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unɔ al verso del canto XI di Purgatorio dove, secondo l'autore, il poeta non aliude a sé ma a Cino Sinibaldi suo amico, grande rimatore e grande filosofo a quel tempo. (483)

Pangrazio Emilia. La poesia politica nei precursori del dolce stil nuovo (In Rivista delle Signorine, I, 13, 16.)

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1. Guittone e la sua invettiva ad Arezzo. 2. L'invettiva a Firenze, 3. Un poeta poco noto. 4. Un'altra canzone politica. 5. Corradino di Svevia e i rimatori di Toscana. 6. Tenzoni politiche. 7. Monte Andrea. (+84)

Paris Gaston. La poésie du moyen age: lecons et lectures. Paris, librairie Hachette et C., (Coulommiere, typ. P. Brodard et Gallais), S35-95, voll. due in 16", di pag. XIV-255, XV-269. Sommario. Vol. I: 1. La poésie du moyen age. 2. Les origines de la letterature française. 3. La Chanson de Roland et la nationalité française. 4. La Chanson du pelerinage de Charlemagne. 5. L'ange et l'ermite. 6. Les anciennes versions françaises de l'Art d'aimer et des Remèdes d'amour d'Ovide. 7. Paulin Paris et la litterature française da moyen age. Vol. II: 1. La litterature française au XII siécle. 2. L'esprit normand en Angleterre. 3. Les contes orientaux dans la litterature française au moyen age. 4. La légende du mari aux deux femmes. 5. La parabole des trois anneaux. 6. Siger de Brabant. 7. La littérature française au XIV siècle. S. La poesie française au XV siécle. (485)

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(In Archivio storico lombardo, An. XXI, serie ter

Il prof. Sabbadini determina all' anno 1359 la data esatta della nascita di Gasparino. (Boli., no 489) Ma noi sappiamo che egli venne laureato in Pavia nel 1392 mentre lo fu nel medesimo studio il figlio Guiniforte nel 1322, a soli sedici anni. Il padre, se nato realmente nel 1359, sarebbe stato addottorato a trentatrè anni, ben tardi, ci sembra. A ventuno e a ventitré lo furono Gio. Tommaso e Bartolomeo Morone che non avevano certamente il talento dei Barzizza (Cfr. Arch. st. lomb., 1895, pag. 532, 556, 557 e 572). Di Guiniforte s'è occupato già il Cappelli (Arch. st. lomb. 1894, 1) che ne stabilirebbe la morte al periodo fra il maggio 1463 e il 15 di ottobre 1464: ma possiamo affermare ch'egli era già defunto prima del 5 di novembre 1463, in un documento di tale data, rogato dal notaio Giacomo Lomino trovandosi ricordato dominus Io. Paulus de Barziis juris civilis scolaris fil. q. dm. sapienti artium dectoris domini Guiniforti, abitante nella parrocchia di san Nazzaro in brolo (Cod. Triv. 1815, fol. 65. IV). Giovanni Paolo morí d'anni cinquanta ai 12 di aprile 1494 e l'altro figliuolo di Guiniforte, Gaspare Ambrogio, di sessantacinque il 1° di gennaio 1508 (Arch. di stato, Necrologio). Di Guiniforte Barzizza dà il ritratto il Calvi nella Scena letteraria degli scrittori bergamaschi. (Bergamo, 1864, pag. 311). (486) Ravazzini Emiliani. Significato del verso Pape Satan, pape Satan aleppe,. Reggio-Emilia, tipografia operaia, 1895, in-8', di pag. 10.

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Contrariamente a quelli che hanno sognato nel contorto endecasillabo un composto di parole ebraiche, greche, latine, francesi, inglesi e agli altri che lo giudicano incomprensibile, l'autore intende di dimostrare che tutto il dettato "n'è in pretta lingua italiana Papè vale padre, o generante: aleppe è parola formata di ale e pc, e quindi il verso famoso non consta che di parole nostrane, e vale padre Satana, ale ai pie, ossia lesto, affrettati, vola; essendovi sottinteso: a darmi aiuto contro Virgilio e Daate, introdottisi nell'inferno. „ (487) Ricci Corrado. I ritratti di Bonifacio VIII. (In Santi ed artisti di C. Ricci, Bologna, Zanichelli, 1895).

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Delle due statue di Orvieto, l' una visibile ancora sull'antemurale di porta Maggiore l'altra

giacente infranta nei fondi dell' anfiteatro publico; di quella di Firenze, dal Vasari male attribuita ad Andrea Pisano, ritornata recentemente nella penombra solenne delle navate di santa Maria del Fiore; di quella di rame battuto, operata nel 1301 dall' orefice Manno, che si conserva oggi nel museo civico di Bologna; del fresco attribuito a Giotto, visibile oggi nei secondo pilastro della navata destra di san Giovanni Laterano in Roma, e finalmente delle due figure di marmo, una intera distesa sulla tomba e una mezza esistenti nelle grotte vaticane. Come opere d'arte, le sole statue di Roma e di Firenze hanno valore; quella di Firenze, piú elegante, cede assai in robustezza alle due di Roma, nelle quali piace veramente di trovare, piú che altrove, i tratti di colui che seppe contendere con Filippo il Bello e coi Colonna, e che imprigionato e maltrat tato in Anagni da Guglielmo di Nogaret, morí, appena libero, di un accesso di furore per l'ol(4SS) traggio sofferto. Sabbadini Remigio. L'anno della nascita di Gasparino Barzizza. (In Luigi Settembrini, periodico letterario educativo mensile, An. III, 10).

Da una lettera di Gasparino Barzizza insignibus viris d. Guiniforti artium doctori et Johanni Augustino filiis carissimis scritta da Milano, e che si conserva nel cod. Riccardiano 779, f. 303, il Sabbadini crede di poter stabilire in modo sicuro l'anno della nascita di Gasparino. La lettera non ha data: ma Guiniforte, che si dottorò a Pavia nel 1422, vi è nominato artium doctor: dunque la lettera va messa dopo quest'anno. Dall'altra parte sappiamo che Guiniforte fu eletto professore a Pavia nel 1425, mentre nella lettera è ancora studente: siamo quindi prima del '25. E siccome il Padre assegna solo un altro anno agli studi del figliuolo (annus sequens summam vestris studiis imponat) cosí possiamo ritenere che l'ultimo anno di studî sia stato ii 1424, trovandolo già professore l'anno dipoi. Dunque la lettera, conchiude il Sabbadini, è del '23, e perché si sente che i due figliuoli aveano preso casa da poco a Pavia, cosicché siamo al principio dell'anno scolastico, che si apriva a san Luca; e la lettera fu scritta, quindi, nell'ottobre o nel novembre. Nella lettera il Barzizza dice di essere nel suo sessantaquattresimo anno di età: era dunque nato nel 1359., (489)

Scarafoni Augusto. La lingua di Pluto nella divina Commedia. Corneto-Tarquinia, tip. Tarquinia, 1894, in-16", di pag. VII-SS.

Papè la voce araba bab, che significa porta: Satan è la voce siriana Satanı, o l'araba Sceitan, o la turca Sciaitan, e vale Satana, Inferno, Diavolo: Aleppe è ghàlabe, che vale ha vinto, o vinse, ha prevalso, prevalse, perfetto o passato prossimo del verbo arabo ghàlabat, vincere, o, a mo' degli arabi, vittoria. Non manca che la e di pape; perché si dovrebbe dire pap, non pape, giacché la voce originaria è bab, non babe. Ebbene questa lettera e, aggiunta a pap, tien luogo dell'articolo ul (di, del) o dell'articolo el (di, del); dacché si sa che gli arabi alle preposizioni segnacasi, di cui manca la loro, lingua suppliscono con gli articoli. Cosí, il verso di Dante suonerebbe in italiano: La porta dell'Inferno ha vinto e in latino: Porta Inferi praevaluit. (490)

Scherillo Michele.

L'anno della nascita di Dante: nota. (In Rendiconti del r. Istituto lombardo di scienze e lettere. Serie II, vol. 28).

Con molto garbo, ma con poco nuovi argomenti, l'autore, riassunta qui la questione dell'anno di nascita di Dante, si pone tra coloro che credono il padre di Dante, o rimaneзse in patria, allorché fu bandita la sua parte, o vi rientrasse prima dei suoi. Ché, a guardar bene, a questo fatto non contradicono le fiere parole di Farinata al poeta, nell' episodio famoso. Farinata non domanda a Dante di chi egli è figliuolo, ma chi furono i suoi maggiori. "E dei suoi maggiori Dante può ben affermare che furono avversi agli Uberti: ché messer Bello, papadre di Geri, fu bandito nel '60, dopo d'aver seduto tra gli anziani nel 1225; Cione, figliuolo dl costui, fu cavaliere a spron d'oro; Bellincione, avo suo, era stato espulso nel '48 e ribandito nel '6ɔ l'una e l'altra fiata; Brunetto, suo zio, era stato guardia del Carroccio a Montaperti. Codeste erano le figure in bassorilievo di quel monumento, sul quale egli, il pronipote di Cac

ciaguida, assorgeva per contrapporre sé stesso, nella storia, all' eroico capo degli Uberti. Che poteva togliere alla sua figura l'esser nato da un padre che, fra le tempeste politiche, avea preferito starsene tranquillamente in patria, a preparare a questa il piú terribile giudice e la gloria piú fulgida? Lui, il poeta, il figlio dell'innocuo Alighiero, sarà avversato, esecrato, maledetto dai suoi concittadini in ciascuna loro legge, come gli Uberti; e questa sua magnanimità ei non la riconosce da Alighiero, ma da Cacciaguida. (491)

Spagnotti Pio.

La Pia de' Tolomei: saggio storico-critico. Torino, stamp. reale della ditta G. B. Paravia e c., 1893, in-16°, di pag. 64.

L'autore si è proposto, in questo volumetto, una duplice dimostrazione: che la Pia, diciam cosí, storica, contemporanea di Dante, e della famiglia sienese de' Guastelloni, non fu moglie di Nello della Pietra, cui la tradizione, sino a poco tempo fa, la dava; e che la Pia de' Guastelloni non può esser la Pia che Dante cantò. Le quali cose, a dir vero, erano omai risapute : la prima dal testo de' documenti già publicati, senza illustrazione alcuna, dal Milanesi molto tempo addietro; la seconda da altro documento del quale se il testo ha veduta la luce solo poco fa, (e il signore Spagnotti dice di averne conosciuta la publicazione compiuto già il suo lavoro) la sostanza era bensí stata annunziata or son molti anni. Il libretto dello Spagnotti non insegna, dunque, cose nuove; ma ci presenta, abbastanza abilmente raggruppato, molto di ciò che all'argomento si riferisce, con l'aggiunta di alcune argomentazioni dell'autore. (492)

Toynbee Paget. Index of proper Names in the Prose Works and Canzoniere of Dante. Boston, U. S. A., published for the Dante Society by Ginn and company, 1894, in-8°, di pag. 28.

Zinkeisen Dr.

The Donation of Constantine. (In English Historical Review, no 36). Esaminate e citate le testimonianze del Piccolomini, di Lorenzo Valla, del Baronio, l'autore conclude che la donazione non ha fondamento storico. Con buona scorta di documenti il Zinkeisen dimostra che pochi furono i pontefici che vantaron diritti in virtú della donazione: ma, al contrario, dal quindicesimo secolo alla vigilia della Riforma l'uso che i papi fecero della dote di Costantino fu non di allargare il loro territorio ma di disporre delle nuove terre recen. temente scoperte. Cfr. no. 482.

Marina di Pisa, 8 di settembre 1895.

(493)

G. L. PASSERINI

NOTIZIE

In The Academy del 31 di agosto (No. 1217) il signor Paget Toynbee parla a lungo, e com molta lode, della prima dispensa del Codice diplomatico dantesco.

- L'ultimo fascicolo della Collezione di opuscoli danteschi inediti o rari contiene uno studio del prof. Giovanni Fioretto, intitolato: "Prolegomeni allo studio della divina Commedia per la gioventú italiana., Nel fascicolo di agosto T. Casini ha publicato una prima serie di notevolissimi suoi scritti danteschi.

Nel quaderno di luglio-agosto dell'ottima Rassegna bibliografica della letteratura italiana il prof. Alessandro D'Ancona prende in esame, tra altri lavori recenti, la nuova edizione della Dantologia di G. A. Scartazzini.

Nella Collezione di opere inedite o rare del Romagnoli, il prof. Mario Pelaez ha publicato le Rime antiche italiane secondo la lezione del codice Vaticano 3214 e del codice Casanatense d. di V. 5.

-

G. Coen ha dato in luce, pe' testi del Mariotti, I Capitoli della Compagnia del Crocions di Pisa composti nel sec. XIV. Raccolti, secondo il Coen, da chi poté forse inspirarsi non solo a' concetti ma anche alle parole del b. Giordano da Rivalta, sono importanti, oltre che per la storia de' Disciplinati, come monumento della lingua italiana delle origini.

P. Meyer, nel vol. XXXII dell'Histoire littéraire de la France ha un ottimo studio sopra autori ed opere provenzali della fine del secolo XIII e de' principî del XIV.

Proprietà letteraria.

Città di Castello, Stab. tip. lit. S. Lapi, 30 di settembre 1895

G. L. PASSERINI, direttore. -LEO S. OLSCHKI, editore-proprietario, responsabile.

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Il giorno 15 de novembre p. p. moriva in Firenze, dopo malattia breve ma penosa, il padre del Direttore di questo Giornale. Compresi dal più vivo dolore, diamo qui un brevissimo cenno della vita e della virtú di lui.

LA REDAZIONE.

IL CONTE DIONISIO PASSERINI.

Nato in Cortona, ai 10 d'aprile del 1826, da famiglia patrizia cortonese, Dionisio Passerini, mentre attese agli studî d'umanità e di retorica, stette chiuso, per desiderio de' suoi, nel Seminario del paese nativo; ma, come fu sulla soglia dell' Università, gittò via l'abito chieriricale, che mal si conveniva alle inclinazioni del suo spirito, e, andato a Pisa, ottenne, non per altrui mollezza o viltà, ma per virtú di assiduo lavoro, titolo di dottore nelle scienze sperimentali e matematiche. Innamoratissimo della patria, amico non timido di libertà, tanto da svegliare in Cortona e in Pisa i sospetti e le ire della sbirraglia, fu tra' piú valenti nel glorioso battaglione universitario, e sostenne morente nelle sue braccia il capitano Pilla, già suo maestro; naturalista insigne, a cui le nobili battaglie dell'intelletto prepararono e meritarono la morte degli eroi. Dr Francesco Domenico Guerrazzi, che lo ebbe in gran pregio, il Passerini fu nominato capitano di fantería; grado ch' egli mantenne fino a' tristi giorni della ristorazione granducale. Uscito dalla milizia, fece le sue prime prove d'ingegnere architetto nello Studio di Felice Francolini a Firenze; ma, in mala vista presso il Governo ristorato e i suoi fautori, ad ogni muover di passo gli si

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