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dabbone. I quali, guardando alle tante sformatore oltramontawe, onde furon sinora si laidamente guaste

le ragioni della civiltà

won avere α

e

del cuore, non potranus

conforto grande que si gentibi spiciti

d'amore di cortesia che danno ivi e

sapore alle immaginazioni del

Beatrice.

e

luce e

generoso Amatore di

Go foggiate la prosents edizione.
presente edizione su quella obe

olbenve lode al Caramenti di Mantova nell' anno

1823. E acciocchè

non mancasse nè

Di

pure

un

buon modello di prosa, vi bo aggiunto la Vita gran Ghibellins si leggiadiamente stesa già dal

del

e

con assai diligenza ristampata in

Boccaccio,
Vengia dal Gamba nel 1826.

ora al buon

Il suffragio del Publico risponda
alla cura obe io ebbi a fine di satisfarlo:

volere e

certo io non avrò a temece che sia poco.

e

:

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PROEMIO

Solone, il cui petto uno umano tempio di divina sapienza fu reputato, e le cui sacratissime leggi sono ancora a' presenti uomini chiara testimonianza dell'antica giustizia e della sua gravità, era, secondochè dicono alcuni, spesse volte usato di dire: Ogni repubblica, siccome noi, andare e stare sopra due piedi; de' quali con matura gravità affermava, essere il destro il non lasciare alcun difetto commesso impunito, e 'l sinistro, ogni ben fatto remunerare: aggiugnendo, che qualunque delle due cose già dette per vizio o per negligenza si sottraeva, o meno che bene si osservava, senza niuno dubbio quella repubblica che 'l faceva, conveniva andare sciancata e da quel piede zoppicare. E se per isciagura si peccasse in amendue, quasi per certissimo avere, quella non potere stare in piedi in alcun modo. Mossi adunque più così egregi come antichi popoli da questa laudevole

sentenza,e apertissimamente vera,alcuna volta di deità, altra volta di marmorea statua, sovente di celebre sepoltura, e tal fiata di trionfale arco, e quando di laurea corona, o d'altra spettabile cosa, secondo i meriti precedenti, onoravano i valorosi: le pene, per l' opposito, a' colpevoli date non curo di raccontare. Per li quali onori e purgagioni l'assiria, la macedonica, la greca e ultimamente la romana repubblica augumentate, oolle opere le fini della terra e colla fama toccarono le stelle: le vestigie de' quali in così alti esempli, non solamente da' successori presenti e massime da' miei Fiorentini, sono male seguite, ma intanto s'è disviato da esse, che ogni premio di virtù possiede l'ambizione; il perchè, siccome io e ciascun altro che a ciò con occhio ragionevole vuol ragguardare, non senza grandissima afflizione di animo possiamo vedere, li malvagi e perversi uomini a'luoghi eccelsi e a' sommi uffici e guiderdoni elevare, e li buoni scacciare, deprimere ed abbassare. Alle quali, cose quale fine serbi il giudicio di Dio, coloro il veggiano che'l timone governano di questa nave; perciocchè noi, più bassa turba, siamo trasportati dal fiotto della fortuna, ma non della colpa partefici. E comechè con infinite ingratitudini e dissalute perdonanze apparenti si potessino le predette cose verificare, per meno scoprire i nostri difetti, e per venire al mio principale intento, una sola mi fia assai avere raccontata. Nè questa fia poco o picciola, ricordando lo esilio del chiarissimo uomo DANTE ALIGHIERI, il quale antico cittadino nè di oscuri parenti nato, quanto per virtù e per iscienza e per buone operazioni meritasse, assai 'l

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