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SONETTO XXX (89)

Augelletto errabondo che vai piangendo i bei giorni passatt vedendoti star sopra i rigori invernali, se come tu sai i tuoi affanni cosi tu conoscessi i miei, verresti nel mio grembo a confondere coi miei i tuoi lamenti. Non so se le parti sarebbero uguali perchè quella che tu piangi è forse viva tuttavia; ma la mia mi fu rapita da morte. Ma l'ora triste e la triste stagione destandomi i dolci e gli amari ricordi del passato m'invitano a dolermi con te.

Schema: A B BA, A B B A, C D C, D C D.

Vago augelletto che cantando vai,
Ovver piangendo il tuo tempo passato,
Vedendoti la notte e 'l verno a lato,
El dì dopo le spalle e i mesi gai;
Se come i tuoi gravosi affanni sai,
Così sapessi il mio simile stato,
Verresti in grembo a questo sconsolato
A partir seco i dolorosi guai.

I' non so se le parti sarian pari;

Chè quella cui tu piangi è forse in vita,
Di ch'a me Morte e 'l Ciel son tanto avari :

Ma la stagione e l'ora men gradita,

Col membrar de' dolci anni e degli amari,
A parlar teco con pietà m'invita.

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SONETTO XXXI (90).

La bella donna che hai tanto amata è morta e, a quel ch'io ne spero, è salita al cielo per la sua bellezza e bontà. Tempo è dunque di raccogliermi e seguirla spoglio del peso dei terreni affetti. Chè a morte precipita ogni cosa creata e conviene che l'anima giunga pura al passo pericoloso.

Schema: A B BA, A B B A, C DE, D C E.

La bella Donna che cotanto amavi
Subitamente s'è da noi partita,

E per quel ch'i' ne speri, al ciel salita;
Si furon gli atti suoi dolci, soavi.
Tempo è da ricovrare ambe le chiavi
Del tuo cor ch'ella possedeva in vita,
E seguir lei per via dritta e spedita;
Peso terren non sia più che t'aggravi.
Poi che se' sgombro della maggior salma
L'altre puoi giuso agevolmente porre,
Salendo quasi un pellegrino scarco.
Ben vedi omai siccome a morte corre
Ogni cosa creata, e quanto all'alma
Bisogna ir leve al periglioso varco.

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CANZONE II. (8)

St. I. O Vergine bella che piacesti tanto a Dio che in te s'incarnò, io mi sento da amore spinto a lodarti; ma non so incominciare senza il tuo aiuto e di Colui che per amore degli uomini si pose in te. Io invoco te che hai sempre risposto a chi ti chiamò con vera fede. Se l'infinita miseria dell'uman genere ti mosse mai a pietà, piegati alla mia preghiera, soccorri i miei mali e non badare se io sono wil fango, e tu Regina del Cielo.

II. - O Vergine saggia, o salda difesa degli afflitti, che con te non soltanto si salvano, ma trionfano; o ristoro all'ardore che abbruccia i mortali, volgi i begli occhi ai perigli della vita, e a me privo di consiglio concedi il conforto delle tue sante inspirazioni. III. Vergine pura, immacolata, figlia e madre di Dio, che illumini la vita terrena ed abbelli la celeste; per te il figlio di Dio venne a salvarne; e fra tutte le donne del mondo sola fosti eletta da Dio a mutare in allegrezza gli umani dolori. Tu, beata e trionfante in cielo, fammi degno della divina grazia.

IV. Vergine santa, piena di grazie, salita al cielo per vera umiltà; tu fosti madre a Dio; tu sei insieme madre figlia e sposa di Dio, tu che sei vera fonte di beatitudine appaga il mio cuore.

V. - Vergine unica al mondo, che di tue bellezze innamorasti il Cielo; santità ed atti e pensieri hanno fatto in te un vivo tempio consacrato a Dio. Tu adempiendo con la tua grazia il mio difetto puoi far lieta la vita mia. Io ti prego che tu voglia guidare a buon fine il torto cammino della mia esistenza.

VI. Vergine chiara, stella di terribile procella io mi trovo, solo, l'anima mia peccatrice si fida in te; prese in te carne umana.

VII.

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questo mar tempestoso della vita; vedi in che senza, timone, e presso al naufragio; pure ricordati che per salvarne dal peccato Iddio

Vergine, quanto ho pianto e pregato solo per mio danno! Dal di ch'io nacqui, errando qua e colà, la mia vita fu sempre affanno. Mortal bellezza m'ha soggiogato il cuore. O Vergine, non tardare a soccorrermi, chè la mia vita rapida come lampo è fuggita e la morte m'aspetta.

VIII. Vergine, morta è Laura, e accresciuto morendo quel dolore al mio cuore che pur viva il consolava. Nè io sapeva i miei mali, e il medesimo sarebbe stato anche il saperlo. Tu, Donna celeste, che tutto vedi, tu che puoi fare agevolmente quello che altri non poteva, pon fine al dolor mio.

IX Vergine, sola mia speranza, non mi abbandonare nell'ora estrema; non guardare alla mia indegnità, ma pensa che io son fatto da Dio a sua immagine. Le seduzioni della bellezza e i miei inganni hanno fatto del mio cuore vane lagrime; tu falle sante, affinchè l'ultimo pianto sia devoto e alieno da terreni affetti.

una fonte di

X. O Vergine pietosa ed umile, abbi pietà d'un cuore contrito; se amai con tanta fede poca terra caduca, come non amerò te, cosa divina? Se dalla mia miseria io posso mercè tua rilevarmi, io consacro a te i pensieri, l'ingegno, la lingua e l'arte mia. Guidami a meta migliore e gradisci che in te s'appuntino tutti i miei desideri. Comm. O Vergine, s'avvicina il giorno fatale. Il mio cuore è travagliato dai terrori del pentimento e della morte. Raccomandami al Figliuol tuo, vero uomo e vero Dio, affinchè accolga il mio spirito in pace.

Schema: Canz. A B C B A C C dd CE f (f-e) Comm. A bb A Cd C.

Vergine bella, che di Sol vestita,
Coronata di stelle, al Sommo Sole
Piacesti sì, che 'n te sua luce ascose;
Amor mi spinge a dir di te parole:
Ma non so 'ncominciar senza tu' aita,
E di Colui ch'amando in te si pose.
Invoco Lei che ben sempre rispose,
Chi la chiamò con fede.

Vergine, se a mercede

Miseria estrema dell'umane cose

Giammai ti volse, al mio prego t' inchina;

Soccorri alla mia guerra,

Bench'i' sia terra, e tu del ciel Regina.

Vergine saggia, e del bel numer una
Delle beate vergini prudenti,

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7.

Lei, cioè colei. Altri riferiscono
lei ad aita del v. 5. S. Chi, a
chi. 9. A mercede, a pietà.
10. La miseria somma dell' u-
man genere. 11. T'inchina,
piegati. 12. Soccorri alla mia
guerra. Porgi aiuto all'animo mio
travagliato. 13. Benchè sia
terra, cioè polvere. É una frase di
S. Gregorio. Pulvis ego sum
et tu Regina coeli ".

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II. - 1. Allude alla parabola delle cinque vergini prudenti che è in

O saldo scudo dell'afflitte genti

Contr'a' colpi di Morte e di Fortuna,
Sotto 'l qual si trionfa, non pur scampa ;
O refrigerio al cieco ardor ch'avvampa
Qui fra mortali sciocchi:

Vergine, que' begli occhi,

Che vider tristi la spietata stampa
Ne' dolci membri del tuo caro Figlio,
Volgi al mio dubbio stato,

Che sconsigliato, a te vien per consiglio.
Vergine pura, d'ogni parte intera,
Del tuo Parto gentil figliuola e madre,
Ch'allumi questa vita e l'altra adorni;
Per te il tuo Figlio e quel del Sommo Padre,
O fenestra del ciel lucente, altera,
Venne a salvarne in su gli estremi giorni ;
E fra tutt' i terreni altri soggiorni
Sola tu fosti eletta,

Vergine benedetta,

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Che 'l pianto d' Eva in allegrezza torni. 10

S. Matteo XXV. - 4. O saldo scudo delle genti; salda difesa. Cfr. S. Paolo XXXIV; « Clypeus est omnibus sperantibus in se ». — 6. Con l'aiuto della Vergine non solo si scampa dai colpi di morte e di fortuna, ma eziandio si trionfa, 7-8. O conforto e ristoro all'ardore delle cieche passioni che s' accendono nell'animo agli sciocchi mortali. Nota bella antitesi: refrigerio ardore. 10. Tristi Con tristezza. Stampa Delle piaghe, che apparvero impresse sul corpo - Così il Villani aveva detto: Tutto lo

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