LAPO GIANNI Fiori nella seconda metà del secolo XIII, e fu notaio fiorentino. Dante l'ebbe, oltre che amico, anche compagno nell'opera grande del rinnovamento dell'arte. Questa rosa novella, Che fa piacer sua vaga giovanezza, Amor, sia nata per virtù di quella. Di raccontar sua maraviglia nuova, Di savere allegar verace prova. Levando gli occhi per mirarla fiso, Presemi 'l dolce riso, E gli occhi suoi lucenti come stella. Per lo suo raggio che mi giunse al core Mi piace signoreggi il tuo valore, E servo alla tua vita le sarai. Ond'io ringrazio assai, Dolce signor, la tua somma grandezza, Che vivo in allegrezza, Pensando a cui mia alma hai fatta ancella, Ballata giovanzella, Dirai a quella ch'ha bionda la trezza, M'ha comandato sia servente d'ella. Figlio di messer Cavalcante de' Cavalcanti, lodato a gara da' cronisti e novellieri e poeti del tempo come perfettissimo gentiluomo, valente cavaliere, profondo filosofo e rimator gentile, questo Guido fu primo amico di Dante, ebbe a se intitolata la Vila nuova del sommo poeta, e nella Divina Commedia è lodato per altezza d'ingegno Come il padre suo, che noi troviamo fra gli Eresiarchi nell'Inferno dantesco, fu di liberi pensieri troppo più che il tempo non comportasse : il perchè si acquistò cattiva voce d'ateo o mezzo eretico. Parteggiò accanitamente coi bianchi, a tale che nel 30, giusto sotto il priorato del suo primo amico, l'Alighieri, quando per accontentar tutti non s'accontentò nessuno, mandando a confino i capi de' bianchi e de'neri, anche Guido fu compreso nella lista di proscrizione. Già cagionevole com'era probabilmente di salute, a Sarzana, dov'ebbe l'esilio, fu assalito dalle febbri, che in poche settimane lo trassero al sepolcro. Non è noto l'anno di nascita di così insigne personaggio, alla cui gloria nocque forse l'essere stato contemporaneo e, in arte, quasi fratello minore dell'Alighieri. Le sole date importanti che si conoscano della sua vita son queste : 274 fu della Signoria; 277 sposò Bice orfana di Farinata degli Uberti; 300 esule a Sarzana, ritornò per cagion di malattia e mori. Fu sepolto il 27 settembre nella chiesa di Santa Reparata, divenuta poco più tardi Santa Maria del Fiore. Era in penser d'amor quand'i' trovai Due forosette nove; L'una cantava: « e' piove << Foco d'amore in noi ». Era la vista lor tanto soave Quanto queta, cortese ed umile, Ch'i' dissi lor: vo' portate la chiave Deh, forosetta, no m'abbiate a vile Questo cor mi fue morto Poi che 'in Tolosa fui. Elle con gli occhi lor si volser tanto Forza d'amor costui. Se t'è grave 'l soffrire, Raccomandati a lui. 12 16 20 24 28 L'una pietosa, piena di mercede, Fatta di fuoco in figura d'amore, Disse 'l suo colpo, che nel cor si vede, 32 Fu tratto d'occhi di troppo valore, Che dentro vi lasciaro uno splendore 10. Colpo, ferita d'amore che mostro aver ricevuto. 11. Piagato, conquiso. 12. Vogliono che Guido andasse in pellegrinaggio a S. Jacopo di Compostella e che nel viag gio, fermatosi a Tolosa, s'innamorasse di quella Mandetta, che no -- minerà più avanti. 15. Comincia già nel Cavalcanti questa metafisica dell'amore che popola di spiriti e spiritelli la Vita Nuova di Dante. 16. Uscito di mezzo al corpo. -32. Parti da occhi pieni di troppa forza. Dimmi se ricordare Di quegli occhi ti pûi (puoi). La qual mi fece questa forosetta, I' dissi: e' mi ricorda che 'n Tolosa Donna m'apparve accordellata istretta, Giunse si presta e forte Che in fin dentro a la morte Mi colpir gli occhi sui. Vanne a Tolosa, Ballatetta mia, Ed entra quetamente a la Dorata ; D'alcuna bella donna sia menata Dinanzi a quella di cui t'ho pregata; Dille con voce leve: Per mercè vengo a vui. 36 40 44 48 52 Perch'io no' spero di tornar giammai, Ballatetta, in Toscana, Va' tu leggiera e piana 4. Con semplicità, oppure con precauzione. 5 Tu porterai novelle de' sospiri Che certo per la mia disavventura Tanto da lei ripresa Che mi sarebbe angoscia: Pianto e novel dolore. Tu senti, Ballatetta, che la morte Mi stringe sì, che vita m'abbandona, E senti come 'l cor si sbatte forte Per quel che ciascun spirito ragiona; 15 Se tu mi vuoi servire, Mena l'anima teco; Molto di ciò ti preco, Quando uscirà del core. 20 Deh, Ballatetta mia, alla tua amistate A quella bella donna a cui ti mando. 25 intellettivo e motivo). I poeti scolastici fanno presiedere a ciascuna di queste e di tutte l'altre funzioni del corpo uno spirito che, all'occasione, piange, ride, fugge, ragiona, ecc.-23. Nello stato pietoso, compassione vole in cui essa si trova. |