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tile, Carbone della casa de Cerchi; Baschiera della casa della Tosa; Baldinaccio Adimari; Naldo della casa de Gherardini; (1) Guido della casa de Cavalcanti; Giovanni Malaspini; Neri, confinati a città di Castello; Sinibaldo della casa de Donati; (2) Mess. Rosso della Tosa; Mess. Pazzino, e Mess. Giachinotto de' Pazzi; Mess. Geri degli Spini. E così condennati, e confinati, la città si riposò tanto, quanto lo Papa penò a far venire Signore ».

Questi sono i Priori da mezzo Febbrajo 1299.

a 1300. Rubrica.

L'Editor Fiorentino ci fa questa Nota: » Il titolo, e la numerazione di questa Rubrica mancano nel Ms. e

(1) Gio. Villani.» Ma questa parte (Bianca) stette meno a confini, che furono rivocati per lo 'nfermo luogo, e tornò malato Guido Cavalcanti, onde morio: e di lui fu gran dannajo, però ch'era, come Filosafo, huomo vertudioso in molte cose, se non ch'era troppo tenero, e stizzoso ». Questi degli amici di Dante fu il primo.

(a) Dino Compagni I. 3. » Messer Rosso della Tosa fu Cavaliere di grande animo, principio della discordia de' Fiorentini, nimico del Popolo, amico de' Tiranni. Questi fu quello, che la intera parte Guelfa di Firenze divise in Bianchi e Neri. Questi fu, che le discordie cittadinesche accese: questi fu quello, che con sollicitudini, congiure, e promesse gli altri tenea sotto di se. Costui a Parte Nera fu molto leale, ei Bianchi perseguitò. Con costui si confidavano le Terre d'attorno di Parte Nera, e con lui aveano composizioni. Costui aspettato da Dio lungo tempo, però che avea più che anni 75, uno dì andando, uno cane gli si attraversò tra piè, e fecelo cadere per modo si ruppe il ginocchio, il quale infistoli; e martoriandolo i Medici, di spasimo si morì, e con grande onore fu sepulto, come a gran Cittadino si richiedea ». Di costui, detto anche Rossellino, Dante non fiatò mai nè in bene, nè in male. Per prudenza, credo, s'astenne dalle censure, e per sincerità dalle lodi. Morì nel 1312. La Cronica di Dino Compagni finisce con queste parole: » O iniqui Cittadini, che tutto il mondo avete corrotto e viziato di mali costumi e falsi guadagni! Voi sete quel

perciò è stato così aggiunto da noi». Tutto bene, purchè si osservi l'anno esser qui posto all'uso di Firenze, che cominciava il dì 25. di Marzo. All' uso nostro adunque i seguenti Priori, che ci dà l'Istorico, furono da mezzo Febbrajo 1300. a mezzo Febbrajo 1301. » Maestro Lapo del Maestro Rinuccio; Spinello di Girolamo; Naldo di Mess. Ugo Altoviti; Bartolo Orlandini; Joanni di Lapo di Filippo; Gaddo di Forese de' Falconieri; Filippo Rinucci Gonfalonieri di Justizia; (1) Ser Maffeo di Lapo lor Notajo; Nagio di Nagio; Mess. Lapo Salterelli; Michele Angelotti; Vanni Torelli; Nuto Marignolli; Gherardino Diedati; Guido Ubaldini Gonf. di Justizia; (2) Ser Bondone Cambi lor Notajo; Noffo di Guido; Neri di Mess. Jacopo del Giudice; Nello (Ms. Neri) d'Arrighetto Doni; Bindo di Donato Bilenchi; Ricco Falconetti; Dante Allighieri, Fazio da Micciole Gonf. di Justizia; (3) Ser Aldobrandino d'Uguiccione lor Notajo; Cere Canigiani; Guccio Filippi; Senno Rinuccini; Monpuccio di Salvi; Recco di Lapo Arrighi; Davizzino di Rinieri de' Davizzi; Braccino di Mess. Albizo Triniavelli Gonf. di Justizia; (4) Ser Rinier Tolomei lor Notajo; Corso Davanzi; Ba

li, che nel Mondo avete messo ogni mal uso: ora vi si ricomincia a rivolgere il mondo a dosso. Lo Imperadore con le sue forze vi farà prendere, e rubare per mare, e per terra ». Non la proseguì, perchè vide ben tosto smentita dall'esito la sua profezia.

(1) Questi furono in carica fino a mezzo Aprile, ch'era anche allo stile Fiorentino del 1300. Durava l'offizio due mesi.

(2) Questi fino a mezzo Giugno 1300.

(3) Questi fino a mezzo Agosto 1300.
(4) Fino a mezzo Ottobre 1300.

cherello Bacherelli; Cione d'Arrigo Paradisi; Ammannato di Prospero; Rinaldo di Buonacosa; Villano di Stoldo; Taldo di Maffeo Tedaldi Gonf. di Justizia; (1) Ser Alone di Guccio lor Notajo; Vanni Ugolini (Ms. Angiolini ); Buonaguida di Ranieri; Lippo di Tracca; Guiglielmo Stracciabende; Mess. Dogio dal Borgo; Maccio Ardinghi; Orlanduccio d'Orlando Gonf. di Justizia; (2) Ser Petraccolo di Ser Parenzi lor Notajo ».

Da questo catalogo appare non esser vero ciò, che scrive nella vita Lionardo Bruni Aretino; che Dante abbia avuto a collega nel suo Priorato Mess. Palmieri degli Altoviti. E quindi è pur falso ciò che lo stesso Aretino poco appresso dice: » Avvenne che essendo Dante de' Priori certa ragunata si fè per la Parte de' Neri nella Chiesa di S. Trinita». Imperciocchè la ragunata si fece, come vedremo, un anno dopo del Priorato di Dante.

I Neri adunque furono cacciati, non della città, come che i quì descritti ne fosser mandati in esilio, ma del reggimento e dello stato del comune: ciò che avvenne con molta offensione, in quanto, dice il Boccaccio, oltre gli altri mali ed oppressioni ricevute dai Neri, furono le condennagioni pecuniarie grandissime, tanto più gravi a' Neri, che a' Bianchi, quanto avevano meno da pagare, poichè poveri erano per rispetto de' Bianchi.

(1) Fino a mezzo Decembre 1300.

(2) Questi fino a mezzo Febbrajo 1301., all'uso comune; ma secondo quel di Firenze, 1300.

САРО Х.

Della cacciata de' Neri secondo la Cronica
di Dino Compagni.

Da frammento d'epistola, in oggi perduta, di Dante Allighieri s'apprende, d'onde abbia avuto principio l'esilio di lui e le sciagure, che poi accompagnaronlo fino alla morte. Tutti li mali, ei dice, e tutti gl'inconvenienti miei dalli infausti comizj del mio Priorato ebbero cagione e principio; del quale Priorato, benchè per prudenza io non fossi degno, nientedimeno per fede e per età non ne era indegno; perocchè dieci anni erano già passati dopo la battaglia di Campaldino, nella quale la parte Ghibellina fu quasi al tutto morta e disfatta, dove mi trovai non fanciullo nell'armi, e dove ebbi temenza molta, e nella fine grandissima allegrezza per li vari casi di quelia battaglia. E da Lionardo Bruni Aretino, ch'ebbe sotto degli occhi (1) l' epistola intera, impariamo, che diede gravezza assai a Dante, quando fu de' Priori, la cacciata della parte Nera e contuttochè lui si scusi, dice l'Aretino,

(1) Dell'epistole di Dante, vedute dall'Aretino, varie se ne sono perdute. Quella, in cui egli disegna la forma della battaglia di Campaldino. Un' altra assai lunga da lui scritta al popolo Fiorentino con questo principio: Popule meus, quid feci tibi? Un'altra dopo la morte d'Arrigo, in cui dice, che venendo l'Imperadore contro a Firenze, c ponendosi a campo presso alla Porta, non vi volle esserc, contuttochè confortatore fosse stato di sua venuta. Scrisse ancora più lettere a' particolari Cittadini, le quali tutte si sono smarrite. Ciò si raccoglie dalla vita composta dall' Aretino, il quale però non ne vide una importantissima, la quale sarà da me riprodotta nel Cap. XVI.

come uomo senza Parte, nientedimeno fu riputato che pendesse in Parte Bianca... e accrebbe l'invidia, perchè quella parte di cittadini, che fu confinata a Serezzana, subito ritornò a Firenze, e l'altra, ch' era confinata a Castello della Pieve, si rimase di fuori. A questo risponde Dante, che quando quelli da Serezzana furono rivocati, esso era fuori dell' uficio del Priorato, e che a lui non si debba imputare. Più dice, che la ritornata loro fu per l'infirmità e morte di Guido Cavalcanti, il quale ammalò a Serezzana per l'aere cattiva, e poco appresso

morì.

Ma per combinar la cacciata de' Neri col Priorato di Dante, lasciar mi conviene il Villani, Marchionne di Coppo Stefani, l'Aretino, e tutti quelli che scrissero i Neri essere stati espulsi nel Gennajo dell'anno, secondo'l computo comune, 1301., a motivo d'una raunanza di essi in S. Trinita; poichè nè Dante allora fu de' Priori, nè i Neri furono in quella congiura cacciati, come da quì a poco vedremo. Seguirò adunque Dino Compagni, il quale distingue l'un fatto dall'altro, e li racconta in questa maniera (1).

» Andando una (2) Vilia di San Giovanni l'arti (3) a offerta, come era usanza, et essendo i Consoli innanzi, furcno manomessi da certi Grandi, e battuti, dicendo loro: Noi siamo quelli, che demmo la sconfitta in Campaldino, e voi ci avete rimossi degli Uficj e onori della

(1) Nella sua Cronica 1. 1. Presso 'l Murat. Rer. Italic. T. X. col. 481.

(2) Li 23. Giugno del 130c.

(3) a offerere dice un altro Testo, siccome nota quì il Muratori.

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