Tonare i monti e rintronar s'udiva Sovra i colli ove Roma oggi dimora ין acque. Anche apparía di fuor su l'oceano Di cui leggera fama or parla ed erra.1 Per ogni dove andar bestie giganti Trovarono finalmente un mare sconfinato, e in mezzo alla nebbia un'isola piena di rupi e voragini, in cui urtavano con violenza le onde, impedendo a qualsiasi le 1 Di quest' isola favolosa vedi le Prose scelte di G. Leopordi da me annotate, pag. 3, nota 2. (Firenze, Barbèra.) E veramente cosa stupenda questa descrizione della terra nei tempi preistorici. gno d'accostarsi. Ivi sorgeva una montagna nera ed altissima, piena di fori di diversa grandezza, per ognuno de' quali un singolo genere di anime de' bruti entrava nel suo proprio inferno. C. VIII. Trovato il foro de' topi, Dedalo intromise il suo ospite, ed egli si postò fuori ad aspettarlo. Son laggiù nel profondo immense file 16 Guardò il conte le anime de' topi, e dopo molto errare cogli occhi, riconobbe a fatica Mangiaprosciutti, Rubatocchi ed altri suoi amici. Narrato ch' ebbe alla distesa il tutto, Non è l'estinto un animal risivo, Ma primamente allor su per la notte 1 Cioè, la fuga dei Carbonari napoletani. 23 75 24 25 25 I destini tremàr non forse rotte Fosser le leggi imposte all' altro mondo, Il conte, ancor che la paura avesse Mostrasse il topo il vergognar di fuore. 26 Confuso e smarrito chiese loro a qual partito dovessero appigliarsi i topi per risarcire la loro ignominia. Le ombre gli dissero che cercasse di penetrare in Topaia, e seguisse quello che gli verrebbe detto « dal general di nome Assaggiatore.2 » Era questi un guerrier canuto e prode Infermo egli a giacer s'era trovato 30 31 Quando il granchio alle spalle ebbero i suoi, Chiusi sempre gli orecchi avea di poi. Ed a congiure sceniche invitato Era talor dai fuggitivi eroi, Ed ei tranquillo in sua virtù, la poco 1 Cioè, le anime dei topi che sedeano in attitudine di gran serietà. Il Cassara, op. cit., crede che in questo Assaggiatore, simbolo e tipo dell'assennatezza e del valore militare,» sia raffigurato il generale Pietro Colletta, che « non più fidando negli eroi fuggitivi, intendeva a tutt' uomo a lasciare un monumento, che lo tramandasse alla lontana posterità, la Storia del Reame di Napoli. » Vedi pag. 646. Il Colletta fu grande amico di G. Leopardi. Uscito dall' inferno il conte, ritrova Dedalo e con lui riposatosi alquanto, ripiglia il volo. Riviver parve al semivivo, escito Leggermente quel mar che non ha lito E s'andava a quel suono accompagnando 1 34 Giunti sopra Topaia, il conte potè avere una pelle di granchio di cui si rivestì per non essere dai nemici conosciuto, e ringraziato e abbracciato l'ospite, entrò in città e si abboccò col generale Assaggiatore. Questi non volle sentire parlare nè di trame, nè di civili imprese: ma finalmente, stimolato da lui e da molti altri (41), ragionò tra lor nella maniera Che di qui recitar creduto io m'era. Disgraziatamente tutti i codici conosciuti che contengono la leggenda dei topi, consultati o fatti consultare dall'autore, troncano qui il racconto. Voi, leggitori miei, l'involontario 46 Secondo il Cassara, op. cit., pag. 665, questo indossare che fa il Carrascosa la pelle di granchio (cioè la divisa tedesca) sarebbe una satira della poca stabilità e della connivenza cogli stranieri, ch'egli talvolta mostrò. FINE. III. Ad Angelo Mai, quand' ebbe trovato i libri di Cice rone Della Repubblica. . IV. Nelle nozze della sorella Paolina. V. A un vincitore nel pallone.. VI (VII). Alla primavera, o delle favole antiche. VII (VIII). Inno ai Patriarchi, o de' principii del genere XIII (XIX). Al conte Carlo Pepoli 90 XIV (XXI). A Silvia 99 XV (XXII). Le ricordanze. 103 XVI (XXIII). Canto notturno di un pastore errante del l'Asia. 111 XVII (XXIV). La quiete dopo la tempesta. 118 XVIII (XXV). Il sabato del villaggio.. 121 XIX (XXXI). Sopra il ritratto di una bella donna scolpito |