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Le belle forme ovali a ben guardarle sembrano ondeggiar sempre, e vanno sempre tondeggiandosi, contornandosi, ripiegandosi, inarcandosi intorno. Vedete come i capelli fanno un dolce arco alla fronte, dalla quale il volto viene ad onda scendendo per le tempie, le guance, il mento, da cui torna un giro continuo alla fronte, senza che mai possiate dire, qui si ferma, e finisce. Vedete, come i capelli intorno al capo secondano questo giro ondeggiando, come ogni moto, ogni atto, ogni lineamento del volto scorre con vezzo intorno, e scende cercando quasi il mento, come riposo; ma non riposa, che anzi va ad unirsi ondeggiando al collo, e al resto con linee sempre ovali. Il collo tira più al tondo, perchè fa l' ufizio di base, e mostrar deve più forza, perchè fa sostegno a tutta la testa. Ma pensate voi che il bel collo dev' esser lunghetto, perchè più si scosta dalla rotondità, e va all' ovale ? Il Parmigianino tragli altri facea le bellissime sue Madonne con collo lungo, e si trovano le più graziose; così fecero i Greci, benchè più discretamente. Spieghiamoci ancora un poco su tal punto decisivo.

Mirate i più bei volti delle medaglie, e statue più maravigliose; son tutti ovali; ma mirateli nel lor profilo, e vedrete qual dolce linea serpeggia dalla fronte sino al mento, ma con si delicata sinuosità, che sembra una linea retta. Eppur non dovrebb' esser tale, perchè tutto anche in profilo tondeggia, la fronte, le tempie, gli occhi, le ciglia, il naso, le guance, il mento colle labbra, e tutte queste curvature tondeg

giano l'una nell' altra circolando, e piegandosi, ed inarcandosi in guisa, che non trovate mai un centro, un rompimento, perchè i fluidi contorni di tutte quelle parti derivano insensibilmente, e rientrano gli uni negli altri, e perdonsi gli uni negli altri. L'opposto dichiara meglio questa verità. Un naso schiacciato è la più gran deformità del volto, perchè è il più nemico dell' aquilino, che per la sua dolce e lunghetta curvatura è il più bello, purchè sia discreto, cioè faccia linea quasi diritta colla fronte.

Vediamo tutto ciò comprovato dall' unione della bellezza colla gioventù, che non possono separarsi. E perchè? appunto perchè i corpi giovani, essendo succosi, e nodriti, sì poco esprimono i muscoli, che bisogna indovinarli sotto alla tondezza delle fresche membra; lad-' dove ne' corpi formati, o invecchianti sono i muscoli espressi chiaramente, fanno ineguaglianza colla superficie, rompono l'onda sua con angoli. Infatti non vi è bellezza vera con vecchiezza. Gli antichi però dipinsero sempre, e scolpirono i Numi belli in aria giovenile, i poeti fecero le lor Dee sempre vergini, o col privilegio di ricuperare la verginità, e la freschezza della gioventù.

Da tutto questo s' intende quanto convenga la forma ovale alla bellezza del corpo, incominciando dal volto. Essa dunque per queste tracce troviam, che serpeggia, e raggirasi in ogni parte; corre dal volto al collo, dal collo alle spalle, al petto, al tronco, alle braccia, alle mani; producesi alle cosce, alle gambe, ai

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piedi. I gomiti stessi, e il ginocchio, che tendono all' acuto son nelle statue, e devon esser ne' bei corpi senza visibili articolazioni, e muscolature volteggiati soavemente. Qual parte più piena di nodi, giunture, articoli, muscoli, nervi delle mani, e de' piedi? Eppur hanno anch'essi, e devono avere la bellezza dal pieno, e dal rotondo, onde si lodano le man pienotte, i piè ritondetti dai buoni scrittori, e si trovano appunto così nelle statue bellissime, in cui appena le articolazioni della dita sono accennate, non vi ha indizio di giunture, se non quasi un' ombra, e ogni dito delle mani è fusellato a guisa di colonnetta, e queste sono le belle mani presso di tutti: dove nè nodo appar, nè vena eccede, dice il nostro poeta (Ariosto). Ecco però, com' è vero, che tutte le parti si accordano insieme, e fanno unità, nel che abbiamo stabilita l' essenza della bellezza più conosciuta. Andrei in infinito a volere spiegar questo principio, che infatti a tutto adattasi il corpo umano mirabilmente, e con cui può seguire ognun che n' abbia voglia, meditando, e filosofando su questa mirabil opera della potenza, e sapienza divina. Finiamo con qualche più facile riflessione questo argomento delle forme.

Ogni più piccola parte ha una forma misurata, e in giustissima proporzione, ed è uno studio profondo il conoscerle tutte. La bocca, per esempio, è misurata coll' apertura del naso, se quella è più grande, guasta la proporzioni dell' ovale, che dal naso scende al mento, accordandosi colla bocca, per mezzo del labbro

inferiore più pieno anch' esso, e tondetto, perchè più vicino al mento. Questo ha il suo bello dalla tondezza, e non ha bisogno di pozzetta. Le pozzette sono lodate per gusto capriccioso, essendo i giudizj del bello soggetti ai capriccj; ma le belle statue non ne hanno. Le ciglia son belle per finezza di peli, per forma affilata, e appena piegata. L'arco loro troppo curvo è difetto, e fa parer la persona sempre nello stupore. Ogni minuzia è notabile, e produsse. questioni, e trattati, com' è notissima la disputa intorno alle chiome bionde, e alle ciglia nere date dall' Ariosto a quella bellezza. Altre quistioni sulla fronte larga e stretta. Anche in ciò varia la moda, ma essa opera senza ragione assai spesso. Vi ha forse una regola per decidere il punto? Le statue stesse variano un poco su questo. E nel vero l' una e l' altra forma di fronte ha la sua bellezza di ragione. L'ampia fronte è bella, perchè in tal lunghezza di campo si spandono meglio i tratti, e lineamenti, giuocano meglio i contorni in arco, apparisce più nobile, e liberale fisonomia, ma poi? Vi ha poi un sospetto di calvizie, e di poca gioventù pe' capelli mancanti; e ciò basta a far talor preferire una fronte bassa, perchè indizio di gioventù coperta di tutti i suoi capelli, oltre alla maggior finezza di espressione, che dà a tutto il volto. La decisione adunque dipende dall' idea più viva, che abbiamo della giovinezza, ma è però certo, che bisogna fuggir l'eccesso nell'una e nell'altra forma; perchè la fronte alta è troppo uniforme, e non interrotta da va

rietà, come tutte le altre parti del volto, sicchè amossi farvi cader sopra i ricci, nè si dee mostrar artifizio di capelli aggiunti, ch'è peggior della calvizie.

Altre quistioni sugli occhi. In varj tempi, e varie nazioni varia il giudizio, o il gusto. Or fanno fortuna gli azzurri, ora i neri, questi per fuoco e vivacità, quelli per soavità e nobiltà. Più generalmente furono pregiati i neri. Ma non parliam del colore. Le statue non dicon nulla. Quanto alla forma son più belli senza contrasto gli occhi grandi, purchè proporzionati alla cassa, perchè l' ufizio lor principale è mostrar l' anima più che l' altre parti non fanno. Dunque se grandi sono, mostran più anima, gli sguardi sono aperti, elevati, l' aria nobile, viva, e di forte impressione, Non devono esser troppo in fuori perchè vanno al rotondo, e quasi si staccano. Devono esser tagliati con ampia fenditura, e fatti a volta generosa per la maestà, così que' delle statue di Giunone; men voltati, ed aperti meno per la modestia, onde i guardi son temperati, così nelle statue di Pallade onesta. Vicino a questi, ma un po' languenti per la tenerezza, altri occhi sono più dolci nelle statue di Venere; ma non sino alla lascivia, perchè i grandi scultori non diedero mai alla, bellezza un' aria immodesta, che l'avvilisce, ma vi posero sempre dell' innocenza e della onestà necessarie al bello sublime. Ma già tocchiamo l' espressione, cioè le azioni e passioni, che si esprimono al di fuori principalmente dal volto, e però entrano nella beltà

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