CANZONE IV. (8) I. Poichè il mio destino vuole che l'ardente desiderio che muove i miei sospiri mi sforzi a cantare, prego Amore mi sostenga e adegui i miei versi all'argomento; non si però che il mio cuore ne abbia soverchia dolcezza perchè al suono delle mie stesse parole io mi disfaccio come fossi un uom di ghiaccio al sole. II. Cominciai il mio canto credendo trovarvi conforto e riposo, invece ne ho struggimento maggiore. Tuttavia è tanta la forza del desiderio che mi vi trasporta che non posso fargli contrasto. Almeno l'amore inspiri i miei versi per modo che la mia donna ne sia mossa a pietà. III. Gli antichi s'industriarono di correre i vari paesi in cerca di imprese e cose belle; ma poichè ogni virtù risiede ora in quei begli occhi, io non ho bisogno mutar paese; ad essi ricorro come a fonte di mia salute ogni qual volta il dolore mi opprime. IV. Come le stelle dell'orsa sono un segno sicuro ai naviganti, così quei due occhi rischiarano le tempeste del mio cuore. Ma è più quel ch'io ne rubo che non quello che mi viene donato. Se nulla io faccio di bene è tutto loro, perchè la mia virtù per se stessa è assai piccola cosa. V. Il fascino che quegli occhi esercitano sul mio cuore non si potrebbe non solo narrare ma neanche imaginare. Non c'è bellezza o diletto che ad essi si agguagli. Così potessi tutto un giorno fissarli estatico da vicino! VI. Infelice, ch'io vo desiderando quello che non può essere nè posso sperare ! Almeno si sciogliesse quel nodo onde la loro vista lega la mia lingua; io prenderei animo di scrivere versi che farebbero piangere di contentezza. Ma la piaga che io ho nel cuore lo occupa si ch'io impallidisco ed esco di me medesimo; tale è il colpo onde Amore mi ha ucciso. Com. Canzone, io già sento che la penna si stanca di scrivere ma non il mio pensiero di ragionar seco stesso. Poi che per mio destino A dir mi sforza quell'accesa voglia, Che m' ha sforzato a sospirar mai sempre, Sia la mia scorta e 'nsegnimi 'l cammino, St. I. 2. Accesa voglia, desiderio ardente. Cfr. Canz. II, 11, 3: Ma contrastar non posso al gran desiɔ. 5 E col desio le mie rime contempre; Ma non in guisa che lo cor si stempre Per quel ch'i' sento ov'occhio altrui non giugne; Nè per mio ingegno (ond' io pavento e tremo), Siccome talor suole, Trovo 'l gran foco della mente scemo; Anzi mi struggo al suon delle parole, 10 Pur com'io fossi un uom di ghiaccio al sole. 15 Nel cominciar credia Trovar, parlando, al mio ardente desire. Mi porse a ragionar quel ch'i' sentia: 5 Si possente è 'l voler che mi trasporta; E la ragione è morta, 10 Che tenea 'l freno, e contrastar nol puote. Amor, in guisa, che se mai percote Gli orecchi della dolce mia nemica 15 terna fiamma, 14-15. Perchè il Dico se 'n quella etate Ch'al vero onor fùr gli animi si accesi, Per diversi paesi, Poggi ed onde passando; e l'onorate 5 Poi che Dio e Natura ed Amor volse Locar compitamente ogni virtute. In quei be' lumi ond' io gioioso vivo, 10 Non convien ch'i' trapassi e terra mute; A lor sempre ricorro, Come a fontana d'ogni mia salute; E quando a morte desiando corro, Stanco nocchier di notte alza la testa A' duo lumi ch'ha sempre il nostro polo; Ch' i' sostengo d'amor, gli occhi lucenti 15 5 -9. Ond'io gioioso vivo, che son la gioia della mia vita. - 10. Rivo, fiume, in relaz. con onde del v. 5. 13. Cfr. Canz. III, St. III, v. 5-6: Rivoltar d'occhi ond'ogni mio riposo 14. Quando desidero di morire (Leop.). 15. Basta la loro vista a sostenermi. St. IV. 1. A forza, per violenza. 3. A' duo lumi, alle due Sono il mio segno e 'l mio conforto solo.. E quel poco ch'i' sono Mi fa di loro una perpetua norma; Senza lor a ben far non mossi un'orma: Imaginar, non che narrar gli effetti Di questa vita ho per minori assai, 10 15 5 E tutt'altre bellezze indietro vanno. 10 Com'Amor dolcemente gli governa, Senza volger giammai rota superna; E'l batter gli occhi miei non fosse spesso. Lasso! che desïando 15 Vo quel ch'esser non puote in alcun modo; Ch'Amor circonda alla mia lingua, quando Volgon per forza il cor piagato altrove: E 'l sangue si nasconde i' non so dove, Nè rimango qual era; e sonmi accorto 5 10 Che questo è 'l colpo di che Amor m'ha morto. 15 Canzone, i' sento già stancar la penna Del lungo e dolce ragionar con lei, 13. E non volgessero mai le sfere celesti, cioè durasse eterno quel giorno. E mai non fosse l'alba, disse in una sestina che qui s'è tralasciata. 14-15. Solo fissandoli estatico. St. VI. - 5. Circonda alla mia lingua; nota costrutto latino. 6. Il troppo splendor loro eccede la capacità d'una vista umana. 7. Baldanza, ardire.-8-9. Si nove, d'inusata dolcezza. Cfr. Dante V. N. § XIX: Amor si dolce mi si fa sentire Commiato. 2. Con lei, con la penna, cioè col mezzo di essa. 3. Ma non io mi stanco di pensare e parlare di que' begli occhi. |