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basso cielo, e dall' infima disciplina, e salendo fino al più alto, ch'è l'empireo, e alla suprema scienza, cioè alla Teologia ». Il cielo della Luna, ei dice, colla Gramatica si somiglia, perchè ad esso si può comparare; che se la Luna si guarda bene, due cose si veggono in essa propie, che non si veggono nell'altre Stelle: l'una si è l'ombra ch'è in essa, la quale non è altro che (1) rarità del suo corpo, alla quale non possono terminare i raggi del Sole, e ripercuotersi così, come nell'altre parti: l'altra si è la variazione della sua luminosità, che ora luce da un lato, e ora luce dall'altro, secondochè 'l Sole la vede. E queste due proprietadi ha la Gramatica, che per la sua infinitade li raggi della ragione in essa (2) non si terminano, in parte spezialmente delli vocaboli: e luce or di qua, or di là, intanto quanto certi vocabolì, certe declinazioni, certe costruzioni sono in uso, che già non furono, e molte già furono, che ancor saranno; siccome dice Orazio nel principio (3) della poetria, quando dice: molti vocaboli (4) rinasceranno, che già caddero ». Quindi mostra la simiglianza, che ha il cielo di Mercurio colla Dialettica, quel di Venere colla Rettorica, il Sole coll' Aritmetica, Marte colla Musica, Giove colla Geometria, e Saturno coll' Astrologia.

(1) Vedi che argomenta in contrario Beatrice, Par. II. 52. e segg. (2) Con cattiva interpunzion nelle stampe, non si terminano in parte, spezialmente ec.

(3) v. 69. Multa renascentur, quæ jam cecidere, cadentque,
Quæ nunc sunt in honore, vocabula.

(4) Così nelle vecchie stampe: nelle moderne, ne nasceranno.

Appresso le comparazioni e' ritratti, ch' egli fa delli sette primi cieli, procede agli altri, dicendo; che (1) il Cielo Stellato si può comparare alla Fisica per tre propietà; e alla Metafisica per altre tre. Mostrate le quali, passa a far vedere la simiglianza, che ha il Cielo Cristallino, o sia il primo mobile, colla scienza Morale: e finalmente dice ». Lo cielo empireo, per la sua pace, simi. glia la divina scienza, che piena è di tutta pace, la quale non (2) soffera lite alcuna d'opinioni, o di sofistici argomenti, per la eccellentissima certezza del suo suggetto, lo quale è Iddio. E di questa dice esso alli suoi Discepoli: (3) la pace mia do a voi: la pace mia lascio a voi; dando e lasciando loro la sua dottrina, che è questa scienzia, di cui io parlo. Di costei dice Salomone (4): sessanta sono le regine, e ottanta l'amiche concubine: delle ancelle adolescenti non è numero: una è la colomba mia, e la perfetta mia. Tutte scienze chiama regine, e (5) drude, e ancelle (6): e questa una, colomba, perchè è senza macola

(1) Conv. Tr. II. Cap. 15.

(2) Dal verbo sofferare.

(3) Joh. XIV. 27. Pacem relinquo vobis, pacem meam do vobis.

(4) Cantic. VI. 78. Sexaginta sunt reginæ, et octoginta concubine, et adolescentularum non est numerus. Una est columba mea, perfecta

mea.

(5) Siccome appella qui drude le minori scienze, così nel Cap. 16. dello stesso Tr. dice drudi gli amatori della Sapienza, perchè il solo Dio è il vero sposo della Filosofia, la parte più nobile della quale è la Teologia. Per questo S. Domenico (sebbene ei fu di Cherubica luce uno splendore) è detto drado, Par. XII. 55. Vedi nel Conv. Tr. III. Cap. 12. É dunque la divina Filosofia ec.

(6) Svariando quì i Testi a penna, e a stampa, mi son tenuto alla Scrittura, una est columba, che mi par meglio di questa chiama colomba o di " questa umana colomba.

di lite: e questa chiama perfetta, perchè perfettamente ne fa il vero vedere, nel quale si cheta l'anima nostra ».

Or se'l cielo effigia e rappresenta nelle dieci sue parti le undici scienze primarie mentovate di sopra; e queste scienze formano l'intiero corpo della Filosofia, o della Sapienza, di cui esse son membra; e se della Sapienza è figura (cose tutte antecedentemente provate ) Beatrice; di questa donna, là nell'altezza del paradiso terrestre, che tutta è disciolta nell'aer vivo, all' armoniche sfere assai più, che in questa bassa valle, propinqua, ben disse il nostro Poeta:

Là dove armonizzando il ciel t'adombra (1). E chi sarà, che non faccia di cappello a questa spiegazione, ch'è tutta di Dante?

CAPO XLI.

Della discesa di Beatrice dal Cielo.

Una delle bellissime cose del divino Poema, quantunque non ben letta, nè a pieno intesa dagli Espositori, è la discesa e comparsa di Beatrice nel Paradiso Ter

(1) Dovrà dunque il Vocab. della Crusca collocar questo verso in esempio sotto'l §. II. alla voce adombrare, e cancellarlo ov'è fuor del sentimento poco più sopra. Lungi dal senso, che piace al Volpi di dare alla detta voce, cioè di coprire, far tetto, il Cielo girando nelle sue sfere con perfetta armonia e' fa ritratto ed immagine della sapienza di Dio, alla quale rimosso il velo, era figura Beatrice, Inf. II. 103., loda di Dio vera: e però i Cieli, come canta il Salmista, narrano la gloria di Dio.

restre: vediamola purgata, se ne riesca, e schiarita, per ammirarla, nel principio del cap. XXX. del Pg. che m' ingegnerò dar quì corretto, e spiegato.

5

Quando 'l (1) settentrion del primo Cielo,

Che (2) nè occaso mai seppe, nè orto,
Nè d'altra nebbia, che di colpa velo;
E che faceva li ciascuno accorto

Di suo dover, come 'l più basso face (3),
Qual timon gira per venire a porto,
Fermo s'affisse; la gente (4) verace

Venuta prima (5) tra'l Grifone ed esso,

Al (6) carro volse (7) sè come a sua pace:

(1) Ii Poeta chiama settentrione del primo cielo, cioè dell' Empireo, i sette candelabri, la forma de' quali è descritta nel Canto antecedente, per alcuna convenienza, che hanno, colla costellazione dello stesso nome al nostro polo vicina.

(2) Il nostro settentrione pel nascer del Sole agli occhi nostri s'asconde, e quello è come il suo occaso; par che rinasca, quando 'l Sole tramonta, perchè allora risplende, ciò ch'è in certa maniera il suo orto; ed anche per opposta nube s'oscura: non così il settentrione de' candelabri, che non fu mai velato, se non dalla colpa.

(3) Approvo il P. Lombardi, che toglie la virgola quì segnata, per osservazione di lui, in tutte l'edizioni che adoprano cotali segni; e spiega come il visibile nostro, e più (rispetto al cielo empireo ) basso settentrione, in cui v'è la stella polare da' naviganti risguardata, face (accorto, intendi, di suo dovere) qual timon gira ec. qualunque nocchiero volge timone per giungere al bramato porto. »

(4) La dice verace, perchè rappresentante i libri della Sacra Scrittura, nella quale è somma verità.

(5) Tral Grifone che seguiva quella gente, ed esso settentrione de' candelabri che la precedeva.

(6) Volsesi al carro dal Grifone tirato: il qual carro non è la Cristiana Chiesa, come spiegano gli espositori, nè la Pontificia cattedra, come glosa il P. Lombardi, ma il reggimento o governo spirituale della Chiesa di che si ragionerà in seguito.

:

(7) Il Tassoni legge si, e mette volse in assoluto: e ciò reca in con

10

15

E (1) un di loro quasi da Ciel messo,

Veni, sponsa, de Libano,
de Libano, cantando
Gridò (2) tre volte, e tutti gli altri appresso:
Quali (3) i beati al novissimo bando
Surgeran presti ognun di sua caverna,
La rivestita (4) voce allelujando;
Cotali in su la divina (5) basterna

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Si levar cento ad vocem (6) tanti senis
Ministri, e messaggier di vita eterna.
Tutti (7) dicén: Benedictus, qui venis;

ferma del Petrarca, che disse. Canz. 7. st. 5.

Ch'i' volsi in ver l' angelica beltade.

(1) Cioè Salomone, quasi fosse messaggiero del Cielo.

(2) Tre volte (nota il P. Pompeo Venturi ) perchè tre volte è ripetuto Veni nel testo sacro, ch'è questo: Cant. IV. 8. Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni.

(3) Esattezza del Cod. di S. ., del Ms. Canonici, dell' ediz. di Mantova, e di altri Testi. Le stampe moderne, anche la Romana, hanno Quale, che 'l P. Lombardi spiega per come; e ne allega in conferma, Inf. II. 127. Quale i fioretti. Ma credo ch'ei s'inganni; poichè a quali corrisponde tali o cotuli; a quale, tale o cotalc, come appunto nell' allegato luogo dell' Inferno, cui risponde, Tal mi fec' io.

(4) Di questa correzione si tratta qui dopo subito, come ne ho già trattato nel Cap. XVII. de' Blandimenti .

(5) Aug. Nebridio ep. 116». Mittatur ne ad te accomodatissimum tibi vehiculum? Nam bastarna (sic) innoxie te vehi posse noster Lucinianus auctor est". E nel supposto comento di Pietro»: basterna .i. curru delicatis pannis cooperto secundum Iuguictionem »:

(6) Alla voce di Salomone s'alzarono dritti in piè cento, cioè molti Angeli.

(7) Vuole il P. Lombardi, che qui si legga dicean; e così pur è nel Cod. di S.. ma sotto l'a è segnato un punto, che indica quella vocale in leggendo doversi espungere, e pronunziare dicen, com'è in molti mss. e nelle Stampe. Ma il detto R. P. è assai lepido, poi

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