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CONCLUSIONE

La innamorata fanciulla, poichè ad uno ad uno colse i fiori del campo, apre il grembo e si piace di riguardare i raccolti colori. Così facciamo noi su questo affettuoso raccoglimento di bellezze dantesche: riguardiamole tutt' insieme adunate; chè suole a riguardar giovare altrui.

Bellissime ci appariscono le Metafore, bellissime le Similitudini, stupendi i Simboli: però credo che possa e debba allargarsi l'alta lode di Emilio Montégut, 1 salutando il Nostro non soltanto re della similitudine, sì anche re della metafora e del simbolo. Ma qual' è, per così dire, la vita occulta, onde muove si lieta apparenza, il segreto di siffatte bellezze? Pensando la perfetta limpidezza delle Metafore dantesche, io ne veggo il segreto nella schietta visione del vero e nella terribile. rapidità dell' intelletto del Poeta: giacchè per quella visione egli acquistò come un' arcana. famigliarità con gli esemplari delle cose, si

1 « Il est (Dante) le roi de la comparaison. » (Poètes et artistes. de l'Italie, pag. 213).

che ne avvertisse, quasi direi, il volto e i movimenti e la voce, e per quella rapidità affissò nella fugace parola le più intime e più riposte relazioni delle cose; relazioni, da cui deriva ogni bontà e leggiadría di metafora. Meditando poi sulla maravigliosa varietà e sulla vivezza incomparabile delle Similitudini, io ne trovo la ragione principalmente nell'acume del giudizio e nell' abito dell' osservare, onde quasi non isfuggì al Nostro alcuno degli aspetti notevoli delle cose; nello squisito senso dell' arte, pel quale delle cose osservate valse a cogliere la parte più eletta, o meglio spiccata; e nella profonda gentilezza dell' anima, che, quasi cetra ben temprata, rese intera la nota delle più alte e più delicate affezioni. Tornando per ultimo ai Simboli, dirò che mi paiono figli di una vigorosa e purissima fantasía, levata sempre e per ispirazione e per abito al di sopra del mondo corporeo, dal segno visibile all' invisibile verità: fantasía, onde m'è lieta figura la Cecilia raffaellesca, tutta rapita, occhi ed anima, a non più visti sereni, da cui vien luce e armonía. Brevemente; le principali cagioni dell' evidenza dantesca (studiata da me nelle Metafore, nelle Similitudini e ne' Simboli) sono queste: chiarezza e vigoría di mente, abito potente d' osservazione, senso finissimo dell'arte, spirituale agilità di fantasía. Or come queste rarissime qualità, ciascuna delle quali basterebbe a far

grande un poeta, si trovarono in Dante congiunte insieme per modo, che forse più non fu mai in alcuno; così non è meraviglia se l'evidenza dantesca di gran lunga soverchia quella di ogni altro poeta. E chi, pieno la mente di nostra maggior musa, si facesse a considerare l' evidenza di poeti minori, troverebbe un cotal velame a' suoi occhi, come chi dal più alto de' cieli, ove, quasi in ispecchio, si raccoglie la luce, discendesse verso la terra; chè monti, alberi, torri, anco in giorno sereno, vedrebbe adombrati da vapori.

APPENDICE

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