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nestra città. I Signori sdegnati ebbono consiglio da più Cittadini, e io Dino fui uno di quelli. E confinarono alcuni (1) di ciascuna parte: cioè per la parte de' Donati Mess. Corso, e Sinibaldo Donati; Mess. Rosso (2) o Mess. Rossellino della Tosa; Mess. Giachinotto, e Mess. Pazino de Pazi; Mess. Geri Spino; Mess. Porco Manieri, e loro Consorti al Castel della Pieve. E per la parte de' Cerchi Mess. Gentile, e Mess. Torrigiano, e Carbone de' Cerchi, Guido Cavalcanti, Baschiera della Tosa, Baldinaccio Adimari, Naldo Gherardini, e de' loro Consorti a Sarezano, i quali ubidirono, e andaron a' confini ».

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» Quelli dalla parte de' Donati non si voleano partire, mostrando, che tra loro era (3) congiura. I Rettori

(1) Bisogna dire, che l'una parte e l'altra fosse rea di quella prepotenza, o di tenzone o di rissa per quella, o d'esser ricorsa all'armi con pericolo pubblico, quantunque Dino non lo dispieghi. L'Aretitino in fatti, nella sua Vita di Dante, scrive; che la parte de' Bianchi subito se ne prese suspizione grandissima, intantochè presero l'armi, e fornironsi d'amistà, e andarono a' Priori, dimandando che facessero punire tanto prosontuoso eccesso. Similmente i Neri, temendo ancora essi, pigliarono l'armi, e appresso a Priori si dolevano degli avversarj; affermando che sotto vari colori li volevano cacciare; e domandavano a' Priori, che li facessero punire, siccome turbatori della quiete pubblica. La paara, soggiunge lo stesso Aretino, e il terrore, e il pericolo era grandissimo. Essendo adunque la Città in armi e in traçagli, i Priori per consiglio di Dante provvidero di fortificarsi della moltitudine del Popolo, e quando furono fortificati, ne mandurono a' confini gli uomini principali delle due sette, i quali furono questi: Messer Corso Donati &c.

(2) Nella Stampa e; quasi che Rosso e Rossellino non fusse un solo. (3) Senza qualche congresso non si fa congiura. Or chi sa che tale congresso non siasi fatto allora in S. Trinita, il quale sia stato poi dagli Scrittori imbrogliato e confuso con quello che si tenne un anno dopo dagli stessi congiurati nella medesima Chiesa?

gli voleano condannare; e se non avessono ubidito, e avessono preso l'arme, quel dì avrebbon vinta la Terra, però che i Lucchesi di conscienzia del Cardinale veniano in loro ajuto con grand' esercito d' uomini. Vedendo i Signori, che i Lucchesi veniano, scrissono loro, non fussono arditi entrare in su' loro terreno. E io mi trovai a scrivere le lettere; e alle Villate si comandò, pigliassono i passi; e per studio di Bartolo di Mess. Jacopo de' Bardi tanto si procurò, che ubidirono ».

» Molto si palesò a loro la volontà del Cardinale, che la pace, che egli cercava, era per abbassare la parte de Cerchi, e inalzare la parte de Donati: la quale volontà per molti intesa dispiacque assai; e però si levò uno di non molto senno, il quale con uno balestro saettò uno quadrello alla finestra del Vescovado, dove era il Cardinale, il quale si ficcò nell'asse. E per paura si partì di quindi, e andò a stare Oltrarno a casa Mess. Tommaso de Mozzi per più sicurtà ».

» I Signori per rimediare allo sdegno avea ricevuto, gli presentarono Fiorini mille trecento nuovi; e io gliel portai in una coppa d'ariento, e dissi: Monsignore, non li disdegnate, perchè siano pochi, perchè sanza i Consigli palesi non si può dare più moneta. Rispose, gli avea cari, e molto li guardò; e non li volle ».

Abbiamo qui del caso de' Neri il giorno e'l mese e l'anno; poichè il Cardinale qui mentovato egli è Frate Matteo d'Acquasparta, il quale fu in Firenze nel Giugno del 1300.; nel qual anno, da mezzo Giugno a mezzo Agosto, s'incontra il Priorato di Dante: ed ecco rimesso l'osso a suo luogo, che Dante fu de' Priori nella caduta

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de Neri; con che s'accorda, rispetto alla calda stagione, l'aere inferma di Serezzana, e la malattia di Guido Cavalcanti, e la scusa dell' avvacciato ritorno de' Bianchi.

Il fatto poi di S. Trinita, totalmente diverso dal divolgato, avvenne, secondo che narra il Compagni, che vi fu presente, dopo che i Neri eran di già da loro confini tornati, eccetto che Mess. Corso, il quale essendo confinato, dice Dino, a Massa Trebara, gli ruppe, e andossene a Roma, e non ubidi: il perchè fu condannato nell'avere e nella persona. Il fatto adunque fu in questo modo (1):

» La parte de Cerchi, che era confinata, tornò a Firenze. Mess. Torrigiano, e Carbone, e Vieri di Mess. Ricovero de Cerchi, Mess. Biligiardo dalla Tosa, e Carbone, e Naldo Gherardini, e Mess. Guido Scimia de' Cavalcanti, e gli altri di quella parte stavano chetamente. Ma Mess. Geri Spini, Mess. Porco Manieri, Mess. Rosso dalla Tosa, Mess. Pazino de' Pazi, Sinibaldo di Mess. Simone Donati, capi dell'altra parte, non contenti di loro tornata, coloro seguaci si raunarono un dì di S. Trinita, diliberati di cacciare i Cerchi, e loro parte, e feciono gran consiglio, assegnando molte false ragioni. E dopo lunga disputa Mess. Bondelmonte, savio e temperato Cavaliere, disse, che era troppo gran rischio, e che troppo male advenire ne potea, e che al presente non si sofferisse. E a questo consiglio concorse la maggior parte, però che Mess. Lapo Salterelli avea promesso a Bartolo

(1) 1. c. col. 483.

di Mess. Jacopo de' Bardi, a cui era data gran fede, le cose si acconcerebbono per buon modo; e senza niente fare si partirono

» Ritrovandomi in detto Consiglio io Dino Compagni, disideroso d'unità e pacie frà Cittadini, avanti si partissono, dissi: Signori; perchè volete voi confondere, e disfare una così buona Città? Contro a chi volete pugnare? Contro a' vostri fratelli? Che vittoria avrete? Non altro, che pianto. Risposono, che il loro Consiglio non era, che per spegnere scandalo, e stare in pacie ».

» Udito questo m'accozzai con Lapo di Guaza Ulivieri, buono e leale popolano, e insieme andamo a' Priori, e conducemovi alcuni erano stati al detto Consiglio; e tra i Priori loro fumo mezzani; e con parole dolci raumiliamo i Signori. E Mess. Palmieri Altoviti, che allora era de'Signori, fortemente li riprese sanza minascie. Fu loro risposto, che di quella raunata niente più si farebbe, e che alcuni Fanti, erano venuti a loro richiesta, fussono lasciati andare sanza esser' offesi e così fu da Signori Priori comandato ».

» La parte adversa continuamente stimolava la Signoria, gli punisse, perchè aveano fatto contro a gli ordini della giustizia per lo Consiglio tenuto in S. Trinita per fare congiura contra il Reggimento »

» Ricercando il segreto della congiura si trovò, che il Conte da Battifolle mandava il figliuolo con suoi fedeli e con armi a petizione de' congiurati; e trovaronsi lettere di Mess. Simone de' Bardi, per le quali scrivea facessono fare gran quantità di pane, acciò che la gente, che venia, avesse da vivere: il perchè chiaramente si comprese

la congiura ordinata per lo consiglio tenuto in S. Trinita; onde il Conte, e'l figliuolo, e Mess. Simone furono condannati in grave pena ».

Questo consiglio adunque, in cui si trattava d'opprimer colla forza la fazione de' Cerchi, si tenne in S. Trinita dopo la partita de loro avversarj, anzi dopo la loro tornata, e dopo'l bando di Mess. Corso, nel Priorato di Mess. Palmieri Altoviti, che fu da mezzo Aprile a mezzo Giugno 1301.; laddove l'espulsione della setta de' Donati, o de' Neri fu per la prepotenza usata nella processione del dì 23. Giugno 1300., nel qual proprio tempo s'incontra il priorato di Dante, ch'è circostanza importantissima per la vita di lui, e per questo m' è convenuto assicurarmene con più diligenza. Proseguiamo adesso la storia di Marchionne Stefani, correggendola però, dove faccia d'uopo con ciò, che si è fermato in questo capitolo.

CAPO X I.

Della venuta in Firenze di Mess. Carlo per opera di Bonifazio.

(1) » Nel detto anno (2) MCCC. di Febbrajo Mess. Corso partito per lo bando ricevuto, come è fatta menzione nel precedente capitolo, se n'andò a Roma al Papa Bonifazio, e Mess. Geri Spina, il quale era in Roma col

(1) Rubr. 223. Gio. Vill. 1. 8. c. 42.

(2) Secondo 'l computo Fiorentino: ma secondo 'l comune correva

l'an. 1301.

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