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Fresco, fiorito e verde.

Così nulla sen perde:

E più certezza averne fôra il peggio.
Spirto beato, quale

Se', quando altrui fai tale?

O poverella mia, come se' rozza!
Credo che tel conoschi :

Rimanti in questi boschi.

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CANZONE VI (11).

I. Limpide acque ove la mia donna pose le belle membra, ramo che ne sostenne il bel fianco, erba e fiori che l'accolsero nel loro grembo, aura sacra del luogo ove prima la vidi, ascoltate tutti i miei ultimi lamenti.

II. Se io sono destinato a morir d'amore, possa il mio corpo essere deposto fra voi. Men doloroso sarà per me quel passo fatale se io vi giungerò con questa speranza; che io non potrei abbandonare in miglior luogo le mie membra travagliate.

cer

III. Forse in questi luoghi Laura tornerà un giorno, e volgerà lo sguardo carmi dove mi vide in quel di benedetto; e vedendomi già polvere fra le pietre sepolcrali, Amore la farà sospirare e piangere con tanta dolcezza da acquistarmi il perdono del cielo. Come è dolce a ricordare quella pioggia di fiori che quel di la copriva. Uno cadeva sulla veste, l'altro sulle treccie, un altro si posava in terra, uno sulle onde ed un altro girando intorno sembrava dire, qui regna Amore.

IV. Ed io ero così sbigottito e fuor di me stesso che credevo di trovarmi in paradiso e non in quel luogo dove ero veramente. Da quel dì non trovo pace in altro luogo che quello.

Comm. Canzone, se fossi ornata come vorresti, potresti con più sicurezza uscire fra la gente.

Schema Canz.: a d Cab Ccde e DfF.

Comm. a b B.

Chiare, fresche e dolci acque,

Ove le belle membra

Pose colei che sola a me par donna;
Gentil ramo, ove piacque

(Con sospir mi rimembra)

A lei di fare al bel fianco colonna;
Erba e fior', che la gonna

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gentilissima donna. Anche Dante,
V. N. § XXVII :

E sua beltate è di tanta virtute,
Che nulla invidia all'altre ne procede,
Anzi le face andar seco vestute
Di gentilezza, d'amore e di fede.

La vista sua face ogni cosa umile,
E non fa sola sè parer piacente
Ma ciascuna per lei riceve onore.

6. Colonna, sostegno Cfr. p. I, Canz. I, v. 4:

Quest' è del viver mio l'una colonna.

Leggiadra ricoverse

Con l'angelico seno;

Aer sacro sereno,

Ov'Amor co' begli occhi 'l cor m'aperse:
Date udienza insieme

Alle dolenti mie parole estreme.

S'egli è pur mio destino

(E il Cielo in ciò s'adopra)

Ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,

Qualche grazia il meschino

Corpo fra voi ricopra,

E torni l'alma al proprio albergo ignuda.
La morte fia men cruda,

Se questa speme porto

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A quel dubbioso passo;

Chè lo spirito lasso

Non poria mai in più riposato porto,
Nè in più tranquilla fossa

Fuggir la carne travagliata e l'ossa.
Tempo verrà ancor forse,

Che all'usato soggiorno

Torni la fera bella e mansueta:

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E là v' ella mi scôrse

Nel benedetto giorno

Volga la vista desïosa e lieta,
Cercandomi; ed, oh pieta!
Già terra infra le pietre
Vedendo, Amor l'inspiri
In guisa che sospiri

Si dolcemente, che mercè m'impetre,
E faccia forza al Cielo,

Asciugandosi gli occhi col bel velo.
Da' bei rami scendea

(Dolce ne la memoria)

Una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;

Ed ella si sedea

Umile in tanta gloria,

Coverta già dell'amoroso nembo.

Qual fior cadea sul lembo,

Qual su le trecce bionde,

Ch'oro forbito e perle

Eran quel dì a vederle;

Qual si posava in terra, e qual su l'onde;

Qual con un vago errore

Girando, parea dir: Qui regna Amore.

Quante volte diss' io

Allor pien di spavento:

Costei per fermo nacque in Paradiso!
Così carco d'oblio

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St. IV. 2. Dolce nella memoria, dolce cosa a ricordare. Vago errore, errando vagamente intorno. Spavento, sbigottimento, smarrimento per la scena maravigliosa.

St. V. 4. Carco d'oblio tratto

Il divin portamento

E'l volto e le parole e 'l dolce riso
M'aveano, e sì diviso

Dall' immagine vera,

Ch'i' dicea sospirando :

Qui come venn' io e quando?

Credendo essere in Ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace

Quest'erba sì, ch'altrove non ho pace.
Se tu avessi ornamenti quant' hai voglia,
Potresti arditamente

Uscir del bosco e gire infra la gente.

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fuori di me stesso. 12. Da indi

in qua, d'allora in poi. Quest'erba, (la parte per

questo luogo.

13. il tutto),

Comm. Il concetto di questo commiato è il medesimo che quello della canz. precedente.

Questa canzone, sorella gemella, quant' è ai pensieri, della precedente, l'avanza per vie maggior trasparenza d'imagini e dolcezza di verso; anzi è la leggiadrissima tra le canzoni del P. Il ritmo stesso, nella prevalenza del settenario sull'endecasillabo, ha qui una soavità d'armonia, un'eleganza di movenze e di volgimenti, quale in simil grado non trovi in altro luogo. Notabile il sentimento vivissimo della natura, la quale il P. vivifica dinanzi a sè chiamandola testimone e confidente dei suoi più cari ricordi, e dei suoi più intimi affetti. E il sentimento della natura così caldamente significato, si confonde in un solo affetto, con l'amore di Laura, onde acque e piante ed erbe e fiori formano una vaga cornice intorno all' angelica figura di Lei. Col sentimento della natura in questa mirabile canzone si contempera il sentimento dell'amore, senz'ombra affatto nè di misticismo ne di vaghe idealità platoniche. Si notino i versi :

Qualche grazia il meschino

Corpo fra voi ricopra,

E torni l'alma al proprio albergo ignuda.

Quando il P. è dominato dal sentimento religioso, invoca all'anima il cielo senza darsi pensiero del luogo dove abbandona la spoglia mortale. Qui il sentimento amoroso è umanizzato per forma che il poeta pensa con gioia di poter riposare, anche spoglia esanime, in quei luoghi, lasciando che lo spirito senza del corpo se ne vada al suo destino. In tutt'altro momento il poeta avrebbe detto: salga l'anima al cielo e rimanga pure dove che sia il mio corpo. Così mentre a volte egli trova un conforto nel

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