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Molti degl' interpreti vogliono, che la parte Bianca fosse detta selvaggia, perchè Messer Vieri de' Cerchi, caporale di quella, era da non molto tempo innanzi venuto dalla pieve d'Acone, e da'boschi di val di Sieve ad abitare in Firenze ma questa interpretazione è un po' troppo caricata, come anche quella del Boccaccio, che la vuole appellata selvaggia, perciocchè Messer Vieri e' suoi consorti, dice, erano tutti ricchi ed agiati uomini; e per questo erano non solamente superbi ed altieri, ma egli erano salvatichetti intorno a costumi cittadineschi; perciocchè non erano accostanti all' usanze degli uomini, nè li careggiavano, come per avventura faceva la parte avversa, la quale era più povera. Il comentatore detto l'antico, il buono, e da me l' Anonimo, sopra quel verso, Par. XVI. 65.

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Sariensi i Cerchi nel pivier d'Acone....

dice: « questi al tempo dell'autore erano in grande ricchez» ze, e stato di ciptadinanza, li quali furono della contrada » decta oggi Piviere dacone, la quale per lo castello di Mon» te di Croce, che in quello Piviere e huomi (così) per se ebbero molte guerre col comune di Firenze finalmen» te nel MCLIII. li Fiorentini presero e disfecero il detto » castello di che più huomini della contrada vennero ad » habitare la cepta di Firenze in fra i quali furono i » cerchi. la cui ciptadinanza lautore biasima però che fu» rono cagione di divisione e principio di secta decta par» te bianca de' quali fu lautore (1) malaventuratamente ». Quelli erano pur in Firenze nel 1215. poichè là dove par

(1) Questa voce non è nel Vocabolario della Crusca, sebbene vi sia malavventurato, e malavventurosamente.

la Gio. Vill. (1. 5. c. 39.) delle famiglie Guelfe nel Sesto di porte San Piero, dice: » e già i Cerchi cominciavano a » salire in istato, tutto fossero mercatanti ». Essendo essi pertanto cittadini di cento quaranta sette anni, non credo che per essi soli la parte Bianca sia stata chiamata selvaggia, ma per li Ghibellini, che quasi tutti aderirono a quel la, molti de' quali dopo la loro cacciata, che fu (1) nel 1267. avevano avuto (2) tredici anni poi il permesso di ritornarvi, e perciò erano riguardati come quasi avventicci e forestieri nella città: laddove la parte Nera fu composta, come si ha dalle storie Fiorentine, di quasi tutti i Guelfi, i quali erano d'antica e ferma cittadinanza. Che vuol dir qui dunque selvaggi? vuol dir semplicemente avventiccia, straniera, nuova. Pg. II. 52., Pg. XXXII. 100.

La turba, che rimase li, selvaggia

Parea del loco, rimirando intorno,

Come colui, che nuove cose assaggia......

Qui sarai tu poco tempo silvano,

E sarai meco senza fine cive

Di quella Roma, onde Cristo è Romano..

(1) Gio. Villani 1. 7. c. 15... » il Conte Guido di Monforte... giunse in Firenze il dì di Pasqua di Risorressione, li anni di Cristo 1267. e sentendo i Ghibellini sua venuta, la notte dinanzi uscirono di Firenze senza colpo di spada... E puossi notare in questa cacciata de' Ghibellini, che fu in quello medesimo di della Pasqua di Risoressione che ha veano commesso il micidio di Messer Buondelmonte de' Buondelmonti; onde si scoprirono, e cominciarono le parti in Firenze, e guastossene la Città; o parve fosse iudicio di Dio, che mai poi non tornarono in istato ».

(2) Gio. Villani 1. 7. c. 56. E più precisamente Marchione Stefa ni, Rub. 153.

dove silvano (lo stesso già che selvaggio) non vuol dir mica abitator della selva del nostro mondo, o di quella del Paradiso Terrestre; ma straniero e nuovo in quel mondo felice, in cui Dante allora per accidente si ritrovava, predicendogli poi Beatrice, che un dì vi sarebbe cive, cioè cittadino, ch'è l'opposto pur di silvano. Nella nostra dio-. cesi liti acerrime si sono agitate, e si agitano tra terrieri e forestieri; dove per forestieri s'intendono i non antichi abitanti di quelle terre, ancorchè venutivi forse da Venezia, o da Roma. Per lo stesso riguardo la parte Bianca di Firenze fu detta selvaggia (1).

Verranno al sangue non significa, siccome spiega il detto Comentator?, venient ad bellum; che non vi fu nè guerra, nè propriamente battaglia, ma solo zuffa casuale di pochi d'ambedue le parti la sera di calen di Maggio 1300. Allora fu per la prima volta, che dalle parole si venne a' fatti. Neppur è vero, che non dica il Poeta quando debba avvenir questo caso, verranno al sangue; poichè predicendo Ciacco con ordine prima la riotta delle parole, poi le ferite, poi la cacciata de' Neri; ed essendo questa cacciata seguita nel priorato di Dante dal mezzo Giugno all' Agosto del detto anno, è lieve ad intendere, che prima di questo fatto sieno i cittadini venuti al sangue : ciò che accadde precisamente la sera del dì primo Maggio, come si è detto.

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Ma Pietro ch'era, per quel che si vede, all'oscuro di

tali cose, scambiò ciecamente il nome e l'essere di queste

(1) Gio. Vill. 1. 7. c. 85. » ed egli (il re Piero d' Aragona) e sua gente Catalana erano ancora con loro selvaggi, come nuovo signore, e nuova gente ».

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fazioni, e cadde nell'altro fallo, a mio parere, più grave, che la parte da pria vincente avesse in fine a soccombere con l'influsso, e la forza di tal pianeta e corso celeste, (1) qui nunc est, ei dice, ad piaggiam, siccome nave non per anche salpata dal lido: dando così a divedere di non aver avuto barlume alcuno del personaggio da Ciacco vaticinato, e mostrato in quelle parole:

(2) Con la forza di tal, che testè piaggia.

Non son mica finiti gli abbagli del finto Pietro in quest' unico luogo: imperciocchè laddove Ciacco, a giudicio di tutti i buoni Comentatori, predice la ruina de' Bianchi, e in conseguenza l'esilio del nostro Dante, ch'era uno di quelli; Pietro non ne dice nulla, come colui, che avendo inteso ogni cosa a rovescio, non se ne avvide. Acciocchè però vie meglio apparisca costui essere andato a ritroso dell' istoria Fiorentina, e tutto all'opposto delle parole, e della mente di Dante, porrò qui l'origine de' Bianchi, e Neri prima in Pistoja, e poscia in Firenze, tale e quale fu scritta da Marchionne di Coppo Stefani, istorico a mio parere, preciso, e a giudicio comune di buona lingua; ciocchè gioverammi nell' edizione per rimandar lo studioso lettore, quando faccia d uopo, a rilegger que' tali fatti, senz'averli io a ripetere, o egli a cercarli altrove.

(1) Par che nel Testo ei leggesse: ch'è testè a piaggia. Cattiva lezione, poichè testè a son tre sillabe; laonde il verso ne crescerebbe. Ma costui non ebbe alle mani l' autografo della Commedia, nè parlò mai, che si sappia, con Dante, nè 'l vide mai.

(2) Di questo verso si dirà di sotto nel Cap. VI.

CAPO I V.

Origine de' Bianchi e Neri in Pistoja.

(1) » La giunta della maladizione d'Italia delle parti, e spezialmente quella della città di Firenze, fu parte Nera, e Bianca, siccome aggiunta di cibo cattivo, che (2) si pone sopra lo stomaco (3) debole, pieno d'altro cibo, che corrompe l'uno l'altro. Aggiunsesi adunque la parte Nera, e Bianca all'altra maladizione di Guelfa, e Ghibellina parte, che l'una, e l'altra hanno guasta, e divisa la nostra città di Firenze. Ma pure qualche Ghibellina, e Guelfa dura ancora, che volesse Iddio per sua pietà finisse, senza più male seguirne. Venne adunque la parte Nera, e Bianca in questa forma; che essendo in Pistoja una famiglia, la quale passava per numero più di cento uomini d'arme, non però d'antichità grande, ma di possanza, d'avere, e di persone, quanto è detto, e d'amicizia assai, li quali discesero d'uno Ser Cancellieri Notajo, e da lui aveano nome ritenuto Cancellieri, il nome di schiatta; di che ne discesero di due donne figli

(1) Delizie degli Eruditi Toscani Tom. X. Istoria Fiorentina Lib. IV. Rubrica 216. Gio. Villani tratta di questi fatti nella sua Storia L. 8. c. 37.

(2) Par. XVI. 67. Sempre la confusion delle persone

Principio fu del mal della cittade,

Come del corpo il cibo*, che s'appone.

(3) Se anche lo stomaco è forte, o poco o assai ne patisce.

*Cioè, che s'aggiugne allo stomaco già satollo. La diversità per altro de' cibi, quando non sia più che strana, o presa fuor di modo, non nuoce.

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