Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Dall'aer cieco e da' natanti poggi
Segno arrecò d'instaurata spene

La candida colomba, e delle antiche
Nubi l'occiduo Sol naufrago uscendo,
L'atro polo di vaga iri dipinse.

Riede alla terra, e il crudo affetto e gli empi
Studi rinnova e le seguaci ambasce

La riparata gente. Agl' inaccessi
Regni del mar vendicatore illude
Profana destra, e la sciagura e il pianto
A novi liti e nove stelle insegna.

Or te, padre de' pii, te giusto e forte,
E di tuo seme i generosi alunni

-

[ocr errors]
[merged small][merged small][ocr errors][merged small]

dipinse l'atro polo della vaga iride. Dall' aer cieco, ec. Intendi : dall'esterno dell'arca, dove erano soltanto densi nuvoli ed acque, ec. natanti poggi. Dai poggi inondati, pieni d'acqua, conforme all'uso latino. Lucrezio, V, 489: campi natantes. Virg., Georg., I, 372: omnia plenis Rura natant fossis. Segno, ec., il ramoscello d'olivo. Genesi, VIII, 11: illa (columba) venit ad eum ad vesperam portans ramum olivæ virentibus foliis in ore suo: intellexit ergo Noe quod cessassent aquæ super terram. antiche, persistenti, tenaci, che per quaranta giorni si erano sempre rinnovellate. - l'occiduo, ec., cadente, prossimo al tramonto: latinismo felicissimo. La ragione di quest' aggiunto sta nell'ad vesperam del sacro testo. naufrago, ec. Bella ma ardita immagine del sole che esce « a metà dalle nuvole accavallate, come i corpi de' naufraghi, o gli avanzi dei naufragati navigli, dalle onde. » Castagnola. L'atro.... iri. Genesi,

IX, 14-15: cumque obduxero nubibus cœlum, apparebit arcus meus in nubibus et recordabor fœderis mei vobiscum, ec. Si noti il contrasto pittoresco fra l'oscurità del cielo atro, e il fulgido riso della iri seguita da dipinse, ove sono accumulati tanti i.

v. 65-70. Riede, ec. Dipende dal soggetto La riparata gente. il crudo affetto, le brame crudeli, simili a quelle di Caino. gli empi studi, le industrie, le arti contrarie a natura, e quindi ribelli al cielo (vedi sopra, v. 15 e seg.). seguaci, che necessariamente seguono, che ne sono il naturale effetto. - riparata, rifatta, riprodotta. Ovid., Met., XV, 252: rerumque novatrix Ex aliis alias reparat natura figuras. inaccessi, inaccessibili. Virg., En., VII, 11: inaccessos lucos. vendicatore: stupendo epiteto, che ci ricorda come il mare sappia colle sue terribili tempeste punire gli audaci che l'affrontano. profana destra, mano empia. Il concetto che riguarda la navigazione come contraria a natura e perciò empia si trova spesso negli antichi, e fu largamente svolto da Orazio nell' Ode 3a del lib. I. Cfr. v. 23 e seg.: impia Non tangenda rates transiliunt vada. stelle, qui vuol dire plaghe di cielo. insegna, comunica, fa conoscere.

v. 71-78. Or te, ec. Quasi come contrapposto all' empietà degli uomini in generale, il poeta invoca ora Abramo padre de' pii, cioè, progenitore del popolo eletto. - giusto e forte: giusto, per avere ubbidito a Dio col sacrifizio di Isacco, e forte, per il suo valore in guerra (Genesi, XIV). - alunni, propriam. allievi, ma qui nel senso di rampolli, discendenti.

Medita il petto mio. Dirò siccome

Sedente, oscuro, in sul meriggio all'ombre
Del riposato albergo, appo le molli
Rive del gregge tuo nutrici e sedi,
Te de' celesti peregrini occulte
Beàr l'eteree menti; e quale, o figlio
Della saggia Rebecca, in su la sera,
Presso al rustico pozzo e nella dolce
Di pastori e di lieti ozi frequente
Aranitica valle, amor ti punse
Della vezzosa Labanide: invitto

Amor, ch' a lunghi esigli e lunghi affanni
E di servaggio all'odiata soma
Volenteroso il prode animo addisse.

Fu certo, fu (nè d'error vano e d'ombra

75

80

85

Dirò siccome, ec. Allude ai tre angeli ospitati da Abramo nella valle di Mambre. Vedi Genesi, cap. XVIII. Fa meraviglia come tanto il Castagnola quanto il Cappelletti prendessero qui il grosso granchio di scambiare con Abramo Giacobbe, del quale si parla soltanto dal v. 78 in giù. Sedente.... in sul meriggio: Genesi, cap. cit., v. 1: sedenti in ostio tabernaculi sui in ipso fervore diei. oscuro, semplice pastore, non ancora padre d' Isacco. Rive.... nutrici e sedi: dove il tuo greggie si nutricava ed aveva stanza. Vuol dire che presso il tabernacolo di Abramo eranvi abbondanti pasture. de' celesti peregrini occulte Beàr l'eteree menti. Fecerti beato gli angeli, promettendoti un figlio da Sara. Vedi Genesi, cap. cit., v. 10 e seg. Dice occulte, perchè in sembiante umano (tres viri stantes propter eum. Genesi, cap. cit., v.2): eteree menti, le menti degli angeli che hanno un'intelligenza molto superiore alla nostra, e vedono il futuro. Cfr. Virg., En., VI, 746: purumque relinquit Etherium sensum. Ovid., Fast., I, 473: œterios animo conceperat ignes.

-

-

[ocr errors]

v. 78-86. e quale: cioè « e dirò quale; » quale si riferisce ad amor del v. 82. -0 figlio Della saggia Rebecca, o Giacobbe. in sulla sera, ec. Vedi Genesi, cap. XXIX, ove si narra l'innamoramento di Giacobbe per Rachele figlia di Labano (Labanide, nome patronimico alla greca). - al rustico pozzo. Genesi, cap. cit., v. 2: et vidit puteum in agro. di pastori, ec. frequente, popolata, abbondante di pastori che lietamente si riposavano; essendo le occupazioni del pastore simili ad un riposo. Aranitica valle. Genesi, cap. cit., v. 4: dixitque ad pastores: fratres, unde estis? Qui responderunt: de Haran. amor ti punse, ec. Vedi Genesi, cap. cit., v. 10 e 20. invitto, costante, indomabile. Plauto ha invicta pietas. ch' a lunghi, ec. Costruisci : « che indisse volenteroso quel prode animo a lunghi esigli, ec. e all' odiata soma di, ec. »> esigli: perchè Giacobbe stando presso Labano, era lungi da casa sua. E di servaggio, ec. Genesi, cap. cit., v. 26: servivit Jacob pro Rachel septem annis, et videbantur illi pauci dies pro amoris magnitudine. addisse. Addire termine latino, proprio de' legali, vale primieramente: assegnare per via di sentenza, aggiudicare; poi, in senso più largo, obbligare, assoggettare. Così Cesare, De bell. gall., VII, 77: addicere aliquem perpetuæ servituti. v. 87-92. Conclude da quanto ha detto: « ci fu certamente un'età

LEOPARDI.

5

L'aonio canto e della fama il grido
Pasce l'avida plebe) amica un tempo
Al sangue nostro e dilettosa e cara
Questa misera piaggia, ed aurea corse
Nostra caduca età. Non che di latte
Onda rigasse intemerata il fianco
Delle balze materne, o con le greggi
Mista la tigre ai consueti ovili
Nè guidasse per gioco i lupi al fonte
Il pastorel; ma di suo fato ignara
E degli affanni suoi, vota d'affanno
Visse l'umana stirpe; alle secrete,
Leggi del cielo e di natura indutto
Valse l'ameno error, le fraudi, il molle
Pristino velo; e di sperar contenta
Nostra placida nave in porto ascese.

90

95

100

felice pel genere umano; e non ci ingannano nè i poeti, nè le tradizioni. » - nè d'error vano, ec. Costruisci : « nè il canto aonio e il grido della fama pascono l'avida plebe di error vano e d'ombra. » ombra, apparenza. L'aonio canto, il canto de' poeti. Aonia dicevasi quella parte montuosa della Beozia, ov' erano i luoghi sacri alle Muse. avida plebe, cioè avida di ascoltare le maraviglie. Fu.... amica, ec. Intendi; «< questa terra infelice fu certamente, in antico, propizia e quindi dilettevole e gradita alla nostra stirpe. ed aurea corse, ec.: ci fu veramente il secol d'oro, descritto da'poeti. caduca: epiteto qui molto appropriato,

in contrasto coll' aurea.

rotta.

--

--

v. 92-103. Non che, ec. Interpetra secondo i suoi principii il mito del secol d' oro. di latte Onda rigasse, ec. Ovid., Met., I, 111: Flumina iam lactis, iam flumina nectaris ibant. intemerata, pura, incormaterne, che le erano madri, da cui era scaturita. -e con le greggi, ec. Nè guidasse, ec. Costruisci e intendi: «o che il pastorello guidasse per gioco ai consueti ovili la tigre mista con le greggi, nè al fonte i lupi. di suo fato ignara, inconsapevole dei duri destini umani. alle secrete, ec. Intendi: « l'ameno errore, indutto, cioè, sovrapposto, avvolto intorno alle leggi ancor secrete del cielo e della natura, le frodi, e il molle pristino velo valsero; cioè; furon di rimedio agli uomini in que' tempi. » In altri termini vuol dire : « le spontanee illusioni, e i pietosi ingauni di alcuni saggi, che vestirono di miti e di favole le dure e inesorabili leggi della natura, consolarono gli uomini primitivi. » Ma l'espressione del concetto è alquanto ingarbugliata. Cfr. la Canz. a Paolina, v. 2-3. indutto. Indurre ha qui il senso latino di sovrapporre in guisa, da nascondere ciò che resta sotto. Orazio, Art. poet. 2 varias inducere plumas. L'autore nelle cit. Annot. ne porta un esempio dell' Ariosto: gli aveano indotte l'arme, » cioè vestite. - le fraudi, gl'inganni fatti da savi o sacerdoti per inculcare nel popolo il rispetto agli Dei. - e di sperar contenta, ec. Ricordati che, secondo la filosofia Leopardiana, l'unico vero bene degli uomini è la speranza. Vedi il Canto a Silvia, le Ricordanze, ec. — Nostra placida nave, la vita umana.

«

Tal fra le vaste californie selve
Nasce beata prole, a cui non sugge
Pallida cura il petto, a cui le membra
Fera tabe non doma; e vitto il bosco,
Nidi l'intima rupe, onde ministra

L'irrigua valle, inopinato il giorno

105

Dell'atra morte incombe. Oh contra il nostro 110
Scellerato ardimento inermi regni

Della saggia natura! I lidi e gli antri

E le quiete selve apre l'invitto

Nostro furor; le violate genti
Al peregrino affanno, agl' ignorati
Desiri educa; e la fugace, ignuda
Felicità per l'imo sole incalza.

115

Spesso dai poeti si usa la metafora della navigazione per indicar la vita. Dante, Inf., 27: « in quella parte Di nostra età, dove ciascun dovrebbe calar le vele e raccoglier le sarte. » in porto, alla morte.

v. 104-110. Tal fra le vaste, ec. Con quest'ultimo pensiero il poeta viene a concludere che in qualche parte del mondo vive ancora il secolo d'oro, e che siam noi che lo distruggiamo. Questi versi hanno tutto l'andamento e il tuono della strofa. « Una parte del mondo è che si giace » nella Canz. Petrarchesca « O aspettata in ciel, ec. »> californie, ec. La California o Alta California è uno degli Stati che compongono la repubblica degli Stati Uniti nell' America settentrionale: ed è famosa per la sua ricchezza in vene aurifere. Al tempo in cui il Leopardi scriveva si cominciava appena a conoscere; ed egli nelle cit. Annot. ne dicea così: « La nazione de' Californi, per ciò che ci riferiscono i viaggiatori, vive con maggior naturalezza che a noi non paia, non dirò credibile, ma possibile nella specie umana. Certi che s'affaticano di ridurre la detta gente alla vita sociale, non è dubbio che in processo di tempo verranno a capo di quest'impresa, ma si tiene per fermo che nessun'altra nazione dimostrasse di voler fare così poca riuscita nella scuola degli europei. » - a cui non sugge, ec., a cui le membra, ec. Vuol dire che quei selvaggi sono sani e nell' animo e nel corpo. tabe, umor corrotto, malattia. l'intima rupe, l'interno delle rupi, le grotte. Cic., Fam, XIII, 29: abdidit se se in intimam Macedoniam. - L'irrigua valle: irrigua, cioè abbondante d'acqua. Orazio, Sat. II, 4: irriguus hortus. inopinato, ec. Intendi: « la morte arriva loro inaspettata; sia perchè sani di corpo fino all'estremo, sia perchè non turbati da vane immaginazioni. » — incombe, sopravviene, piomba addosso. Orazio, Carm, I, 3: nova febrium Terris incubuit cohors.

-

v. 110-117. inermi regni, ec. Intendi: < paesi disarmati, impotenti a resistere a noi che pretendiamo introdurvi la civiltà. quiete selve: stupendo epiteto ! invitto, << non mai represso, nè possibile a reprimere. » Castagnola. - violate, contaminate, offese. - Al peregrino affanno, cioè all'affanno forestiero, portato da noi. Cfr. Giovenale, Sat. VI, 297: peregrinos mores. — educa, avvezza. - e la fugace, ec. Intendi; « il nostro furore incalza, perseguita la felicità che gli fugge davanti, fino all'estremo confine d'occidente (imo sole) di là dall' Atlantico. » Bella e

68

VIII (IX).

ULTIMO CANTO DI SAFFO.

SOMMARIO: La poetessa qui introdotta a parlare, invocando la bella aurora che sta per nascere, mostra quanto l'animo suo disperato rifugga dai lieti aspetti della natura (v. 1-18) La natura è bella, essa soggiunge, ma nulla ha dato a me della sua bellezza; essa anzi mi tiene a vile, mi odia, e da me si sottrae (v. 19-36) · Ho forse io commesso, ella seguita, qualche fallo prima di venire nel mondo, o quando era bambina, perchè dovessi essere così sventurata? Ma l'origine del dolore è misteriosa. E i miei meriti a nulla valgono, mancandomi la bellezza, regina del mondo (v. 37-54) Ebbene si, muoia, ella conclude, cosi sara riparato il fallo del destino. Addio Faone che mai non volesti riamarmi: vivi felice. Io dalla giovinezza in poi non ebbi più un momento di bene. E il frutto di tanti desideri e speranze è per me la morte (v. 55-72).

METRICA. Strofe 5, formate di 16 endecasillabi sciolti, e di due versi in fine rimati fra loro, settenario il primo, endecasillabo il secondo.

Placida notte, e verecondo raggio

Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,

sublime immagine!

vesti onde afferrarla.

ignuda, perchè non possa pigliarsi, non avendo

Quest' inno, che il Mestica pone scritto fra il 1821-22, è niente meno che una maledizione alle istituzioni civili, e un sospiro alla vita di natura dei popoli nomadi secondo i principii del Rousseau e d'altri socialisti. Bene avverte peraltro il Castagnola che la vita patriarcale era cosa diversa dal costume de' Californiesi: « era semplice e dura, se vuolsi, non già brutale, non priva di ogni conoscimento, non guidata solo dall'istinto; anzi fornita di quei sussidi e principii morali, che bastano a mantener l'uomo nel sentiero della virtù. » E nota eziandio che il Leopardi stesso nella Scommessa di Prometeo scritta più tardi, mutò parere quanto alla creduta felicità dei selvaggi.

Non ostante la irragionevolezza della tesi sostenuta dal Leopardi, e l'accozzo di cose disparate che qui si trova, è però vera e comunemente sentita quell'aspirazione alla quiete e alla beatitudine della vita naturale; aspirazione che ci rende tanto cara la solitudine e la pace della campagna. Un po' involuti ed oscuri i primi 21 versi. Bellissimi per colorito fantastico e sentimentale al tempo stesso i quadretti de' vari Patriarchi e gli aspetti or leggiadri, or sublimi della natura. Con vivi tocchi è anche rappresentata la creduta beatitudine dei Californiesi, e la mania civilizzatrice de' popoli europei.

v. 1-7. Placida notte, ec. Stupendo principio, pieno di quella intensa malinconia che destano i più sereni aspetti della natura in un animo tempestoso. Cfr. il son. del Petrarca: « Zeffiro torna, ec. » Placida. Anche nei latini si trova cœlum placidum, dies placidus, placidum mare. Vedi il Forcellini, Tot. lat. lexic. verecondo raggio, raggio modesto, poco vivo, quasi spirante pudore. Ovid., Met., I, 485: Illa verecundo suffunditur ora rubore; e il Monti, Bassvill., IV: « La luna il raggio, ec. Pauroso mandava e verecondo. >> la tacita selva: epiteto di maraviglioso effetto.

[ocr errors]
« ÖncekiDevam »