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che'l padre, vedendolo di soli tre (1) anni membruto e robusto e ingegnoso molto al di sopra della sua età, gli

(1) Lo stesso poeta, Lib. IV. pag. 1214.

...

Jam tertia messis

Venerat, et ter musta suis stillata racemis
Spumabant impressa cadis, cùm major adultis
Incaluit virtus membris.

...

At pater egregius pueriles concipit ausus,
Et secum admirans tacita sub mente volutat,
Quanta tui virtus animi, quàm nobile robur,
Quantus in ingenio vigor est, quàm blanda tuorum
Membrorum moles, spatio ut superaddita parvo
Vis festina tuis increverit (a) ardua membris.
Jam stupet, et tali gaudens lætatur alumno,
Mente Deum lustrans; neque enim sine numine talem
Progeniem venisse putat ; memor inde notati
Temporis, excusso cùm Conjux territa somno
Retulit, horrendum dictu, et mirabile monstrum!

Visa sibi peperisse cancm, qui magnus et acer

(a) E pur adulto, come scrive Sagacio Gazzatta, cittadino di Reggio, e che visse in quel tempo, riuscì di persona non molto grande. Nel rimanente si verificò a pieno il presagio del suo genitore. Egli fu, dice il dalla Corte nel Lib. XI. di faccia allegra, di buona complessione, giustissimo, liberalissimo, magnificentissimo, dell' arte militare peritissimo, animosissimo, e molto valente; ond' egli era sempre il primo, che andasse ad assalire l'inimico, e fece più volte prove maravigliose. Fu in oltre di grandissimo consiglio, e d'ammirabile facondia; e dopo la sua morte fu detto di lui, che o non dovea mai nascere, o mai non morire: onde a gran torto alcuni il chiamarono Tiranno; perchè non fu in quei di Principe alcuno in tutta Italia più di lui cortese, liberale, magnifico, e più amator de' letterati e virtuosi, de' quali sempre avea piena la sua Corte, e ben meritamente, come fece, si acquistò il soprannome di Grande. La chiusa di questo elogio la intendi cosi; che cogli egregi suoi fatti si meritò il nome di Grande, ch'egli ebbe, come si prova in questo Capitolo, fin da fanciullo per consiglio e determinazione del padre.

mutò il nome da prima imposto, e volle che in avvenire fosse chiamato Cangrande: la qual nuova denominazione prevalse subito, e si trova usata nelle carte d'allora, molto innanzi certo, che i Soldati, come vuole (1) il Corte, gli attribuissero essi i primi il titolo di Cangrande, acclamandolo con questo nome per le cose da lui fatte a danno de' Padovani l'an. 1319. Nel testamento (inedito nell' Archivio Canonicale) di Bonincontro,' Vescovo nostro, ch'è del 1298. si legge: (2) Item lascio uno de' miei bicchieri d'argento al Sig. Cangrande figlio di esso Sig. Alberto de la Scala. Così nel testamento d'Alberto del 1301. (3) Item lasciamo l'anzidetto Sig. Bartolommeo nostro figlio in tutore al nostro figlio suo fratello Cangrande.

Mi piace ancora, prima d'andar più oltre, fermar di questo Signore l'età nel 130c, in cui Cacciaguida il

(b) Incurret totum validis latratibus Orbem:
(c) Omina propositis firmat solemnia votis,

Impositumque prius nomen tibi mutat, et addit,
Magnus ut hinc dicare Canis; nam consona rebus
Nomina sæpe solent veras prædicere causas.

(b) Non so, se incurret sia per sincope in vece d'incurreret, e se sia meglio legger incurset.

(c) Nella stampa del Muratori, Omnia.

(1) Nelle sue Ist. di Ver. Lib. X.

(2) Item lego unum ex scyphis meis argenteis Domno Canimagno filio ipsius Domni Alberti de la Scala.

(3) Item relinquimus prædictum Dominum Bartholomæum filium nostrum tutorem prædicto filio nostro fratri suo Canimagno. Questo testamento fu prodotto dal benemerito Sig. Biancolini nella serie de' Vesc. e Govern. di Verona, alla pag. 101., e riprodotto dal Sig. Verci nella sua Storia della Marca Trivigiana, e Veronese.

dice (1) di soli nove anni; quando (2) Alessandro Vellutello il vuole in quel tempo di anni diciotto, e'l nostro dalla Corte (3) forse di più, per li fatti che di lui ci

Cioè,

(1) Par. XVII. 79.

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Non se ne son le genti ancora accorte

Per la novella età, che pur nove anni

Son * queste ruote intorno di lui torte.

queste ruote celesti tutte insieme (non semplicemente la ruota di Marte) si sono intorno di Cangrande girate soltanto nove anni Solari.

nel (2) Questo assai dotto, diligente, e benemerito Comentatore, C. I. dell' Inf.... diremo aver trovato a Verona in alcuni antichi volumi scritti a penna da persone idiote et grosse, ma fidelissimi, per molti scontri che n' abbiamo, i quali trattano delle cose più famose, che giornalmente ferono per lo spazio di CL anni questi Signori dalla Scala che tennero quella città, et dicono, costui ( cioè Cangrande) essere stato figliuolo del Sig. Alberto fratello del secondo Mastino ( dir dovea del primo Mastino, poichè il secondo fu figlio d'Albuino, e d'esso Alberto nipote ) et che dopo Bartolomeo et Albuino suoi fratelli succedè nella Signoria l'anno 1312. ( doveva dirsi 1311. essendo che in quell'anno Albuino morì; e poi Cangrande non aveva bisogno d'esser eletto o confermato dal popolo, che dominava da se col titolo di Vicario Imperiale) essendo d' età d'anni XX. Questi vent'anni nel 1311. vanno benissimo, e s' accordano perfettamente con Dante, che'l fa di nov'anni nel mille e trecento: ma ciò è contrario a quel tanto ch'esso Vellutello asserisce, non secondo gli antichi nostri annali, o diarj, ma secondo 'l suo ingegno, nel C. XVII. del Par. dove spiegando quel verso, Non se ne sono ancor le genti accorte, pronunzia che Cangrande in allora era in età di XVIII. anni, perchè la stella di Marte, dice, pena due anni solari a far la sua revoluzione per tutti i XII. segni del Zodiaco, e i suoi erano nove anni marziali. Di simili contraddizioni, ove si tratti di Dante, o delle cose sue, presso degli Scrittori ne sono le sacca, fuor delle quali ne ha tratto non poco, in materia spettante agli Scaligeri, il Padre Lombardo.

(3) Narra egli nel lib. IX. che Canfrancesco, com'ei lo chiama. l'anno 1293. per ordine del Sig. Alberto suo padre fu Capitano dell' impresa di Parma; della qual città prese anche a nome de padre il

racconta. Gioverà mostrar in queste minuzie l'esattezza e diligenza di Dante, acciocchè altri non ardisca di presumerlo inavveduto o fallace nelle cose di più importanza.

Egli nacque (1) nella fine d'Aprile, essendo il Sole a quindici gradi del Toro, quell'anno stesso che passò a miglior vita la famosa Donna Beatrice, cioè del 1290. Il Fereto Vicentino nel lib. IV. del suo poema Latino in lode di questo suo Signore, e suo Mecenate, alla morte d'Alberto (avvenuta, come si è detto di sopra, nel 1301.) lo rappresenta (2) fanciullo di soli dieci anni: dunque l'anno innanzi, se'l conto non falla, n'aveva pur nove, siccome Cacciaguida asserisce nel Paradiso di Dan

possesso: e che nell'anno stesso, vedendo l'occasion favorevole, andò
da se all'acquisto di Reggio. Che nel seguente fu fatto Cavaliere. Che
nel 1297. prese la signoria di Vicenza, e nel principio del 1300. quella
del Friuli. Chi sarà, che possa conciliar queste imprese colla vera
età di Cangrande? Tutte le dette imprese, delle quali era incapace
Cangrande per la novella età, convien dirle fatte da Bartolommeo, o
pur da Alboino: e Dio sa, d'onde venne nelle copie, e fors' anche
nel chirografo del nostro Istorico, intruso l'un nome per l'altro.
(1) Il Poeta Vicentino nel lib. III. pag. 1208.

Jamque Dionei relegens confinia mensis
Phoebus Agenorci torrebat viscera Tauri,
Cùm prope maturum perfccto semine fœtum
Felicisque diem partus præsensit adesse
Nympha virens.

(2) Jam gravis amplexu, jam vertice fratribus æquus,
Annua jam geminis referens duo tempora lustris,

Optabas majora sequi, custode remoto;

Imberbis tamen, ac puerilem exutus amictum

Pubertate tenus, nec dum tibi fortiter ætas

Venerat armorum, aut belli tentare tumultus,

Cùm pater egregius fatis ablatus iniquis
Occidit, invalida nec dum cogente senecta.

te. Non occorre altro; poichè dagl' Istorici, e dallo stesso (1) Girolamo dalla Corte sappiamo, ch'egli mancò di vita nell'auge della sua fortuna in Treviso li 22. Luglio 1329. nell'anno di sua età trigesimo nono, con che si rende certo l'anno della sua nascita;

(1) Delle sue Istorie lib. XI. Quivi (in S. Maria Antica di Verona) dopo le debite cerimonie, e solennità, fu posto in una sepoltura di marmo sopra la porta della Chiesa, come egli stesso vivendo avea ordinato, dove ancora si trova; ed in un quadro di pietra poco lungi da quella vi furono gl' infrascritti versi intagliati.

Si Canis hic grandis ingentia facta peregit;

Marchia testis adest, quam sævo Marte subegit : Scaligeram qui laude domum super astra tulisset, (a) Majores in luce moras si Parcha dedisset.

Hunc Juli geminata dies undena peremit,

Jam lapsis septem quater annis mille trecentis.

I quali versi furono mal intesi, o mal volgarizzati dal Saraina, quando che ne' libri della vita di questi Signori, dice egli, che ciò fu l' anno 1328. dicendo i Latini, che già erano passati i mille, e trecento ventotto. Visse nella Signoria di questa Città questo Signore poco più di diciotto anni (o poco meno) e mancò l'anno trigesimo nono ( cominciato di due mesi, e venti due giorni ) di sua età; lasciando a suoi Nipoti un bellissimo principato. Imperciocchè a Verona, Vicenza, Feltre, Cividale, e Belluno aggiunse egli colle sue arti di pace e di guerra Padova, e ulti

mamente Treviso.

(a) Lasciò al mondo, dice il Vellutello sopra 'l C. 1. dell' Inf. questa ferma opinion di se, che quando si tosto non fusse stato prevenuto dalla morte, che in tutta Lombardia non fusse potuto capire, et che ad ogni modo fusse per farsi Re d' Italia.

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