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A Voi certo piacciono i versi; così credo io; e quanto migliori e' sieno, e più vi debbono piacere securamente. Io pure i versi gli ho avuti sempre a grado, e gli eccellenti sopra tutt'altri. Per questo è, che io sopra tutt' altri ho amato e laudato sempre altamente i versi del divino Poeta, certo divino, se all'eccellenza si miri di quel suo verseggiare, nella divina Commedia usato sovranamente; che che sia piaciuto a qualche bizzarro cervello fantasticare su questa divinità, poco intesa alla materia ed al senso del suo giudizio.

E che si fatti sieno i versi di Dante, questo infra l'altre ve ne sia prova, che con esso il nascere della divina Commedia, e subito apprèsso, e in tutto poi l'avvenire sempre più Ella è piaciuta agľ intelletti sani, e se n'è d'essa formato loro delizie, e trascritta, e riscritta, stampata, e ristampata parecchie volte, e infinite, e dichiarata, e spiegata, e commentata, e a voce, e in iscritto, e tradotta in più lingue, e di miniature, e di fregi ornata leggiadramente, e con belle dipinture in sulle tavole privatamente, e pubblicamente in su i muri per le Città, e dentro ne' ricchi palagi, e nelle insigni gallerie egregiamente rappresentata, e ad ogni maniera intagli sottilmente effigiata, e moltiplicatene le

edizioni in tutte forme ed agiate e splendide, e comuni e magnifiche, e fattene collezioni le più dispendiose, e pregiate; e ad onta del latrare d'alcuni, essa, la divina Commedia, sempre più è in fama salita, e maravigliosa tenuta, ed ha con esso tutta la lunghezza del tempo, e la diversità de' genj dominatori d'Italia, e fuori ben oltre, l'amarezza de' suoi detrattori vinto, e sfiancato. E Dante fu sempre Dante. Voi siete savio, e al giudizio vostro io appello, se questo ch'io dissi di lui fu solo »per ver dire, non per odio d'altrui, nè per disprezzo ".

Io dunque da parecchi anni sino a questa ultima mia vecchiaja sempre sono stato inteso allo studio di questo Poeta; e perchè ho conosciuto tutte le ragioni della sua eccellenza non potersi investigare e sapere senza la cognizione di molte cose alla Storia di lui appartenenti, questo ho almen fatto di trarne quante ho saputo dall' Opere sue principalmente, e da quelle, che a questo fine medesimo ne furono da'benemeriti Scrittori parecchi tramandate copiosamente; e tutte, il manco male, che per me si è potuto, in questi due Volumi le ho distese e raccolte, a pro di chi se ne voglia giovare alla intelligenza dei fatti, e degli obbietti, ch' ei spose in versi: che all'intelligenza delle virtù del suo verseggiare è

già da qualche tempo, che l'animo suo, e' suoi studj rivolse chi mi diede mano alla stampa di quest'opera mia. Il quale, se Iddio lo ajuti, si farà, quando che sia, in una nuova sua Edizione della divina Commedia ad ispiegarne con ragioni tratte dalla natura e dall' arte della buona eloquenza le diverse e moltiplici, e somme e sovrane sue bellezze poetiche. Intanto Voi, novello nostro Prefetto, continuando a felicitare, quanto è da Voi, la mia Patria, accogliete di buon animo questa Preparazione Storico-Critica, qualunque ella sia; la quale, se la stampa se ne riguardi, è pur anco il primo obbietto, che della sua industria si è preso a pubblicare il benemerito nostro artefice Giovanni Gambaretti; e per la vostra buona accoglienza fatene gustare il frutto proposto, altrui mostrando, ch' io certo non ho errato in ammirar Dante come il più eccellente Poeta d'Italia, e al mio unendo il giudicio vostro, che sento pur quì tra noi assai pregiarsi, ed è, che chi tale non conosca Dante, o non abbia occhi da vedere il Sole; o conoscendolo, e come ei merita nol volendo onorare, sia di vile animo, e abbietto, nè mai acconcio in tal fatto a procacciarsi fama, che possa oltre il sepolcro durare. E credetemi.

PREPARAZIONE

ISTORICA E CRITICA

ALLA NUOVA EDIZIONE

DI DAN TE.

CAPO I.

Origine dell' Edizione.

Di qual favilla siasi un tempo acceso nella mia mente

lo studio critico della divina Commedia, e di qual esca per mia cura nodrito quel primo fuoco siasi poi dilatato ed appreso a tutte le Opere del divino Poeta, e' mi piace qui nel principio di raccontare a documento della studiosa gioventù, e a sviluppo e difesa de' miei consigli, e della mia condotta nella presente ristampa .

L'anno adunque 1773 uscì una breve censura sopra i Sermoni o Trattati del nostro antico Vescovo e Protettore S. Zeno, come riprodotti, sebbene con applauso universale, dagli eruditi Pietro e Girolamo Ballerini; la quale dal volgo dotto fu poco attesa, perchè non parve lor verisimile, che difetto grave d'ingegno, di dottrina, diligenza caduto fosse in si approvati Editori. Due anni appresso se ne vide un' altra più significante assai della

a

prima, in aggiunta alla quale, affine di togliere il pregiudicio anzidetto, veniva con esempi d'antichi Autori, e massimamente tolti dalla divina Commedia, mostrato che non era da farsi i segni di croce, se nell' Edizion di S. Zeno qua e là si scoprissero falli di Testo, e male spiegazioni di vocaboli e di sentenze, quando nel Poema di Dante da molti valentuomini antichi e moderni con somma fatica e diligenza espurgato, e cribrato già dalla famosa Accademia, ch'allor vivea, della Crusca, tante pur erano le lezioni e le interpretazioni da togliersi e da emendarsi. E qui defraudar non voglio della debita lode il Sig. Bartolo Perazzini fu Arciprete di Soave mio amico, il quale, quantunque delle dette censure, perchè scritte da lui e pubblicate alla presta, siasi da lì a poco pentito, egli fu il primo a suonar la tromba contro la famosa edizion Fiorentina del 1595, la quale a quel tempo da tutti gli Eruditi incantati dalla troppa autorità, e dalla supposta diligenza di quegli Accademici era tenuta per ottima, non che per buona. Odasi ciò ch' ebbe a dirne l'oculatissimo Gio. Antonio Volpi nella ristampa sua Cominiana: » Tra le molte edizioni della divina Comme» dia, che vanno attorno, e corredate di spiegazioni, e » senza l'aggiunta d'alcuna chiosa, abbiamo scelto il Te»sto fatto imprimere dagli Accademici della Crusca fin » l'anno 1595 in Fiorenza presso Domenico Manzani, dopo essere stato revisto e corretto accuratissimamente » da que' valentuomini, e principalmente da Bastiano de' Rossi, detto fra essi l' Inferigno, coll' ajuto e confron»to di forse cento Codici manuscritti, che tuttavia si » conservano in molti luoghi, e presso varj gentiluomini

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