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Una triste notizia ci è giunta da Venezia: la signora PAOLINA OLSCHKI-ROSEN, la moglie del nostro editore Leo S. Olschki, è morta, quasi improvvisamente, il 5 di aprile, nell'età di soli trentadue

Giornale dantesco, Vol. III.

I

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anni: nel fiore, cioè, della vita che l'amore costante dello sposo e fäffetto di sei figliuoletti rendevano a lei fortunata e felice.

Donna di gentili costumi e di molta coltura, si piacque della lettura de' nostri grandi scrittori tra i quali Dante specialmente predilesse e studiò: e fu in gran parte pe' conforti suoi che Francesco Pasqualigo si risolvette a fondare in Verona la prima rivista dantesca che abbia avuta l'Italia, e Leo S. Olschki ad intraprenderne la publicazione.

All'amico nostro non ci proveremo di mandare, nella triste occasione, alcun conforto di parole: ma pensiamo che certo gli arriveranno gradite le nostre condoglianze affettuose, e l'augurio che egli possa nella sua tenerezza di padre e nel ricordo delle virtú per le quali Paolina sopravvive nella memoria di chi la conobbe, un sollievo, forse il solo possibile,

profonda costernazione dell' anima sua.

IL DIRETTORE.

alla

L'EDIZIONE GIOLITINA

POSTILLATA DA TORQUATO TASSO

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L'esistenza di postille di Torquato Tasso sopra un esemplare della Commedia di Dante fu segnalata più di due secoli or sono da monsignor Ottavio Falconieri (morto nel 1676), in una lettera del 15 decembre 1663 a Leopoldo dei Medici (figlio di Cosimo II, creato cardinale nel 1667, morto nel 1675); nella quale egli parlava di un Dante "tutto fregiato di postille da Torquato Tasso, aggiungendo che lo "vide con ammirazione, non è gran tempo, uno dei nostri Accademici. 1 Pochi anni di poi, il 26 marzo 1675, Carlo Dati, l'elegantissimo biografo de' pittori antichi, scriveva allo stesso monsignor Falconieri: "Parmi già d'aver udito dire al sig. M. Foppa, e me lo conferma il sig. capitano Cosimo della Rena, che in Roma appresso i padri Gesuiti si conservasse un Dante postillato di mano di Torquato Tasso, alla margine del quale fossero alcune esclamazioni ammirative esprimenti la stima, che egli faceva di Dante, le quali mi farebbero gran giuoco in una delle mie Veglie Fiorentine, preparate da me per la stampa. Il padre Antonio Baldigiani a mia istanza ha fatto diligente ricerca nella libreria del Collegio Romano, e non trova questo testo, e facilmente non v'è; perché il sig. senatore Alessandro Segni mi dice d'averne anch'egli sentito ragionare al sig. Foppa, ma come di cosa posseduta da altri. Se V. S. Illustrissima me ne potesse dare qualche lume mi farebbe sommo favore, e non l'avendo, intender qual cosa da monsignor Pellini, o da altri amici del sig. Foppa.2, Ma alle ricerche del Dati par che il Falconieri non potesse corrispondere, poiché morí indi a poco; né alcun altro contentò di notizie più precise sul Dante postillato dal Tasso l'accademico fiorentino. Il quale intanto, in quella delle sue Veglie fiorentine che intitolò Difesa di Dante dalle accuse

1 Lettere inedite di uomini illustri, pubbl. da A. FABRONI, Firenze 1773, pag. 248 e seg. 2 Lettere di Carlo Roberto Dati, pubbl. da D. MORENI, Firenze, Magheri, 185, pag. 79-85,

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