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partii dinanzi dagli occhi di questa gentile, e dicea poi fra me medesimo: "E' non può essere che con quella pietosa donna non sia nobilissimo amore." E però proposi dire un sonetto, nel quale io parlassi a lei, e conchiudessi in esso tutto ciò che narrato è in questa ragione; e cominciai:

Videro gli occhi miei quanta pietate
Era apparita in la vostra figura,
Quando guardaste gli atti e la statura
Ch'io facía pel dolor molte fïate.
Allor m' accorsi, che voi pensavate
La qualità della mia vita oscura;
Sicchè mi giunse nello cor paura
Di dimostrar negli occhi mia viltate.
E tolsimi dinanzi a voi, sentendo

Che si movean le lagrime dal core,
Ch'era sommosso dalla vostra vista.
lo dicea poscia nell' anima trista:

Ben è con quella donna quell'Amore,
Lo qual mi face andar così piangendo.

§ XXXVII.

E' ne aggiunse un altro, per la tenera compassione
che seguitava ella a mostrare di lui.

Avvenne poi, che là dovunque questa donna mi vedea, si facea d'una vista pietosa e d'un color pallido, quasi come d'amore: onde molte fiate mi ricordava della mia nobilissima donna, che di simile colore mi si mostrava. E certo molte volte non potendo lagrimare, nè disfogare la mia tristizia, io

andava per vedere questa pietosa donna, la quale parea che tirasse le lagrime fuori delli miei occhi per la sua vista. E però mi venne volontà di dire anche parole, parlando a lei; e dissi questo sonetto.

Color d'amore e di pietà sembianti
Non preser mai così mirabilmente
Viso di donna, per veder sovente
Occhi gentili e dolorosi pianti;
Come lo vostro, qualora davanti

Vedetevi la mia labbia dolente,

Sì che per voi mi vien cosa alla mente,
Ch'io temo forte non lo cor si schianti.
lo non posso tener gli occhi distrutti,

Che non riguardin voi molte fïate,
Pel desiderio di pianger ch' elli hanno :
E voi crescete sì lor volontate,

Che della voglia si consuman tutti;
Ma lagrimar dinanzi a voi non sanno.

§ XXXVIII.

Ne accade, che dalla pietà sentesi condotto all' amore; ed egli in un sonetto fa rimpovero a sè stesso di questa rea inclinazione a dimenticare sì tosto Beatrice.

Io venni a tanto per la vista di questa donna, che li miei occhi si cominciarono a dilettare troppo di vederla; onde molte volte me ne crucciava, ed avevamene per vile assai. E più volte bestemmiava la vanità degli occhi miei, e dicea loro nel mio pensiero: "Or voi solevate far piangere chi vedea la vostra dolorosa condizione; ed ora pare che vo

So,

gliate dimenticarlo per questa donna che vi mira, e che non mira voi, se non in quanto che le pesa della gloriosa donna, di cui pianger solete: ma quanto far potete, fate; chè io la vi rammenterò molto spesmaledetti occhi; chè mai, se non dopo la morte, non dovrebbero le vostre lagrime aver ristato." E quando cosi avea detto fra me medesimo alli occhi miei, e li sospiri m'assaliano grandissimi ed angosciosi; ed acciocchè questa battaglia che io avea meco non rimanesse saputa pur dal misero che la sentia, proposi di dire un sonetto, e di comprendere in esso questa orribile condizione; e dissi questo, Io quale comincia:

L'amaro lagrimar che voi faceste,
Occhi miei, così lunga stagione,
Faceva lagrimar l'altre persone
Della pietate, come voi vedeste.
Ora mi par che voi l'obbliereste,

S'io fossi dal mio lato sì fellone,
Ch' io non ven disturbassi ogni stagione,
Membrandovi colei cui voi piangeste.
La vostra vanità mi fa pensare,

E spaventami sì, ch'io temo forte,
Del viso d' una donna che vi mira.
Voi non dovreste mai, se non per morte,
La nostra donna, ch'è morta, obbliare :
Così dice il mio core, e poi sospira.

§ XXXIX.

Aggiunge un altro sonetto, a significare il contrasto che dentro di sè pativa tra le inclinazioni dell' appetito e le voci della ragione.

Recòmmi adunque la vista di questa donna in sì nova condizione, che molte volte ne pensava siccome di persona che troppo mi piacesse; e pensava, di lei così: "Questa è una donna gentile, bella, giovane e savia, ed apparita forse per volontà d'Amore, acciocchè la mia vita si riposi." E molte volte pensava più amorosamente, tanto che il cuore consentiva in lui, cioè nel suo ragionare. E quando avea consentito ciò, io mi ripensava siccome dalla ragione mosso, e dicea fra me medesimo: "Deh che pensiero è questo che in così vile modo mi vuol consolare, e non mi lascia quasi altro pensare?" Poi si rilevava un altro pensiero, e dicea: "Or che tu se' stato in tanta tribolazione d'Amore, perchè non vuoi tu ritrarti da tanta amaritudine? Tu vedi che questo è uno spiramento, che ne reca li desiri d'Amore dinanzi, ed è mosso da così gentil parte, com'è quella degli occhi della donna che tanto pietosa ci s'è mostrata." Onde io, avendo così più volte combattuto in me medesimo, ancora ne volli dire alquante parole; e perocchè la battaglia de' pensieri vinceano coloro che per lei parlavano, mi parve che si convenisse di parlare a lei, e dissi questo sonetto il quale comincia :

Gentil pensiero, che parla di vui,
Sen viene a dimorar meco sovente,
E ragiona d'Amor sì dolcemente,
Che face consentir lo core in lui.
L'anima dice al cor: chi è costui,

Che viene a consolar la nostra mente;
Ed è la sua virtù tanto possente,

Ch' altro pensier non lascia star con nui?
Ei le risponde: o anima pensosa,

Questi è uno spiritel nuovo d'Amore,
Che reca innanzi a me li suoi desiri:
E la sua vita e tutto il suo valore
Mosse dagli occhi di quella pietosa,
Che si turbava de' nostri martiri.

§ XL.

Se non che pensando bene a Beatrice, si abbandona finalmente alla sua debolezza, e se ne rattrista, ed amaramente la piagne in altro sonetto.

Contro questo avversario della ragione si levò un dì, quasi nell'ora di nona, una forte immaginazione in me: chè mi parea vedere questa gloriosa Beatrice con quelle vestimenta sanguigne colle quali apparve prima agli occhi miei; e pareami giovane in simile etade a quella in che prima la vidi. Allora incominciai a pensare di lei; e secondo l'ordine del tempo passato, ricordandomene, il mio core cominciò dolorosamente a pentirsi del desiderio, al quale sì vilmente s' avea lasciato possedere alquanti di, contro alla costanza della ragione. E discacciato questo cotal malvagio desiderio, si rivolsero li miei pensamenti tutti alla loro

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