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poichè le stesse a tutti quelli si davano, che la sorte avevano di passarvi, e a tutti, all' uscir del fuoco, dicevasi: Venite benedicti Patris mei: ma quì a lui solo dovrebbe dirsi attribuito nello splendore di quel Paradiso dal pieno coro delle angeliche voci il Benedictus, qui venis: e come scusarlo da imprudenza, e da vanagloria? Ma io perdo'l tempo,

Trattando l'ombre come cosa salda.

Se non che per mostrarmi io persuaso che gli angelici canti diretti fossero dall'Autore a lodar Beatrice, insorge il P. Lombardi opponendo, che'l Poeta in tal caso avrebbe scritto, Benedicta, quæ venis.

Vana opposizione: poichè se Dante avesse alterate le parole in tal modo, le avrebbe straniate affatto dal Salterio e dall' Evangelio, nè si riconoscerebbero più per quelle, con cui il Redentor nostro fu dalle pie turbe magnificato; colle quali medesime egli voleva encomiata dagli Angeli la sua donna. Così fa la Chiesa nel celebrar l' esequie de' suoi defonti, che fa dire al Paroco, sia maschio il morto, o sia femina: Non intres in judicium cum servo tuo, etc. nè vuole, che per differenza di sesso si dica, cum ancilla tua, come pur si pratica in altre orazioni, acciocchè non si perda niente del sapore del Salmo CXLII. 2. d'onde quella preghiera fu tolta. Quanto a Beatrice però, ch' è in figura la Sapienza, la Teologia, la Sposa di Dio, che non si scompagna mai dal suo Sposo, nè egli da lei; il Benedictus, qui venis, anche secondo la gramatica, non le disconviene: poichè sia lo Sposo lodato, sia ella, tutto ad una lode riesce ch'è comune ad entrambi. Piaccia, o non piaccia l' ag

gunta relativa all'unione della Sapienza con Dio, io sto su la prima risposta, che dal giudicio del Poeta, e dall' uso della Chiesa è bastantemente giustificata.

CAPO XLII.

Difesa di Dante da rimproveri di Beatrice,
e dalla censura di Ubaldo d' Agubbio.

dottor S. Girolamo a Ruffino, che proverbiavalo su le parole in sogno udite, Non sei Cristiano, sei Ciceroniano, Tu mi reputi molto da bene, rispose, che non truovi cosa nelle mie veglie a riprendere, e però censuri i miei sogni. Una simigliante risposta dar potrebbe a' suoi amici,

nemici, anche Dante: Voi sparlate di me, perchè nella nia Commedia io narro i sozzi e scorretti costumi rimproveratimi da Beatrice; narro il rossore che n'ebbi, e la publi. ca mia confessione; narro che sospirando e piangendo me ne pentii amaramente: e non sapete voi, che quella fu una visione, fu un sogno? Cercate negli altri miei scritti di prosa e di verso; cercate negli studj, da me intrapresi e continuati senza desister mai, delle più nobili discipline; cercate nella storia sincera della mia vita ciò che ho fatto e detto ve-. gliando: e se nella veglia mi trovate innocente, voi mi fate troppo onore nell'incolparmi solo di ciò, che m'è accaduto dormendo. Che dee qui farsi? La lite è grande e di somma importanza alla buona fama di lui, gli avversarj son molti, e' fautori pochissimi. Facciam così: mettiamo la causa in pristino; e spogliandoci d'ogni affetto di amore, o di odio, e di qualunque pregiudicata opinione, rivedia

mo per ordine, e posatamente il processo, su cui egli fu (a ragione, o a torto che sia) giudicato e dannato. Io non farò altro, che prender ciascuna carta per mano, e disaminatala, dir con ingenuità; questo è vero, questo per le tali e le tali ragioni è falso; questo è incerto, questo può spiegarsi così; questo può interpretarsi colà: e la sentenza in fine su le cose allegate e provate si darà da chi legge. Incominciamo.

Pg. XXX. 55. Dante, perchè Virgilio se ne vada,
Non (1) pianger (2) anco, non pianger ancora,

Che pianger ti convien (3) per altra spada.

Tal è la prima accoglienza, che Beatrice fa al suo fedele, che tanti passi ha mossi per rivederla. Nè ella diceva ciò in aria benigna, e scherzevole, ma ivi v. 70.

Regalmente nell'atto ancor proterva

(1) Quanto più dolce sia quì pianger, che piangere, suppongo che per ognuno possa sentirsi : or sappiasi, che cosi è nel Cod. di S. . e dell' Anonimo Comentatore; dove pur tant'altre volte certe parole sono distese intere coll'obbligo d'accorciarle, perchè s'addattino al verso.

(2) Anco, in vece di anche, si legge nel Testo di S. . e dell' Anonimo, e in altri: non però per la ragione che dice il P. Lombardi; cioè che ancora sia l'intero di anco, e che Beatrice per quello interrompimento e riprendimento di parole che suol accadere in chi con troppa veemenza favella, non avendo potuto profferir la parola intera alla prima, l'abbia supplita poi, come fa chi balbetta; ma perchè son due voci di sua natura diverse; da che anco (che noi Veronesi diciamo ancò, ed altri ancoi) egli è l'abbreviato del latino barbaro hanc hodie; e ancora, di hanc hora. Di tal origine appar vestigio nello scritto di S. .

Non pianger ancho non pianger anchora .

(3) Per altra cagione, che ti ferirà, come spada, di punta e di taglio.

Continuò, come colui, che dice,

E'l più caldo parlar (1) diretro serva: (2) Guardaci ben: ben son, ben son Beatrice:

Come degnasti d'accedere al monte?

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Il penultimo verso sa d'ironia; secondo la quale significa come ti se' tu finalmente degnato d'appressarti a questo luogo? Vedilo senza la detta figura:

Come indugiasti d'accedere al monte?

(1) Tal è la lezione del Cod. di S.; nel margine del quale fu d' als tra mano scritto, dietro si serva. Nel Comento dell' Anonimo, dirietro serba. Nella Volgata poi, e nell'altre moderne, dietro riserva. Se la donna adunque non parlava allora con troppo caldo, nè men balbettava, come vuole il P. Lombardi nella Nota dell'anco,

(2) Si legge così nel Cod. di S. . e ne' Testi migliori: e questa pluralità di numero Guardaci (in vece di Guardami, ch'è nelle moderne Edizioni) all'aria corrisponde di maestà in Beatrice rappresentata per secondar la quale parrebbe, che seguir dovesse, ben sem, ben sem, com'è in alcuni Mss. e in alcune Stampe, e presentemente anche nel Codice di S. .: ma ostano varie ragioni. La prima, che ne riuscirebbe il verso assai strano per lo concorso dell'm, e la frequenza dell'e, che nel numero di otto sillabe ci sarebbe sette volte. La seconda, che 'l Codice di S. . avea di prima mano, ben som ben som Beatrice: ciò che non dee subito dirsi ( come fu creduto) error del copista; potendo egli aver fatto, a mio avviso, som per son in grazia della pronunzia, per la sequela della lettera b, quantunque in division di parole, siccome in composizione si scrive e si pronunzia anche adesso. La terza è, che sebbene nel testo della Commedia, che ha nel margine d'intorno l'Anonimo, si legga sem; egli però che si valse d'altro esemplare, legge son, com'è nella volgata, e nella massima parte de' Mss. e delle stampe. Per le quali cose ho ritenuto Guardaci, ch'è pur nell' Anonimo, ch'è già quel che basta alla maestà di chi parla; e nel rimanente mi son ristretto all'antico, e alla maggior convenienza del verso.

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non lo riprende già d'ardire e prosunzione per esservisi accostato, ma sì-d'indugio e tardanza. Tal è in ristretto la bella e buona spiegazion del Landino, del Vellutello, e del P. Venturi. All opposto il P. Lombardi pretende, che veramente riprenda Beatrice Dante d'ardimento. e che degnasti adoperi a quel senso, al quale altri pure lo hanno adoperato, ti facesti degno, e che forse per sincope dica degnasti in vece di degnastiti. Ma non è vero, che'l povero galantuomo presunto di se in questo fatto; che anzi fin da principio se ne riputò immeritevole: Inf. II. 33.

abbia

Me degno a ciò, nè io, nè altri il crede.

tanto che Virgilio dovette dirgli: v. 45. L'anima tua è da viltate offesa.

E se i conforti del suo maestro, fondati già sul favore e l'autorità di Beatrice, non l'avessero tratto su per la montagna, ei non si sarebbe lusingato mai di salirvi. Egli adunque peccò, non di alterezza, ma di tardanza.

v. 76. Gli occhi mi cadder giù nel chiaro fonte: Ma veggendomi in esso io trassi all'erba,

Tanta vergogna mi gravò la fronte.

Par che qui Dante col suo rossore confessi di meritarsi queste rampogne, per essere stato negligente in disporsi prima d'allora, cioè prima del Marzo del 1300, a goder in quel delizioso luogo dell'umana felicità. Troppo altera però gli parve in quell'atto la donna sua, e però dice: v. 79. Così la madre al figlio par superba, Com'ella parve a me, perchè d'amaro

(1) Senti'l sapor della pietate acerba.

(1) Senti hanno col Ms. di S. . quasi tutti gli altri, e colla Vol

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