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Ma pur almen si scriva

Questa disgrazia di colore oscuro
Ad uso d'epitafio in qualche muro:
Ahi caso orrendo e durof

Giace qui delle barbe la corona,
Che fu già di Domenico d' Ancona.

Messer Antonio, io sono innamorato

Del saio che voi non m'avete dato.
Io sono innamorato e vuôgli bene1
Proprio come se fosse la signora :
Guardogli 'l petto e guardogli le rene,.
Quanto lo guardo più, più m' innamora :
Piacemi drento e piacemi di fuora,
Da rovescio e da ritto,

Tanto che m'ha trafitto:

E vuôgli bene e sonne innamorato.
Quand'io me'l veggio in dosso la mattina,
Mi par direttamente che sia mio:
Veggio que' bastoncini a pesce spina,2
Che sono un ingegnoso lavorio.
Ma io riniego finalmente Iddio,3
E non la voglio intendere
Che ve l'ho pure a rendere,

E vuôgli bene e sonne innamorato.
Messer Anton, se voi sapete fare,
Potrete diventar capo di parte.
Vedete questo saio, se non pare

Ch' io sia, con esso in dosso, un mezzo Marte:

Fate or conto di metterlo da parte ; *

Io sarò vostro bravo,

E servidore, e schiavo,

Ed anch'io porterò la spada a lato.

Canzon, se tu non l' hai,5

1 Vuôgli bene. Gli voglio bene.

2 Bastoncini ec. Quella specie di sopraggitto intorno alle asole fatto per ornamento ed anche per maggior consistenza con punto a spina od a pesce spina.

8 lo riniego ec. Rinnegar Dio o la fede, come dar del capo nel muro e simili, si dice per significare un' estrema avversione a cosa che debbe farsi. in ogni età corrono certe locuzioni alle quali pare che l'uso tolga ciò che han di eccessivo; non per questo sono imitabili.

Metter da parte qualche cosa, significa Non farne capitale, supporre di non averla più.

Se tu non l'hai. Se tu non ottieni il saio.

Tu puoi ben dir ch'io sia

Fallito infino alla furfanteria.

DALLE LETTERE.

A messer Giovanni Battista Mentebuona.

Per non esserci il Sanga, che ier mattina a dieci ore parti con Monsignore e con messer Achille per le poste alla volta di Lombardia, ho aperta io la lettera vostra, dirittiva a lui, de' 20 del passato; e visto il contenuto d'essa, non ho saputo che miglior espediente me ne pigliare, se non mandargliela dietro? come feci anche ier sera un'altra vostra lunga, di non so quanti,1 massimè che in questa ultima non ho trovato cosa che sia bisognata far qui, e per la quale non si fusse potuta sicura mente mandar cosi chiusa a chi ella andava. Basta, che voi vi fate un gran praticone, e dovete già esser assai più dotto in fattorie e in far quitanze, che non ero io, quando andai nell' Abbruzzo. Ad majora pure, chè così si fanno gli uomini. Sbrattatevi quanto più presto potete: e non v'avviluppate tanto in coteste signorie e maggioranze, che vi scordiate in tutto di chi vi vuol bene. Oramai doverete aver fatto il più forte: ed a Natale almanco so che potemo aspettarvi a fare una primieretta così dolce dolce in terzo sopra un canto di tavola, ergo ec..

3

Ultimamente mi parve vedere che vi si mandasser vicari, suffraganei, fattori, e mille gentilezze. Arete avuto, bolle, schianze, crosti, commessioni, privilegi ed ogni cosa. Di che sarà bene che diate avviso per buon rispetto: benchè alla diligenza vostra superfluo è ricordarlo. Adesso vi si manda un breve per il suffraganeo, che mi penso sia la commission sua. Se altro vi bisogna di qua, date avviso: che, perchè non ci sia Monsignore, è rimaso in vece di Sua Signoria quel di Chieti, che supplirà a tutto pulitamente. Così io ancora, così bestia come sono, se fussi buono a servirvi in qualche cosa, massime in far qualche imbasciata alla vostra signora, valetevi de' servitori vostri; non dico altro.

Non so dove abbiate sognato, che il signor Giovanni de' Medici abbi ammazzato il vescovo di Trevisi: per Dio! gran

1 Di non so ec.; cioè: Della quale non so la data.

2 Quando andai ec. Il Berni fu mandato nell' Abbruzzo dal Datario già

mentovato.

3 Potemo. Possiamo.

carte usato anche oggidì.

Primieretta. Diminutivo di Primiera, giuoco di

nuove si dicono a Verona. Dio vel perdoni, che credete, o mostrate di credere simili corbellerie. Il signor Giovanni si part di qui otto dì sono in circa: e andossene in poste alla volta del campo con tutta la sua divota compagnia: ed ebbe la benedizione da nostro Signore in forma ecclesiæ consueta. Non so, se vi par da credere, ch'egli abbi ammazzato il Vescovo di Trevisi.

Qua non s' ha una nuova al mondo, dalla presa di Milano in poi, che ha già la barba. Nè l'Arcivescovo, nè il Boschetto, nè messer Bernardino scrivono tanto, quanto se non fussino al mondo. Le maggior nuove che ci venghino sono da voi altri sbisai' costà; pensate come ve ne potemo dar noi. Per le prime che Monsignore scriverà, doveremo intendere il tutto; ed io allora, caso che il Sanga non faccia l'uficio di là egli, come credo pur doverà fare, v' affogherò negli avvisi.

Le vostre raccomandazioni si son fatte: e tutte vi tornano duplicate, dal Lalata massimamente. Ringraziate e salutate messer Battista della Torre, quanto merita il valore e la virtù di Sua Signoria; ed addio. Il 2 di novembre 1524. Raccomandatemi a quel Dio d' Amore d' Alessandro Ricorda.

Allo stesso.

2

Egli è vero ch' io ricevo sopra modo volentieri le lettere che mi vengono scritte di qua e là. Ma quando per sorte elle son così lunghe, o così belle, che e' non mi dà il cuor di risponder loro per le rime, pensate che mi viene il sudor della morte; come m'è bello e venuto con la vostra, che ha l'una e l'altra parte in sè: e volentieri non vorrei ayervi mai scritto, per non m'aver data causa di mettermi adosso la giornea in risponder alle consonanze: ma alla fè, che per questa volta arete pur pazienza; chè oltre che non mi voglio metter in pelaghi così cupi, mi duol sì una gamba per una stincata che ebbi ieri da un cavallo che mi volle far carezze, che poco ad altro posso pensare che a tenerci le mani. Ed in buona verità, se non che il reverendo padron mio Monsignor di Chieti col mandarmi a ricordar che stasera si spaccia a Venezia, quasi m' ha comandato che vi scriva, rendendovi duplicate le racco. mandazioni e cerimonie che per la mia fate a Sua Signoria,

Shisai. Voce antica nel significato di Stolidi, minchioni, sciocchi, od anche Poltroni, vili, timidi. Cosi il Boerio nel Diz. del Dial. Ven. 2 Giornea; veste militare. Mettersi, allacciarsi la giornea vale Impresdere, sostenere qualcosa con calore.

8 Si spaccia. Si mandano messi e simili.

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portava pericolo che non vi dessi cartaccia 1 per questa volta; che paiavi pur un zucchero a vostra posta, che v'abbi scritto que sti quattro versacci così mal in corpo, e col braccio al collo.

2

Gran cosa certo, che questi Suffraganeo e Predicatore non siano ancora arrivati: se fussero altri che essi, io sarei con voi a pensar che fusse intervenuto loro qualche caso strano: e forse forse che così come sono, se a quest' ora non hanno fatto scala, potrebbe molto ben essere che qualche fiume, o fossato, o pozzo non avesse avuto quel rispetto che si conviene a loro. Fate pregar Dio per la salvezza loro; e raccomandategli ec., e basta. Io non saprei che mi ci dir più: si dovriano vergognare, quando mai non avessero fatto altro peccato, ad avervi fatto mangiare i carpioni e le trotte, e peccar cosi disonestamente in gola.

Ieri ci fu data una vostra, che mostra d'andare a Monsignore, poi va al Sanga: è de' cinque d'ottobre; per mia fè assai fresca, da bersela sicuramente. Dice aver ricevuto pur questa benedetta deputazione; e finalmente quasi tutto quello che circa la medesima materia dite voi a me per la vostra: sì che non c'è parso intender, quanto a questo, altro di nuovo. Le altre cose che ci sono entro, come dir dell' aspettar il Suffraganeo, scriver al Capitolo e Podestà, del Gottifredi e del Miglio ec., fra voi ve l' intendete: ch'io per me non so che mi vi rispondere.

Vel dissi in principio, vel dirò anche in mezzo, ed in fine che Monsignor di Chieti vi risaluta, vi si raccomanda (chè lo dirò pure); cosi fanno tutti gli altri salutati da voi, cominciando dal maggior fino al minore fino a Simon d'Urbino, che venne, non ier, l' altro, più savio e più bel che mai, ve ņe3 manda un centinaio e dice che in questo viaggio di san Jacomo, che vuol far fra pochi dì, pregherà Dio per l'anima vostra a più potere. Il nostro Bino, che ebbe l'altro dl in Spagna un beneficio che non è vacato, mi sta tutto di a romper la testa, pregandomi che ve lo raccomandi. Quello scimignato di Pusillo anch' egli si vuol mettere in dozzina; e più di cento volte s'è già lasciato uscir di bocca che vi vuole scrivere: nè per ancora è da tanto che metta mano in carta. Finalmente ognuno desidera esser vostro bene vogliente.

Che non vi dessi cartaccia. Metafora che qui dee significare: Che non i scrivessi nemmanco oggi.

Fare scala si dice dell' approdare a qualche fuogo che non sia il fine della navigazione, per ricovero, pren er vettovaglia, od altro.

Ve ne manda; di saluti.

Le lettere che mandaste sotto la mia, hanno tutte avuto buon ricapito e subito. Non aspettate che vi dia nuove di Roma, chè a pena so quel che si fa in camera mia, onde non esco mai, non che vadi1 cercando quel che si fa fuori: e lo credo aver detto un'altra volta; e se non ve l'ho detto, ve lo dico ora, che son nimico capitale delle nuove e delle novelle. Perdonatemi quando vi scrissi della partita di Monsignore; la qual dite aver saputa prima: chè, benchè fusse pur cosa notabile, se avessi creduto così, non l'arei scritta. Or non più, chè sono arrivato col cicalare fin dove non credetti. State sano, e amateci.

SPERONE SPERONI. ·

La città di Padova può giustamente gloriarsi d'avere dato all' Italia Sperone Speroni. Egli nacque ai 12 aprile 1500 e morì a' 12 giugno 1588. A vent'anni fu eletto professore di logica e di filosofia; al quale inca rico poi rinunziò, quando per la morte del padre fu necessitato di attendere alle cose famigliari.

Nel 1560 fu inviato alla corte del pontefice Pio IV, dal duca d'Urbino: e stette colà quattro anni, tenuto da tutti in quella stima e in quell' amore di che l'ingegno, l'erudizione e la virtù lo facevano degno. Quando se ne partì, fu dal pontefice nominato cavaliere.

Al suo ritorno, i duchi d'Urbino e di Ferrara gareggiarono nell' onorarlo; ma annoiato da certe sue private faccende, si trasferì di bel nuovo a Roma nel 1573. Quivi dimorò cinque anni, poi si ricondusse a Padova, e vi stette sino alla morte, preferendo un viver privato e quieto, allo splendore delle corti a cui molti principi d'Italia invitavanlo. Si racconta che un caso solo, ma grave, interruppe quella sua pace; ciò fu una banda di ladri, che di notte tempo gli entrarono in casa, lo legarono sopra il letto, poi gli rubarono quanto loro parve il meglio.

Lo Speroni congiunse gli studi poetici colla filosofia, la delicatezza del gusto colla profondità dell' erudizione. Come poeta, diede forse il primo esempio di quello stile fiorito che tanto piacque dipoi nell' Aminta del Tasso; ma se ne valse poco opportunamente in una tragedia d'argomento fierissimo, intitolata Canace.

1 Vadi. Vada.

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