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che fissiam gli occhi più a lungo alla bocca d' un uom che parla, e negli occhi a vicenda, perchè parlano anch' essi al medesimo tempo. Aggiungete il riso, ed il sorriso, o sogghigno, il pianto, i singhiozzi, i gemiti, i sospiri, e gli aneliti, ed infine il silenzio, che tutti concorrono a quella scena e dipintura.

Le guance mostran gl' interni affetti sol col rossore e col pallore, col resto giovano o nuocono alla bellezza, come le tempie, le orecchie, ed il mento. Vergogna, ed ira, orgoglio, e gioia danno il rubicondo; timore, spavento, e tristezza il pallido; e questi colori non dipendono dalla volontà.

Tutta la testa esprime anch' essa secondo le sue positure e movimenti. Si abbassa per umiltà, per vergogna, per mestizia; pende a un lato per languore, o per compassione; si alza nell' arroganza; dà indietro nello stupore; crolla qua e là nel disprezzo, nello scherno, nell' ira, nell' indegnazione. Troppo sarebbe a dire sopra tutti i moti di tutte le parti nelle diverse passioni, ciascuna delle quali ha i suoi, e ponno vedersi ne' disegni delle teste, che hanno i pittori.

Ne' minori son quelli degli uomini, anche scienziati, che persino a questi giorni hanno scritto sopra la fisonomia, come se ci fosse una vera scienza per conoscer da quella i costumi, e l' indole di tutti gli uomini, emulando così gli astrologi, che dagli astri prendevano loro argomenti per iscoprire l'interno degli animi

umani, e le vicende di quaggiù. Un accademico di Berlino, (l' Ab. Pernetti) dottissimo uomo ne ha data una teoria, ed ha sedotto molti altri scrittori a credere, che la fronte larga o angusta, gli occhi neri o azzurri, aperti molto o poco, con ciglia grandi o piccole, sottili o grosse, diritte o in arco, il naso aquilino o lo schiacciato o il lungo o il corto, ed infine la bocca, il mento, i denti, i labbri dovessero indicare il carattere, le inclinazioni, i vizj, e le virtù di ognuno. Ma basta riflettere un poco attentamente all' incertezza e fallacia di questi segni per non esserne scioccamente ingannati, come lo sono molti da quelle apparenze, che noi stessi abbiamo adottato intorno alle passioni violente e passaggere, che si dipingono nel volto umano. Ben altra

cosa è decidere delle anime, e delle loro costanti disposizioni per mezzo d' una scienza fisonomica, come la dicono que' creduli e prevenuti autori.

Riflettasi adunque brevemente, che la nostra figura dipende dai climi, dagli alimenti, da mille accidentali venture, e soprattutto dalle malattie, che trasfigurano il volto in ogni età, ma specialmente in gioventù. Le passioni dominanti cambierebbono ad ogni cambiamento delle fisonomie. Quanti la prendono tutta diversa col solo vaiolo, che ingrossa le labbra, corrode le ciglia e il naso, fa piangenti e rossegianti gli occhi! Il vaiolo dunque determina, e varia ancor l' anima. Io nacqui con forme proporzionate, e la mia nodrice per

negligenza mi lasciava prendere il latte premendomi il naso al suo seno, o coricarmi premendolo nel dormire su i materassi, ed eccomi destinato a passar per uom maligno, amante delle altrui disgrazie, perchè questo significa un naso schiacciato secondo i fisonomisti; così dite di questo difetto venutomi dal cadere sul volto impetuosamente da fanciullo; sparsi del sangue, provai acuti dolori, storpiando i muscoli del naso, e per giunta eccomi condannato ad esser creduto malvagio, mentre sarei senza ciò stato onesto e di buon cuore. Quanti altri casi ponno cambiare l' indole naturale per circostanze fatali, facendo divenir ladro, omicida, vizioso chi nol sarebbe stato, e lasciandoci intatta la fisonomia! Le prevenzioni la fan trovare atroce e malefica a chi vediamo andare al patibolo o al remo, onesta ed amabile a chi gli conforta e gli prepara alla morte. Fuor di là il confessore avrà un' aria facinorosa, il paziente divota. E quanti infatti creduti santi o dabbene per la lor faccia compunta o serena si son trovati iniqui! Si dicea d' uno: vedete che aria da predestinato; e finì col supplizio. La bellezza ci fa sempre supporre la bontà in uomini, e più in donne; e quanti e quante furono Cleopatre, Medee, Circi, e peggio! Ci mascheriam tutti più o meno, e sotto le maschere più lusinghiere si ascondono cuori e pensieri oppostissimi, tutti siam pantomimi, e fingiamo nel mondo, come i comici sul teatro, i personaggi che ci piacciono, conformando la faccia e la figura a talento. Poco basta a far

cambiar fisonomia: due mustacchi; una barba lunga; così uno spavento, un dolor d' animo, una letizia, una pazzia. E si pretende conoscere scientificamente l'interno da tali apparenze?

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Appartengono pure i capelli e i denti alla bellezza. Quelli han più pregio se siano di color biondo dorato, o biondo cinereo secondo altri. Così i neri del colore de' corvi. Ma questi son molto rari. I rossi in Europa spregiati son cercatissimi in Asia, come dicemmo. Pur essendo rari i capei belli, spesso mancanti, uniti, grossi; perciò vi si dà la polvere bianca, che gli rende tutti d' un merito, come il rossetto fa tutti i volti d' un pregio. Il riccio aggiunge vaghezza, e dà moto alla figura ; i dritti, con parer duri e immobili fan dispiacere. Ma il ricciuto è moresco, par lana, e non ha alcun vanto. La figura de' ricci cercatela nelle belle pitture d' angeli, di Madonne, di pastorelle, perchè l' uso d' arricciarsi ognuno la chioma varia sempre, nè può fissare un gusto, ciò massime nelle donne, perchè gli uomini prendono volentieri la pettinatura dai militari, cioè che par più semplice, più spedita, più espressiva di azione o di forza.

I denti hanno ad essere principalmente bianchi d'avorio, segno di gioventù, gioventù, e di nettezza, e di sanità con alito buono; piccoli per somiglianza alle perle come sono chiamati, e per differenza dai grossi, che sono da fiera e da quadrupede; eguali, perchè non danno indizio di guastamento, di carie, di vecchiaia, e però

anche uniti e pieni, se no, si veggono caduti, o strappati per infermità e per età.

Ragionamento della IMMAGINAZIONE O FANTASIA rapporto alle belle Arti estratto dall' Opera dell' ENntuSIASMO del medesimo Autore.

Il gran Barone di Verulamio con alcuni seguaci attribuivano alla fantasia tutto il talento delle belle arti, e l' entusiasmo principalmente. Ma che intendesi per fantasia, o per immaginazione? Viene spesso confusa la forza d' immaginare coll' atto immaginante, questo che crea per imitazione gl' idoli, i simolacri fantastici con quell' altra che rappresenta all' anima nostra gli oggetti lontani e nascosti. Altri distinguono la materiale dalla spirituale, altri dividonla in sensifica ed in vivifica, ed altri in altre guise pretendono definirla, e conciliarne le apparenti contradizioni, e stabilire il confine, che le separa dalla memoria, dalla ragione, dalle passioni.

Sembrano più intelligibili que' che la fanno divisa in passiva e in attiva; la prima, ricevute le impressioni dei sensi che deposte nella memoria divengono il suo arsenale, presentale all' anima quasi in tela immagini disegnate o dipinte; la seconda le combina, ed intreccia e distribuisce; onde l'anima compone, ordina inventa con legge e ragione. Questa è madr però del bello, del grande, dello straordinaric: l' altra può dirsi quella dei sensi e degli errori,

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