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come folgore a rapire il Poeta fino alla sfera del fuoco. E l'aquila veramente, secondo il sottile Dionisio, è acconcio simbolo e della dignità regale degli angeli, e della prontezza e spirituale agilità di lor movimento amoroso nel bene, e del fortissimo acume dell' intelletto immutabilmente drizzato nel sole del primo ed ineffabile Valore.

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<< Nell' ora, che comincia i tristi lai
La rondinella presso alla mattina,

Forse a memoria de' suoi primi guai;

E che la mente nostra, pellegrina

Più dalla carne e men da' pensier presa,
Alle sue vision quasi è divina;

In sogno mi parea veder sospesa

Un' aquila nel ciel con penne d'oro,
Con l'ale aperte ed a calare intesa.

l'oi mi parea che, più rotata un poco,
Terribil come folgor discendesse,
E me rapisse suso infino al foco. »
Purg., IX.

Dopo questa visione, il Poeta, svegliatosi, s'appressa all' angelico portinaio del Purgatorio; e di qui comincia quella simbolica pittura degli angeli cooperatori, in quanto soccorrono all' umana specie nell' espiazione delle sue colpe.

2 De cœlesti Hierarchia, cap. XX.

2. L'opera angelica contemplata nell' unità della Mente divina.

E vidi lume in forma di riviera,
Fulvido di fulgóri, intra due rive
Dipinte di mirabil primavera.
Di tal fiumana uscian faville vive,
E d'ogni parte si mettean ne' fiori,
Quasi rubini ch'oro circonscrive, >>
Parad., xxx.

<<< In forma dunque di candida rosa
Mi si mostrava la milizia santa,

Che nel suo sangue Cristo fece sposa;
Ma l'altra, che volando vede e canta

La gloria di Colui che la 'nnamora
E la bontà che la fece cotanta,
Si come schiera d'api, che s'infiora
Una fiata ed una si ritorna

Là, dove suo lavoro s' insapora,

Nel gran fior discendeva, che s' adorna

Di tante foglie; e quindi risaliva

Là dove il suo amor sempre soggiorna. :
Parad., XXXI.

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Nell' eterno volume di Dio sono insieme raggiunti l'alfa e l'omega di tutta la scrittura dei tempi umani. Però Dante pose nel suo Paradiso il principio supremo discernitore e raccoglitore dell' umana storia, e la sintesi della cooperazione angelica su la terra. Dell'uno già vedemmo; or vedremo dell' altra.

La bellezza di Beatrice, il cui riso per le scale dell' eterno palazzo meravigliosamente s' accresce, all' entrare nel cielo empireo trasmodasi al di là d'ogni umana virtù: onde il Poeta è, a seguirla, come all' ultimo suo cia

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scuno artista. E certo la Sapienza divina, in quanto soccorra alla scienza della perfezione civile, nulla ha di più eccelso ad insegnare agli uomini che il ministero angelico contemplato nell'unità di Dio e negli amori ineffabili della celeste città. Ma non tardiamo la vista di quei lieti veri, onde il riso di Beatrice è naturale splendore.

Il fiume, corrusco di fulgóri, simboleggia quella fervida corrente di vita, che dall' Amore sovrano, come da superbissima cima, scende a fecondare l' umano spirito e il mondo. Di questo fiume escono, in forma di faville vive, le vivacissime creature, che noi chiamiamo angeli; Intelligenze veloci, che nell' onda di fuoco temprano lor natura agile e ardente. 2 Due son le ripe fiorenti agli occhi del Poeta, e il gran fiore, in cui le ripe convertonsi al guardo avvalorato di lui, scernesi anch'esso in due parti; ma le faville sono viste mettersi da ogni lato, o più veramente le api angeliche scendere ad infiorarsi di banco in banco 3 distinzione: chè la varietà dell' angelico provvedere si raggiunge nell' unità dell' amore e della gloria immortale. Però, se già gli angeli apparvero vestiti di terribili apparenze agli

1 Ivi, XXX.

senza

2 Parad., XXX. « I fiumi di fuoco significano la correntia della grazia divina, che indefettibilmente abbonda e nutre gli angeli di vivace fecondità. » DIONISIO AREOPAGITA, De cælesti Hierarchia, cap. XV.

8 Parad., FRANCIOSI.

XXXI.

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uomini pervertiti, 1 e se ai più degni soccorsero biondi il capo e verdi le vesti come fogliette d'aprile; 2 ora, considerati in Dio, che nell' egualità dell' affetto provvede al bene delle sue creature, appaiono in più alte sembianze, immagine, non di mutabili relazioni, ma di loro essenza immutabile: amore, incorruttibilità, purezza. 3 Come alle primavere della terra la dolce schiera delle api corre per l'aere luminosa; così alle primavere del cielo volano le faville dell' eterna fiumana. Quelle ai prati odorosi trae nuturale studio del mèle; queste alle mirabili ripe volge naturale affetto di dolcezze divine: chè nell' eterna visione appresero ad amare il fiore dell' umana virtù, germinato nella luce del Verbo. Unico è l' alveare, onde partono, e unico è quel sapore, ch' elle traggono da' varî succhi de' bellissimi fiori. Meglio che la varietà del succo e il vario tremolare delle ali raggianti su que' mistici fiori, che di lor luce abbelliscono, a noi giovi contemplare il soave raccoglimento d'ogni lor mèle, l' unico insaporarsi dell' amoroso lavoro. Così la nostra contemplazione sarà meno indegna di quelle

1 Inf., IX.

2 Purg., VIII.

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<< Le facce tutte avean di fiamma viva,

E l'ale d'oro, e l'altro tanto bianco,

Che nulla neve a quel termine arriva. »

Parad., XXXI.

Nella fiamma viva vedi l'amore; nell'oro, l'incorruttibilità;

nel bianco più che di neve, la purezza.

altissime creature, in cui più ride il semplice lume dell' unica Stella, che, scintillando a lor vista, sì le appaga. 1

II.

DELLA COOPERAZIONE ANGELICA IN ISPECIE.

1. L'angelo dell' onnipotenza.

« Come le rane innanzi alla nimica

Biscia per

יך

acqua si dileguan tutte,
Fin ch' alla terra ciascuna s'abbica;
Vid'io più di mille anime distrutte

Fuggir cosi dinanzi ad un, che al passo
Passava Stige con le piante asciutte.
Dal volto rimovea quell' aer grasso,
Menando la sinistra innanzi spesso;
E sol di quell'angoscia parea lasso.
Ben m'accorsi ch'egli era del ciel messo,
E volsimi al Maestro; e quei fe' segno,
Ch'io stessi cheto ed inchinassi ad esso. »
Inf., IX.

Nell'ultima parte di questo lavoro dirò come alla umana famiglia dipartita dal bene Iddio si dimostrasse nella sua potestà, e come il duro giudicio della giustizia vincesse nella sua mente ogni pietoso consiglio; sì che non guidasse amoroso, ma severo traesse per bufèra vorticosa di sciagure e di mali i popoli ribellanti. Gli angeli, ministri di questo tremendo giudizio, furono terribili come folgore,

6 Parad., XXXI.

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