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SONETTO XXI (78).

Dalla corrotta Avignone il P. per sua salute s'è rifugiato a Valchiusa, dove soggiorna ora scrivendo in italiano e in latino, ora spassandosi tra l'erbe e i fiori, e pensando continuamente al suo amore. Sprezzante del volgo e della fortuna e d'ogni men che nobile cosa, abbastanza sano e d'animo e di corpo. Solo due persone gli mancano: Laura e il Cardinale Colonna.

Schema A B BA, A BB A, C D E, C D E.

Dell'empia Babilonia ond'è fuggita

Ogni vergogna, ond'ogni bene è fuori,
Albergo di dolor, madre d'errori,
Son fuggit' io per allungar la vita.
Qui mi sto solo, e, come Amor m' invita,
Or rime e versi, or colgo erbette e fiori,
Seco parlando, ed a' tempi migliori
Sempre pensando e questo sol m'aita.
Nè del vulgo mi cal, nè di fortuna,
Nè di me molto, nè di cosa vile,
Nè dentro sento, nè di fuor, gran caldo.
Sol due persone cheggio; e vorrei l'una
Col cor vêr me pacificato e umíle,
L'altro col piè, sì come mai fu, saldo.

1. Babilonia, Avignone dov'era stata trasferta la sede papale. — 6. Le rime sono i versi in volgare, i versi quelli scritti in latino, privi di rime.

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11. Raro

7. Seco, con amore. caso che il P. confessi una così fatta tranquillità di spirito. - 13. Cioè Laura più pietosa e arrendevole all'amor suo. - 14. L'altro, il Cardinal Colonna suo amicissimo. Col pie, si come mai fu, saldo. Il Leopardi spiega: « vorrei che fosse in istato di fortuna, oppure d'animo fermo e gagliardo quanto mai ». La prima interpretazione cade, perchè alto stato non mancava al C.; la seconda perchè, oltre al formare un assai dubbio elogio, non parrebbe bello dir saldezza di piede per

saldezza d'animo, trattandosi non d'un soldato o d'un uomo publico, ma di un pastor d'anime. Come l'idea fondamentale del sonetto è quella del luogo dove s'è ritirato il P., e della vita tranquilla che vi conduce, così non parmi improbabile che l'amico v'andasse a visitarlo e troppo poco, al desiderio di lui, vi si trattenesse; ond' egli lo accusa d'esser sempre col pie poco saldo. Che il P. ricevesse spesso visite illustri è cosa risaputa; del resto qui chiede cioè desidera aver seco a Valchiusa Laura e il Colonna. Naturale dunque ch'ei lo brami a lungo con sè, non maggiore d'autorità o d'animo; le quali cose non avean che vedere col suo trattenersi presso il P. a Valchiusa.

CANZONE V (10).

I. Se io potessi esprimere i miei sentimenti con quel calore onde li provo, forse Laura per cui mi consumo, li parteciperebbe; io non m'aggirerei così solitario per piani e per colli, e i miei occhi non sarebbero così lagrimosi.

II. L'amore che mi sforza a parlare mi toglie anche ogni capacità di far dolci versi; Amore e Laura mirino non l'asprezza delle parole ma il caldo sentimento che le detta. Se il dolore mi trabocca dal cuore in pianti e lamenti io do noia a me ed altrui mal mio grado.

III. Dolci rime, che sui principii del mio amore seppi usare, chi molcerà la durezza del mio cuore, si ch'io possa trovare ancora il benefico sfogo? Parmi nel mio cuore sia uno che vi scolpisca la mia donna e parli di lei; ma a ritrarla nel verso io non basto e me ne struggo perchè mi vien meno così il mio dolce conforto.

IV. Come un infante che, pur non sapendo, si sforza di parlare, così faccio io per il desiderio che Laura m'ascolti prima ch'io muoia. S'ella non trova altra gioia che nel suo viso, ascoltami tu almeno, o verde riva, e dà a' miei versi tal forza che il mio affetto per te si conosca dai posteri.

V. Non ti toccò mai così bel piede come il suo, onde il mio cuore e il mio fianco tornano spesso a te per farti partecipe de' loro travagli. Così tu ne serbassi tra l'erba e i fiori certi vestigi! ch'io troverei dove, piangendo, trovar ristoro alle acerbezze della mia vita; ma incerto deʼ luoghi toccati da lei, mi appago di vagare intorno. VI. Ovunque io guardi mi consolo pensando: qui anch'ella guardò. Qualunque fiore io colga, penso che sia germogliato sulle zolle dov' ella poso. Così tutto è pieno di Lei e il conoscerne per l'appunto le orme mi scemerebbe questo diletto. O Laura, anima beata, di che divina virtù se' tu adorna, poichè tanta ne partecipi ad ogni cosa che tu avvicini!

Comm. Sta nascosta, o mia povera canzone, poichè vedi bene come sei rozza. Schema Canz.: a b Cab Ccdee D ff. Com.: A b b.

Se 'l pensier che mi strugge,

Com'è pungente e saldo,

Così vestisse d'un color conforme,
Forse tal m'arde e fugge,
Ch'avria parte del caldo,

E desteriasi Amor là dov'or dorme:

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5

3. Si ve

2. Saldo, costante.. stisse di parole adeguate. -4. Tal, 5. Del caldo, del mio 6. Là dov' or dorme,

Laura. ardore.

nel cuor di Lei dov'è solo poten

Men solitarie l'orme
Fôran de' miei piè lassi

Per campagne e per colli;

Men gli occhi ad ogni or molli;

Ardendo lei che come un ghiaccio stassi,

E non lascia in me dramma

Che non sia foco e fiamma. Però che Amor mi sforza

E di saver mi spoglia,

Parlo in rim'aspre e di dolcezza ignude:
Ma non sempre alla scorza

Ramo, nè in fior, nè in foglia,

Mostra di fuor sua natural virtude.

Miri ciò che 'l cor chiude

Amore e que' begli occhi

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Ove si siede all'ombra.

Se 'l dolor che si sgombra,

10

Avvien che 'n pianto o 'n lamentar trabocchi,

L'un a me nuoce, e l'altro

Altrui, ch' io non lo scaltro.

Dolci rime leggiadre,

Che nel primiero assalto

D'Amore usai, quand'io non ebbi altr'arme;

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Chi verrà mai che squadre

Questo mio cor di smalto,

Ch'almen, com' io solea, possa sfogarme?
Chè aver dentr'a lui parme

Un che Madonna sempre

Dipinge, e di lei parla,

A voler poi ritrarla,

Per me non basto; e par ch'io me ne stempre

Lasso così m'è scorso

Lo mio dolce soccorso.

Come fanciul ch'appena

Volge la lingua e snoda;

Che dir non sa, ma 'l più tacer gli è noia;
Così 'l desir mi mena

5

ΙΟ

A dire; e vo' che m'oda

5

La mia dolce nemica anzi ch'io moia.

Se forse ogni sua gioia

Nel suo bel viso è solo,

E di tutt'altro è schiva;

Odil tu, verde riva,

E presta a' miei sospir sl largo volo,

in relazion d'imagine con assalto ; vale: altra maniera di sfogo. 4. Squadre, squadri, dirozzi, faccia atto a significare i proprii sentimenti. 7. Dentr'a lui, dentr'al cuore. - 8. Un, una persona Il senso è nel mio cuore è scolpita l'imagine di lei, ed evvi una voce che di lei sempre mi parla. 11. Per me, da me solo, per mia virtu; perciò ha domandato più sopra chi verrà mai, ecc. - E par ch'io me ne stempre, mi consumo in questo vano sforzo che fo per esprimere i miei sentimenti, e di quest'incapacità mia mi struggo.

12.

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Scorso, dileguato, venuto meno
Dolce soccorso,
dello sfogo per
mezzo delle dolci rime leggiadre.
St. IV. 3. Dir, parlare - Più
tacer più oltre. - 6. Ne-
mica, Laura Anzi, prima.
7-8. Se Laura non prende piacere
che del suo bel viso. 10. Odil,
ascolta, o verde riva, il mio dire.
11. Si largo volo, innalzi e
renda famosi i versi dov'io do sfogo
ai miei sogni. Cfr. Dante, Par.
XXV: 49-50:

E quella Pia che guidò le penne
Delle mie ali a così alto volo.

Che sempre si ridica
Come tu m'eri amica.

Ben sai che si bel piede

Non toccò terra unquanco,

Come quel, di che già segnata fosti:
Onde 'l cor lasso riede

Col tormentoso fianco

A partir teco i lor pensier nascosti

Così avess' tu riposti

De' bei vestigi sparsi

Ancor tra' fiori e l'erba;

Che la mia vita acerba,

Lagrimando trovasse ove acquetarsi.

Ma come può s'appaga

L'alma dubbiosa e vaga.

Ovunque gli occhi volgo,

Trovo un dolce sereno,

Pensando qui percosse il vago lume.
Qualunque erba o fior colgo,

Credo che nel terreno

Aggia radice, ov'ella ebbe in costume
Gir fra le piaggie e 'l fiume,

E talor farsi un seggio

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5

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