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canto, che si raccoglie di ramo in ramo per le selve commosse. Così dell' acqua: lo svanire di cosa grave per acqua cupa rende immagine dello svanire di voce soave, 1 ciò che ne fa ripensare la segreta rispondenza fra i sensi nostri e specialmente fra l' udito e la vista; il disegnarsi lieve lieve delle forme di volto umano in acque nitide e tranquille, ma non profonde, viene opportuno a rassomigliare le deboli forme o la fioca luce de' beati del primo cielo; il rompersi di una bolla, cui manca l'acqua sotto qual si feo, porge vivo l'improvviso disciogliersi di un'immagine in estatica visione. Se non che, all' anima grande dell' Alighieri l'acqua contemplata in un vaso 1, o anco nell' aperto de' laghi 5 e nel vasto impeto de' fiumi, ch' alta vena preme, non doveva parere così bella come in quell' immenso accoglimento, che dicesi mare; dentro cui ogni ruscello si accoglie e s' acqueta, come ogni mente creata dentro il grembo dell' essere eterno, e dal cui profondo l'occhio mortale sorge meglio atto a misurare gli abissi della luce: 8

1 Parad., III, 123.
2 Ivi, loc. cit., 11.
3 Purg., XVII, 32.

4 Parad., XIV, 1-3.

5 Ivi, I, 80; V, 100.

6 Ivi, XII, 99.

7 Ivi, I, 113; X, 90.

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8 Ivi, XXXI, 25-26. Si raffronti questa immagine dantesca a quella omerica: « E quanto vede D' aëreo spazio un uom, che in alto assiso Stende il guardo sul mar », e si parrà chiaro come il nuovo Omero vinca l'antico nella virtù della parola, che in sè rispecchia lontananze e profondità misteriose di spazio o di pensiero.

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e al mare, che mugghia per tempesta, egli paragona il mugghiare dell' aura infernale; all' onde, che si frangono insieme là sovra Cariddi, lo scontro degli avari e de' prodighi, che in eterno verranno agli duo cozzi. 2 Anco il vento, questo maraviglioso spirito dell' aria, che si leva e non sai d' onde, fu con attenzione osservato dal Poeta: però la sua parola, vòlta a sferzare le colpe de' potenti, gli ricorda il vento, Che le più alte cime più percuote; 3 il tumulto, che s' aggira nell' aer senza tempo tinta, la rena quando 'l turbo spira, e l'orribile fracasso, che annunzia la venuta del Messo celeste contro gli stizzosi di Dite, un vento, Impetuoso per gli avversi ardori, Che fier la selva e senz'alcun rattento Li rami schianta, abbatte e porta fuori: 5 stupenda vigoría d'immagine; chè se tu, leggendo, non vi senti l'impeto e la rapina di quel vento, come se t' imperversasse dinanzi, lascia da parte questo divino Pittore della natura, che non dipinse per te. Ma l'amico dei più sublimi aspetti del mondo visibile, in quanto gli parlava dentro un' arcana parola, avrebbe potuto lasciare in dimentico il mesto

1 Inf., V, 29.

2 Ivi, VII, 22. Vedi altra metafora tolta dall' onde, ardita, ma vivissima, nel canto X del Purg., verso 9.

3 Parad., XVII, 133.

4 Inf., III, 30.

5 Fuori, non fiori, dee leggersi; e chi voglia saperne il perchè pigli fra mano il savio ragionamento del prof. Puccianti, che accortamente osserva come il Nostro ricorresse alle comparazioni solo per necessità di evidenza. (Delle Similitudini dantesche, dispense 44 e 45 dell' Araldo lucchese.)

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cadere dei lenti fiocchi, 1 massime in alpe senza vento, o la bianchezza abbagliante di neve testè mossa? A lui, che tanto ammirava le. ampiezze luminose dei cieli, quella bianca veste, onde la terra più raccoglie di luce e più ci s'allarga alla vista, dovette riuscirgli cara; o la vedesse congelata tra le vive travi Per lo dosso d'Italia, o dissolventesi a poco a poco sotto la sferza del Sole, perdendo il suggello suo stelliforme. 6 E che dire del folgore, che subito la nuvola scoscende 7 e schianta e abbatte e si dilegua? In questo tremendo fenomeno due cose lo fermarono; una svegliò l'attenzione del poeta, l'altra quella del pensatore; vo' dire la rapidità e il contrapposto alla natura del fuoco, 10 nato a salire verso il cielo, non a discendere sulla terra. E a salire tende il sotterraneo fuoco, allorchè terremoto rubesto 11 tutta commuove la terra, e fa che la ruina del monte percuota il fiume della valle. 12

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Non credasi però che il solitario Contemplatore del cielo, della terra, del mare, non

1 Parad., XXVII, 67.

2 Inf., XIV, 30.

3 Purg, XXIX, 126.

4 Ivi, XXX, 85.

5 Ivi, XXX, 88; Parad., II, 106.

6 Parad., XXX III, 64.

7 Purg., XIV, 135.

8 Parad., XXI, 12.

9 Inf., XXV, 81.

10 Parad., I 92; XXIII, 42.

11 Inf., XXXI, 106.

12 lvi, XII, 4-9.

pregiasse le gioie della vita domestica e non amasse di accogliersi tra le mura della sua casa. Che si ritraesse a meditare tutto solo nel silenzio di chiusa stanza, lo attestano le opere sue ricchissime di erudizione infinitamente varia; ma che si vivesse anco nel seno della famiglia, affinando sempre per continuo esercizio quel suo naturale istinto di osservare e di riporre nella mente per ogni dove, parmi lo attestino alcune immagini; principalmente quella delle minuzie de' corpi lunghe e corte, che si veggono aggirarsi rapidamente e schiarire nel raggio, onde si lista Talvolta l'ombra, che per sua difesa La gente per ingegno ed arte acquista, e le più belle tratte dal fuoco: lo stizzo verde, ch' arso sia Dall' un de' capi, che dall' altro geme, E cigola per vento che va via; 2 le innumerabili faville, che sorgono da' ciocchi arsi percossi insieme, che, se rapite dal vento, velansi all' occhio di subita distanza; il carbone, che fiamma rende, E per vivo candor quella soverchia; 5 la favilla, che si discerne in fiamma per la sua vivezza e perchè va e riede; il fiammeggiare delle cose unte, che si muove pur su per l'estrema

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1 Parad., XIV, 112. Cf. Lucrezio, De natura rerum, II, 113-119. Grande osservatore anco il poeta della natura delle cose, ma non così tranquillo, nè così acuto come il Nostro.

2 Inf., XIII, 40.

3 Parad, XVIII, 100.

4 Ivi, VII, 9.

5 Ivi, XIV, 52.

6 Ivi, VIII, 18.

FRANCIOSI.

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buccia, e il color bruno, che procede suso per lo papiro innanzi dall' ardore. Egli poteva bene, per virtù riflessiva, trovare le somiglianze << Così un sol calor di molte brage, » зе « Come 'l fuoco muovesi in altura Per la sua

forma, ch'è nata a salire, » 4 dove più spicca il pronto ragionatore che l'osservatore accorto; ma questi minuti raffronti non poteva attingerli che dalla viva osservazione; e d'altra parte a lui, uso a ristrigner la mente per modo, che di fuor non venìa Cosa, che fosse ancor da lei recetta, siffatta osservazione non era forse possibile quando fosse levato in profonde meditazioni; bensì possibile e naturale quando e' si stèsse al domestico focolare, tra i cari suoi, divertendo a sollazzo la mente e pigliando soave conforto di que' confidenti colloquî, la cui verace dolcezza

Intender non la può chi non la prova.

II.

SIMILITUDINI TRATTE DAI BRUTI.

In ogni cosa il troppo e il vano tolgono grazia, snellezza, vigore. E così nelle comparazioni; se tu hai ridondanza o vanità di parole,

1 Inf., XIX, 28.

2 Ivi, XXV, 64.
3 Parad., XIX, 19.
4 Purg., XVIII, 28.

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