VII. Non fè l'augel di Giove Ida sì mesta Per fare il ciel più bello, e più lucente Quando al regno di sopra fè presente Di quel, che Giove , e gli altri fan sì festa Ne fu a Menelao tanto molesta La forza del Pastor; benchè dolente Con sue bellezze rilucenti, e conte; Si che dal corso uman l'alma ho smarrita. VIII. Deh!ch or potess' io disamar sì forte Com' io forte amo voi, Donna orgogliosa; Poi per amore m' odïate a morte Per disamar mi sareste amorosa : Cosi avrei bene per diritta sorte 2 Ch'ora 'l mio cor mercè chieder non osa, E del gran torto, che m' è in vostra corte Fatto mi vengerìa alcuna cosa. Torto ben è, che non lo vi unqua pare, Non ausare in piacer, ciò ch'è piacente Ed essere odiato per amare : Ma al grado vostro in tutto so' obbidiente; E sarò alfin, che non posso altro fare; E fia mistiero, ch' io vegna vincente . IX. Non mi credeva tanto aver fallato, Che mi celasse mostrar suo chiarore La rosa del giardino, a cui son dato Perder potesse per altrui furore ; Non sò, perchè mi avvenga, isventurato ; Poi che 'l mio core avì 'n vostro tenore " Non è ragion, che lial servo pera : X. Dolente tristo e pien di smarrimento Sono rimaso amante disamato: Tutt' or languisco, peno, e sto in pavento, Ohi lasso me! ch' io fuggo in ogni luoco, Poter credendo mia vita campure; E là ond' io vado trovo la mia morte : La piacente m' ha messo in tale fuoco, Ch ardo tutto, e incendo del penare; Poi me non ama, ed io l' amo sì forte. . XI. Mille salute v mando, fior novello Che 'n vostro onore mio cor non è fello; XII. Se solamente de lo mio peccato De la follia, che altrui commettesse . XIII. Doglio, e sospiro di ciò, che m' avviene ; Che servo voi, soprana di biltate Ed in redoppio mi torna le pene, E voi, Madonna, di ciò non curate : Anzi mi date doglia, che mi tiene E che m' ancide se voi non m' atate : Sospiral core, quando mi sovviene Che voi m' amavi ed ora non m' amate : XIV. Fera ventura è quella, che m' avviene Ch' altri fa 'l male ed io ne son colpato; E faccia il mal là v' io non pongo il piene : Nel luoco ov' io non vo' ci son trovato: Pur mal m' incontra adoperando il bene E porto pena de l' altrui peccato : So una cosa è quel, che mi sostiene Di ciò, ch' io ne son quasi consumato . Che la menzogna passa tostamente E la fermezza rimane in suo stato : E questo aggio veduto certamente . Però, Madonna aggiami per scusato ; XV. Ben si conosce lo servente e vede 9 Lo qual sua Donna di puro cuore ama Che ciò ch' è dentro, fora mostra in fede, Sempre di lei isguardando la fama : E sempre sua innoranza e valor chiede; Altro non prezza, non disia nè brama: Nè moveria per cosa alcuna il piede In ciò ch''a lei già mai recasse infama . Che non desse tormento al mio coraggio: Ed a voi rendo me come a Signore . 2 XVI. Non per mio fallo (lasso) mi conviene Addimandar perdono, e pietanza, Ed amorosi pianti, e dolci pene Patir, ch' io n' aggio, non per mia fallanza : Ch' aggio in ver quella, in cui tegno speranza, Però che 'n breve sua mercede attendo; Perch' io non son colpevol conoscendo; Ma pregherolla pietosamente , Ch'ella mi dica, perchè m' è guerrero. |