pensiero della morte, nella speranza di salire al cielo, qui lo trova invece nella speranza di lasciare il proprio corpo in quei luoghi così pieni dello spirito di Laura. Anche più notevole è la chiusa della St. III, dove non le preghiere ed i pensieri di Laura, ma si i suoi dolci sospiri devono muovere il Cielo a clemenza; a cui esso dovrà poi essere forzato dal veder Laura nel pietoso e soavissimo atteggiamento di asciugarsi gli occhi col bel velo. Qui è umanizzato anche il Cielo, come quelio che, non dalle segrete voci del cuore, ma dagli aspetti esteriori viene sforzato a misericordia. Anzi tale è la disposizione dei concetti che il P. sembra dire: se non bastano le preghiere, i dolci sospiri di Laura ad ottenermi misericordia dal Cielo, gli farà forza lo spettacolo di sovrumana bellezza e pietà del vederla nell'atto d'asciugarsi col bel velo gli occhi lagrimosi. SONETTO XXII (88). Chiede il P. che sentimento è quel che lo signoreggia e pone in cosi acuti dolor e contrari pensieri.. Schema: A B B A, A B B A, C D E, D C E. S'amor non è, che dunque è quel ch' i' sento? Ma s'egli è amor, per Dio, che cosa e quale ? Se buona, ond'è l'effetto aspro mortale ? Se ria, ond'è sì dolce ogni tormento? S'a mia voglia ardo, ond'è 'l pianto e 'l lamento? Come puoi tanto in me s' io nol consento? Ch'i' medesmo non so quel ch'io mi voglio, 4. Onde, perchè è. — 5. A mia voglia, volontariamente. - 6. A mal mio grado, contro la mia volontà. 11. Senza governo, senza timone, in relazion d'imagine con barca. Esempi di così fatta casistica amorosa, la quale conduceva il poeta a vaghi e contrastanti pensieri, abbondano nella lirica del dolce stil nuovo, e più d'un cenno n'è anche nella Vita Nuova di Dante. Non perciò convien dubitare della sincerità di questi versi, i quali significano uno stato d'animo tanto comune negli amanti quanto al tutto proprio al Petrarca, nel quale fu sempre così forte questo contrasto di opposti affetti palleggiantisi fieramente l'anima di lui. Le antitesi, eccessive invero, del sonetto che segue, ne sono un' altra e più singolare espressione. SONETTO XXIII (90). Esprime il P. con una eccessivamente lunga serie di antitesi i contrari affetti che battagliano nell' animo suo e lo stato miserevole in che vive tra questo perpetuo battagliare. Schema: A B A B, A B A B, C D E, C D E. Pace non trovo, e non ho da far guerra; E temo e spero, ed ardo e sono un ghiaccio, Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui: SONETTO XXIV (92). Come la farfalla vola attorno al lume finchè ne resta abbruciata, così io corro sempre allo splendore degli occhi di Laura. Vedo quanto essi mi sdegnino e ciò mi då sì gran dolore ch'io ne muoio. Ma l'Amore mi abbaglia per modo che non del mio male io piango ma sol del fastidio che reco a Lei e mi compiaccio di struggermi a questo fuoco. Come talora al caldo tempo suole Degli occhi, onde mi vien tanta dolcezza, E veggo ben quant'elli a schivo m' hanno; Chè mia virtù non può contra l'affanno : Ch'i' piango l'altrui noia e no 'l mio danno; SONETTO XXV (93). Quando v'odo parlare con tanta amorosa dolcezza io m'accendo nella mia passione. Allora v'imagino a me amica e pietosa; ma la gioia che ne provo mi fa groppo alla lingua cosicchè non posso dipingerla quale me la sento nel cuore. Schema A B B A, A B B A, C D E, C D E. Quand' io v'odo parlar si dolcemente, Tal che 'nfiammar dovria l'anime spente. |