, quaeque Ecclesiae in Societate humana actionem attingunt, hoc est, suis Episcopis, Romanoque Pontifici, sicut et ceteri fideles omnes, mente et voluntate plene subesse, eorum documenta sequi et publicare, impulsum plena animi submissione obsecundare, praeceptionesque vereri, et verendas curare. Qui secus ageret, ut quorum in hac Epistola Spiritum` atque intentiones reprobavimus, studiis commodisque inserviret, nobili quam suscepit Missioni deficeret, atque ita agens, Ecclesiae bonum se prosequi, causamque iuvare frustra gloriaretur, non

cattolica, o se ne facesse troppo aliter quam qui catholicam veritimido amico.

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A discorrere di tali cose con voi, diletto Figlio Nostro, oltre l'opportunità che esse possono avere in Francia, Ci ha consigliato anche la conoscenza che abbiamo dei vostri sentimenti e la maniera con cui, anche in momenti e condizioni difficilissime, avete saputo condurvi. Fermo sempre e coraggioso nella tutela degl'interessi religiosi e dei sacri diritti della Chiesa, li avete, anche in una recente occasione, virilmente sostenuti e colla vostra parola, luminosa e potente, pubblicamente difesi. Ma colla fermezza avete saputo sempre accoppiare quella maniera serena e tranquilla, degna della nobile causa che propugnate; e vi avete recato sempre un animo libero da passione, pienamente sottomesso alle disposizioni della Sede Apostolica, e alla Nostra persona interamente devoto. Ci è grato di potervi dare una novella testimonianza della Nostra soddisfazione e singolarissima benevolenza, dolenti,solo di sapere che la . vostra salute non sia quale Noi ardentemente la desidereremmo. Facciamo fervidi voti e continue preghiere al cielo perchè ve la ridoni buona, e tale lungamente ve la conservi. E in pegno dei divini favori che copiosi chiamiamo sopra di voi, impartiamo dal più intimo del cuore a voi, diletto

tatem attenuare vel dimidiare niteretur, aut vero nimis timidum se ei amicum exhiberet.

Ad haec tecum, Dilecte Fili, disserenda, praeter opportunitatem, quam istic in Gallia praeseferre possunt, animi tui sensa,. quae probe novimus, ac prudens ratio, qua te his difficillimis temporibus, fortiter gessisti, Nos impulerunt. Firmus semper atque animosas in iis quae Religionis intersunt, sacrisque Ecclesiae iuribus tuendis, ea in recenti quadam, quae sese obtulit, occasione strenue asseruisti, et voce tua praeclara ac praepotente publice propugnasti. Sed una cum animi fortitudine agendi modum serenum atque tranquillum, causâ dignum quam defendis, sollerter consociasti, animum gerens inordinatis motibus liberum, atque Apostolicae Sedis praeceptionibus Nobisque absolute devotum. Pergratum Nobis est laetitiae nostrae, ac summae in te benevolentiae testimonium tibi denuo exhibere, hoc tantummodo dolentes, valetudinem tuam talem non esse, qualem Nos vehementer percuperemus. Incensa vota Deo nuncupamus, precesque assiduas fundimus, ut eam tibi optimam restituat, servetque diutissime. Atque divinorum beneficiorum, quae super te cumulata postulamus, tanquam pignus, Tibi Dilecte Fili, universo isti Clero populoque, ex

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