Eran fuor de la terra: Tornai a la natura Ch' audivi dir che tiene Ogn' uom, ch' al mondo viene : Che nasce primamente Al padre, et al parente, E poi al suo Comuno Ond' io non so neuno, Che volesse vedere La sua cittade avere Certo lo cor mi parte Pensando 'l grand' onore, E la ricca potenza, Che suole aver Fiorenza Quasi nel mondo tutto. Ond' io in tal corrutto Pensando a capo chino Perdei il gran cammino E tenni a la traversa D'una selva diversa . III. Ma tornando a la mente Chi non so ben dir quali: Ma uomini, e muliere, Bestie, serpenti, e fiere, E pesci a grandi schiere ; E di tutte maniere Uccelli voladori Et erba, e frutti, e fiori, E pietre, e margherite, Che son molto gradite; Et altre cose tante " Che null' uomo parlante Le porria nominare, Ne 'n parte divisare. Ma tanto ne so dire Chile vidi obbedire ; Finire, e cominciare Morire, e generare; Sì, che parea suo velo: E talor lo mutava, O di concetto o d' uovo O d' altra comincianza, Ciascuna a sua sembianza, E vidi in sua fattura Ch' avea cominciamento, Se non quant' ei concede Et è in ogni fato E sa ciò ch'è passato, El futuro, e 'l presente: Ma i non son saccente > Se non di quel, ch' ei vuole. Mostrami, come suole Quello, che vuol ch' i' faccia E che vuol ch' i disfaccia . ว Ond' io son sua Ovrera Di ciò, ch' esso m' impera; Così 'n terra, et in aria: Ond' io son sua vicaria . Esso dispone 'l mondo Et io poscia secondo; Lo suo ordinamento I' guido a suo talento . |