Ver di ciò ch' a presente Ovrato hae, sì forte esso longiando . ave suo buono, Che magno usar ben pono; Ma via maggior da lui partirsi è bello . E a bene ben venire Parvo stimo senza 'l suo maggiore. Approva se male ben vetando Nè ben ben cominciando Ma ben perseverando E meglio via gradir sempre a migliore, Signore e Padre mio, buon Messer Frate Se ben considerate, Con quanto, Avete a fare a ciò, ch' a ciò bastasse ; Che quanto gente è più mistier, gensore Dimanda overatore Degno, orrato e retto esso operando. Di terra intrando ad oro Ma più di terra a Ciel di mondo a Dio: Nel cui lavoro non credo bastasse Anche üomo nè forse Angel alcono: E tutti uomin per ono Basteren quanto al buono Non vuol sol dunque uom far quanto può fare ; Ma chedre , e mendicare e poder per più potere . Magna e parva fue vostra renduta In tale, e tanto tempo, e condizione Di vostro e' vostri voi far dipartuta : Onde non poco muta A parvi, e magni in seguir questione E parvo ad Attavian sarebbe stato E a servir Dio se dando ; Che di terra e di Ciel lo signoraggio E tra i servi di Dio esso è forzore E più scifa ogni onore Secular, e carnal ogni delizia, E chi più chier divizia, LETTERA . e disorrato. VIII. A N. N. Messer Ranuccio amico Saver dovete che cavallaria Nobilissimo è ordin seculare, E quanto unque si può vizio stimare; Nettezza, e veritate Continuo in ne' suoi trovar si dea; Orrato esto mistieri Pelle ermelliana imporci avviso sia. Voi, Messer, converria Non a villan, ma a buon voi confermare; Non men, ma più molto a buon si appogna, E più seguire reo, com' più rei sono, Quanto maggio di buon grand' è defetto e rio maggio si mostra ; E quanto più, più nostra Esser dea cura in partir da esso, Dei buoni a buoni è conforto, e INDICE A hi Dio! che dolorosa Alcuna volta io mi perdo, e confondo Ben mi morraggio s' io non ho perdono. 125. Ben si conosce lo servente e vede Ciascuno essemplo, ch' è de l'uomo saggio 120. Deh! ch' or potess' io disamar sì forte. . 127. 114. . 117. 123. • 122. 115. 111. Fera ventura è quella, che m' avviene Gentile ed amorosa criatura Infelice mia stella e duro fato , La dolorosa mente, ched io porto Messer Corso Donati Messer Marzucco Scornigian, sovente Mille salute v' mando, fior novello Noi siam sospiri di pietà formati O benigna o dolce o prezïosa O Conte da Romena, a me non poco e Vicaro. Qual uomo si diletta in troppo dire Se di voi Donna gente Se di voi, Donna mi negai servente 126. Tanto è Dio di servito essere degno Vostro dannaggio Amico e vostra noja. 137. Uomo fallito, pien di van pensieri |